5.2.20

La ragazza d'autunno di Kantamir Balagov



Ecco un altro film piaciuto a tutti ma a che a me non è piaciuto (e non proprio solo a me questa volta). Osannato per l'estetica che si ricorda soprattutto per i colori: il verde della stanza che dividono le due amiche a cui la guerra (siamo alla fine della Seconda guerra mondiale a Leningrado, città pesantemente colpita) ha lasciato dei segni profondi, il rosso che contrasta, il bianco dell'ospedale, il grigio e marrone per le strade. Il cappello di lei con le orecchie lunghissime. La bellezza eterea della protagonista. Le luci velate. La neve. Tutto è iper estetizzato. Troppo.
I personaggi sono tutti sofferenti. La protagonista soffre di un disturbo che le causa delle specie di apnee (non ho capito se ha una malattia, se è un trauma psicologico, o qualcos'altro). All'amica in certi momenti sanguina il naso e sviene. Poi ci sono tutti i malati dell'ospedale, reduci di guerra. Si soffre nel film e si soffre anche a guardarlo perché c'è molto di più quello che vi sto raccontando. Troppo.
Da qualche parte credo di aver letto che il regista, Kantemir Balagov, che ha 26 anni, si sia ispirato al libro di Svjatlana Aleksievic, La guerra non ha un volto di donna, che descrive partendo da testimonianze le storie delle tantissime donne che parteciperano con vari ruoli alla Seconda guerra mondiale. Le due amiche del film infatti hanno ambedue partecipato attivamente alla guerra. I modi di raccontare di Balagov e di Aleksievic non potrebbero essere più distanti tra loro. Due pugni allo stomaco, ma preferisco quello non colorato.

1 comment:

Robert McCain said...

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