Con ampio ritardo ecco il terzo giorno di qualche mese fa.
Con la consapevolezza che il terzo giorno è l'ultimo giorno e che avremmo visto poche mostre perché la strada per tornare a casa è lunga partiamo la mattina di buonora. Anzi partiamo in anticipo, le mostre sono ancora chiuse. Ma usiamo bene il nostro tempo e facciamo un po' di spesa di prodotti francesi nel supermercato Monoprix dove al piano superiore c'è una mostra.
Di cui non rimango particolarmente colpita. L'anno precedente invece in questo spazio ci avevo vista una delle mie preferite. L'unica che voglio citare è una mostra di foto di ladri beccati nei supermercati americani (credo, il fotografo di cui sono tutti i progetti al Monoprix è algerino ma che vive in Francia), fotografati con la loro misera refurtiva ed esposti alla cassa come monito per tutti quei poveracci ai quali venga in mente di rubare una scatoletta di tonno, o molto più grave una lattina di birra. Mohamed Bourouissa ha elaborato questi scatti tipo polaroid migliorandole.
Non voglio dire che la mostra al Monoprix non fosse bella o interessante. Era complessa, non di immediata lettura, tranne quella delle foto segnaletiche, e arrivata al terzo giorno ho pensato che quest'anno erano molte le mostre di reportage e dai significati poco evidenti. Troppe per me che soprattutto apprezzo la bella foto. Poi bella foto vuol dire tutto e niente. Ho avuto anche l'impressione che le didascalie e le introduzioni scritte alle mostre, almeno per quel che riguarda la versione inglese che leggevo io, non fossero fatte particolarmente bene, troppo lunghe, troppo interpretative (l'interpretazione andrebbe lasciata allo spettatore), non aiutavano.
Ed eccoci comunque a un'altra mostra reportage: WALLS OF POWER. Magari però siccome conosco un po' l'argomento e siccome mi interessa, questa è una lunga mostra che apprezzo. Come dice il titolo queste foto raccontano i molti muri che dividono, da quelli eretti per tenere fuori gli immigrati a quelli per separare i popoli. Quest'anno cade il trentennale della caduta del muro di Berlino (ci sono anche quelle di foto) ma nel frattempo di muri ne sono stati eretti più di quanti ce ne immaginiamo. Particolarmente toccante in una piccola stanzetta come a proteggerla dalla violenza là fuori la mostra di un progetto di un artista tedesco che su un'isola greca ha consegnato varie macchine fotografiche usa e getta a immigrati appena approdati chiedendo loro di documentare il loro viaggio e rispedirgli la machinetta. Insieme alle foto un diario, la foto della persona e dove era riuscito a stabilirsi.
Infine il gran finale al Parc des Atelier dove per fare le cose per bene ci dovresti passare tutto il giorno. RESTLESS BODIES. East German Photography 1980-1989. Dichiaro questa la mostra che mi è piaciuta di più. Sono 16 i fotografi ognuno col suo progetto, ognuno accomunato da una necessità di vita in contrasto con la difficoltà del vivere nella Germania dell'Est negli anni appena prima il crollo del muro. Ancora una volta, la fotografia come necessità e quello che mi colpisce di tutti i lavori è che le foto sono belle. Questi fotografi non fotografano solo per necessità ma per creare qualcosa di bello. Le guardo attentamente, le studio, per capire cosa le rende ai miei occhi così belle perché la maggior parte sono foto di tutti i giorni, di facce che non conosco, di luoghi normali. Sono bellissime e coinvolgenti. C'è molto nudo e molti corpi in generale, come si può intuire dal titolo, comprensibile viste tutte le limitazioni che c'erano. In una stanza buia e piccolina (troppo piccolina) vengono proiettate le foto di Tina Bara accompagnate dal suo commento che attraverso le sue foto racconta la vita di quegli anni.
Negli spazi del Parc des Atelier c'erano moltissime altre mostre. Io vi lascio con questo video che faceva parte dell'enorme mostra ON EARTH. Il video è di Guido Van Der Werve.
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