
Io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo appuntito di selci taglienti. (Robert Louis Stevenson)
17.7.11
Arles
Arles, poverina, durante la prima settimana di Les Rencontres, passa un po' in secondo piano.
La prima settimana è quella più intensa di avvenimenti, quella in cui ci sono i fotografi accanto alle loro foto per raccontartele, quella in cui ci sono i dibattiti e gli autografi sui libri, quella con i grossi portfolio da mostrare alle case editrici specializzate, quella piena di pass di giornalisti, quella in cui ci sono più visitatori; poi, come mi hanno detto gli habitué del festival, la situazione si calma, c'è meno gente.
Insomma, nonostante i soli tre giorni e i paraocchi sulla fotografia, Arles ti arriva e ti chiede di tornare con più calma.
Arles la giri a piedi o in bicicletta. Ha un colosseo bianco bianco che lo hanno appena restaurato; e un teatro romano, ma i francesi preferiscono chiamarlo teatro antico - qui è ancora aperta la ferita provocata dalle battaglie tra Asterix e Obelix e i romani.
Arles è tutta stradine e piazzette e piazze più grandi piena di tavolini. Stracolma. Di bar e ristoranti.
Arles è sul Rodano, che se prendi una barca arrivi subito in Camargue.
Ad Arles, con sei ore di macchina se non trovi traffico ci sei.
Io ci tornerei.
Ad Arles vendono il mio portapranzo.
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