14.6.19

Torna a casa Jimi e Tutti pazzi a Tel Aviv

Sono tra i miei generi preferiti, quei film che raccontano storie piccole spesso buffe magari anche un po' surreali ma che però in realtà parlano di storie molto più grandi e complesse.



In Torna a casa Jimi, titolo originale Smuggling Hendrix, a Nicosia, un cane, Jimi (o Hendrix o Jimi Hendrix) scappa e supera il muro che separa la parte greca dalla parte turca dell'isola. La cosa complicata per il suo padrone Yiannis non è attraversare la Linea verde e andare nella parte turca, ma riportare il cane indietro, in quanto le leggi europee lo vietano. Non si possono portare né animali né cibo, spiega Yannis a un turco che sta provando ad aiutarlo. E un panino turco si può portare, chiede il turco. Nei vari tentativi ovviamente illegali di riportare indietro il proprio cane, Yannis entrerà in contatto con varia umanità turca con la quale in principio si rapporterà con sospetto, perché così accade quando non conosci il tuo vicino che per di più ti viene continuamente descritto come il tuo nemico, ma che col passare del tempo e dell'avventura scoprirà essere più simile a lui di quanto si aspettava perché tutti sono sulla stessa barca (isola). Per noi spettatori, oltre a godere di un film divertente, originale e per niente banale, è anche l'occasione per scoprire Cipro di cui poco in generale si parla e la sua capitale Nicosia sia nella sua parte greca che turca.
Il protagonista di Torna a casa Jimi, è l'attore tedesco di origine greca Adam Bousdoukos, già visto nel film Soul Kitchen di Fatih Akin. Il regista, Marios Piperides, è cipriota e questo è il suo primo lungometraggio



Tutti pazzi a Tel Aviv, titolo originale Tel Aviv on fire, invece ruota intorno a una soap opera palestinese che si svolge durante la guerra dei sei giorni e parla di spie, complotti e attentati seguitissima sia dalla popolazione araba che da quella ebrea nonostante i cattivi siano questi ultimi. Il protagonista, Salam, è un giovane senza arte né parte che grazie allo zio produttore della soap opera finisce col diventare uno degli sceneggiatori. I suoi problemi cominciano quando per superare più agevolmente un checkpoint racconta al militare responsabile di quel checkpoint, il comandante Assi, di essere uno degli autori (in realtà ancora non lo era) e il militare pretende di avere voce in capitolo nello svolgimento della storia della soap di cui la moglie è un'appassionata spettatrice, cercando di portare la narrazione a favore della parte ebraica. Salam si trova quindi in mezzo a due fuochi: è palestinese e la soap opera è palestinese e quindi la sceneggiatura deve rappresentare i palestinesi come i buoni e gli israeliani come cattivi e anche un po' ridicoli ma per poter muoversi tra casa e lavoro e per non rischiare di essere arrestato deve seguire le indicazioni di Assi. Come per Torna a casa Jimi, anche in Tutti pazzi per Tel Aviv, una situazione buffa, ridicola e sicuramente assurda descrive l'assurdità di una divisione in un paese. Salam per placare le ire di Assi quando la soap opera non segue le sue direttive gli porta dell'hummus, perché, dice Assi, l'hummus arabo è più buono di quello israeliano e all'uscita dal cinema non possiamo fare a meno che andarci a mangiare un po' di hummus.

Torna a casa Jimi mi è piaciuto molto di più di Tutti pazzi a Tel Aviv, nonostante il meccanismo sia praticamente uguale, ma non basta il meccanismo a fare bello un film. Per me, racconto, attori, fotografia, musica del film cipriota hanno funzionato meglio di quello israelo/palestinese. Poi forse anche perché non mi sono mai neanche appassionata a Boris, e c'ho provato più volte.

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