7.8.07

Ma l'avventura non tarda ad arrivare


Quando l'ora si fa più fresca i miei ospiti mi consigliano ti prendere la biciclettina che tengono tutta piegata in un gavone della barca e di andare a visitare Tharros, un sito archeologico di origine fenicia, che è proprio qui dietro, saranno 3 o 4 chilometro, anche meno, loro l'hanno già visto perché qualche sera fa c'erano ancorati proprio davanti e ci sono arrivati col gommoncino, dato che non pensano di tornarci insistono che la vada a visitare perché ne vale davvero la pena.
OK.

Andare in bici mi piace.

Mi assicuro di portarmi il cappello e dell'acqua e parto per l'avventura.

Peccato che tra Marina di Torregrande e Tharros ci sia una enorme laguna (piena di anguille che mangerò la sera - è la prima volta che le mangio, insomma, e i miei ospiti mi dicono anche che sono molto meno grasse di quelle che si mangiano da noi) senza ponti per attraversarla e dopo aver pedalato troppo e aver beccato le strombazzate degli automobilisti che si chiedevano chi fosse questa pazzoide su una graziellina (non potevono vedere loro, che la mia fantastica bicicletta anche se aveva le ruote piccole aveva ben cinque marce) che pedalava lungo una strada dove le macchina ti sfrecciavano accanto neanche fosse un'autostrada tedesca, decido, saggiamente, di tornare indietro per picchiare i miei simpatici ospiti.
Tornando indietro incontro anche un pastore sardo, su scooter, i suoi cani mi abbaiano perché sono sulla strada delle pecore, e gli chiedo visto che esce dalla zona lagunare se per caso c'è una scorciatoia. Ci deve essere, suvvia. No, bisogna fare tutto il giro. Ecco.
Comunque il giorno dopo invece con la barca ci andiamo vicino a Tharros così io posso finalmente visitarla ed in effetti m'è piaciuta. Come la maggior parte dei siti archeologici è un cumulo di pietre che se non c'è qualcuno che ti dice che quei tre sassi erano le terme, quei due più quello di traverso il tempio e la scalinata, e su quella incrinatura sorgeva il teatro, non ci capiresti molto e sarebbe difficile godersela. Anche se il fatto che Tharros sorga proprio sul mare fa la differenza. La ragazza che fa la visita guidata è davvero brava e ho scoperto un paio di cosette.
Intanto le due colonne ormai simbolo di Tharros sono false (i capitelli invece sono veri). Le ha fatte mettere lì l'archeologo che per primo ha cominciato gli scavi. Siccome lo stato italiano non gli voleva dare una lira perché insisteva che tanto a Tharros non c'era niente che valesse la pena scavare allora lui c'ha messo queste due colonne, c'ha appiccicato sopra due bei capitelli, gli ha fatto la foto e l'ha mandata a Roma; e pare che lo stato italiano si sia convinto. Così almeno diceva la guida. Di soldi comunque continuano a mandargliene pochi, e ci sarebbe da continuare a farne di scavi ma i lavori sono fermi da molti anni.
Poi per la prima volta ho sentito parlare dei tophet ed è stato amore a prima vista (mi piace il suono della parola credo, insomma dichiarare amore a prima vista per un cimitero è un po' da Marilyn Manson - non avrei mai creduto di citarlo in un mio post, Marilyn Manson, vabbè).
Anche a Tharros c'è un tophet.
I tophet sono luoghi di sepoltura che i fenici riservavano ai bambini. Fino a non molto tempo fa si credeva che fossero luoghi dove i bambini venivano sacrificati agli dei perché così dicevano le fonti romane. Ma siccome Cartagine era la grande nemica di Roma, questi facevano di tutto per buttare una cattiva luce su di loro "I Fenici? Gentaccia. Sacrifica i propri figli, bruciandoli", un po' come i comunisti che mangiano i bambini. In realtà i fenici avevano delimitato un luogo di sepoltura apposta per i bambini.
A Sant'Antioco, dove c'è un altro tophet (il mondo è pieno di tophet e io non lo sapevo, in Sardegna ce ne sono cinque in tutto, noi siamo capitati vicini anche a Nora ma i nostri orari non coincidevano con quelli di apertura del sito; ma ci sono dei tophet anche in Sicilia, per esempio a Mozia, dove io sono stata e non l'ho visto, incredibile, mi tocca tornarci) meglio conservato, ci sono anche delle stele che sono una specie di ex-voto e per grazia ricevuta: i genitori di questi bambini morti appena nati chiedevano agli dei figli sani o li ringraziavano se li avevano avuti. Nel tophet di Sant'Antioco ci sono ancora i vasini di terracotta doveva veniva messa la cenere dei corpi bruciati. I vasi venivano messi nella terra e nei secoli si sono sovrapposti vari strati di vasi.
Insomma, affascinanti questi tophet.
Alla fine del giro di Tharros, mi son fermata al barrino del sito e mi sono bevuta una buona ichnusa. Nel frattempo mi sono accorta che i miei ospiti si erano spostati con la barca e ora erano proprio davanti alle due colonne false. Mi sono sbracciata tra le rovine fenicie fino a quando non mi hanno notato e mi sono venuti a prendere col gommoncino alla spiaggetta vicina.
Bella vita.

1 comment:

Anonymous said...

You write very well.