Arrivo tardi a Modena.
Che è mia consuetudine anche se ultimamente sono molto migliorata, per non dire cambiata: mi capita spesso di arrivare in anticipo.
Arrivo tardi a Modena, ma non è che avessi un appuntamento con qualcuno; e trovo molto più traffico di quanto mi aspettassi. Oltre a una segnaletica inesistente a Modena città. E sensi unici ovunque. E poi c'erano anche le cavalette.
Ma Rodotà non se la prende. Rodotà è uomo mite. Non alza la voce, sorride ma sa essere anche serio e irremovibile.
Rodotà cominciava a parlare alle 11.30, io sono arrivata per le domande e una piazza ancora piena di gente e applausi a scena aperta ma che Rodotà ignora e prosegue col suo discorso. Uomo umile il Rodotà. E poi standing ovation e cori ro-do-tà ro-do-tà ro-do-tà.
Non esageriamo, mormora una coppia che si allontana dal palco.
E quindi è l'ora di pranzo e ff ha organizzato anche dei bei pranzetti per tutte le tasche ma io ho poco tempo e mi basta un panino. Per caso, quando il caso funziona è sempre la miglior cosa il caso, trovo il mercato coperto di Modena. Adoro i mercati coperti. Un pezzo di pizza addentata tra i banchi e poi il gelato al cioccolato che mi finisce anche sui pantaloni mentre passeggio verso la Fondazione Fotografia per la mostra di Walter Chappell.
Walter Chappell.
Walter Chappell!
Io non lo conoscevo. Poi in realtà alcune sue fotografie le avevo già viste, sono famose: come quella della mano sotto l'ascella, oppure della madre con bambino. E' americano. Morto nel 2000. Bello fricchettone, viveva con la sua famiglia in mezzo ai boschi sempre tutti nudi. Le foto in mostra erano di tre tipi: la natura, i nudi, i nudi con la natura. Le sue foto sono veramente potenti, non trovo altra parola per descriverle, e secondo me è perfetta come parola e non c'è bisogno di altri aggettivi. A me sono piaciuti soprattutto i nudi, che più che nudi, sono fotografie di corpi, sono un'esaltazione, una celebrazione del corpo umano (maschile e femminile) per come è, e cioè non necessariamente magro, non necessariamente giovane, non necessariamente depilato. Che dire: io ne sono rimasta sconvolta, è stato come un colpo di fulmine.
Qui un bel articolo del New York Times scritto in occasione della sua morte.
Alle 15.30 poi ricominciano le letture. Io le ascolto un po' in sottofondo. Mentre parla Michela Marzano io leggo un libricino di Marc Augé sulla bicicletta aspettando gi.effe sugli scalini del duomo. Mentre parla Marc Augé io e gi.effe ci beviamo una birretta e facciamo due chiacchiere.
E finalmente arriva il turno di Salvatore Natoli, vero motivo della mia venuta a Modena. La piazza è gremita come per Rodotà, e non c'è un posto a sedere neanche a pagarlo, hai voglia di girare tra le sedie mezzora prima dell'inizio. Mi accontento di un posto in piedi dove almeno mi posso appoggiare alla rete che delimita il cantiere sul lato del duomo. Alcune persone chiaramente habitué di queste iniziative - io sono una totale neofita - si portano dei piccoli sgabelli pieghevoli che piazzano dove vogliono, tipo quelli dei pescatori. Natoli arriva un pochino in ritardo, ormai è sera e non fa più caldo, il sole non picchia più sulla capa degli spettatori costretti a costruirsi cappelli di fortuna con i manifesti del festival. Natoli ci parla di amore e amicizia. Quest'anno il titolo del festival è infatti amare. Natoli è un grandissimo oratore, per parlare di amore e amicizia prima ci spiega separatamente i significati delle due parole rifacendosi a filosofi greci e latini, usando parole greche e latine. Natoli è di una comprensibilità impressionate. E soprattutto, ed è per questo che me ne sono innamorata quando l'ho visto per la prima volta, è di un entusiasmo trascinante. Certe volte penso che anche se non capisco quello che dice, sicuramente non fino in fondo, ma neanche fino a metà, il gesticolare di Natoli, il suo sorridere, le sue pause che sembrano voler lasciare il tempo a chi lo ascolta, di fare sì con la testa, di dire, Salvatore, Salvo, Toni, hai ragione, questo suo modo di proporsi insomma rende non necessario capire tutto fino in fondo. Tanto poi il festival pubblica i libricini delle lezioni magistrali e io infatti mi sono presa quello del 2010 il cui tema era la fortuna. Sempre citando filosofi antichi e meno, ma soprattutto antichi, Natoli ci parla delle differenze tra amore e amicizia, così diverse e così necessarie l'una all'altra; anzi, per come l'ho capita io, l'amicizia è soprattutto necessaria all'amore che se no muore, che se no distrugge (amore nel senso di eros, passione). Natoli tutto questo l'ha detto in un'ora, ha detto molto di più naturalmente, dentro ci ha infilato il ruolo delle donne, la pubblicità, l'omossessualità, l'amicizia che si sceglie, e queste mie parole un po' si vergognano, non riescono a rendere Salvatore Natoli e la sua lezione magistrale, ma voi usate un po' di immaginazione, ecco.
Torno verso Pisa felice della bella giornata, la segnaletica ancora inesistente, giro a casaccio nei dintorni di Modena fino a quando sbatto contro l'autostrada. In realtà avrei voluto prendere la Cisa, ma non si è fatta trovare.
Dimenticavo: ff è tutto gratis.
3 comments:
Che bel post che hai scritto. ! .
grazie!
...e la mostra sicura che la vado a vedere ora che confermi la sua potenza
commento a tempo record!
è stata una bella giornata
e sono curiosa di sentire le tue impressioni su Chappell
beata...
Post a Comment