L'Avenue Verte è un percorso ciclabile che collega Parigi e Londra fatto di piste ciclabili e strade secondarie con pochissimo traffico. Io e G abbiamo fatto in tutto poco più di 600 km. L'Avenue Verte ufficiale è lunga circa 450 km ma noi abbiamo aggiunto qualche deviazione.
1. Casa di A a Parigi
Aeroporto di Orly - casa di A in pieno centro e anche abbastanza vicino al percorso dell'Avenue Verte nella capitale francese. Dopo aver rimontato le nostre biciclette abbiamo avuto qualche difficoltà a uscire dall'aeroporto di Orly dove stavano facendo un sacco di lavori e poi a trovare la pista ciclabile che corre lungo la Senna. A un certo punto google map ci mandava su un'autostrada. Una delle tante soste sulle aiuole spartitraffico dove G apriva le sue cartine e io mi affidavo a google map. Una volta raggiunta la Senna, percorso facile facile fino a Parigi. A casa di A scopriamo anche che da queste parti la notte si dorme col piumino.
2. Casa di Lucile a Conflans-Sainte-Honorine
Prima tappa ufficiale dell'Avenue Verte. Casa di Lucile è in cima a una salita. Noi dormiano in soffitta col piumino. Conflans è un bel paesino sulla Senna. È tutto chiuso. Si mangia giapponese. L'opzione era italiano, ma ci rifiutiamo.
3. La Petite Ferme a Chérence
Agriturismo appena fuori dal paese di Chérence. Chérence è simile a molti altri piccolissimi paesi che ci capita di attraversare in questa regione, il Vexin - un altopiano di campi, castelli, piccoli villagi, pochissima gente. I villaggi sono piccoli, ben tenuti, con case in pietra e deserti. Sono tutti in ferie e ci rendiamo conto che trovare dove dormire non è semplice. Ma deviando dall'Avenue Verte troviamo la Petite Ferme, un agriturismo gestito da una coppia in pensione che include aperitivo in giardino e cena. Con noi ci sono anche due coppie del Belgio francese, gli uomini in moto e le donne in macchina.
In questa tappa facciamo anche un'altra deviazione, per il meraviglioso castello di Villarceaux che però alla fine della discesa (che poi tocca risalire) troviamo chiuso - è lunedì - e possiamo ammirare gli incredibili giardini solo dai cancelli. Questa cosa dei giorni di chiusura scopriamo cambia un po' di zona in zona e nei primi giorni abbiamo l'impressione di capitare nei posti sempre nei giorni di chiusura, di ristoranti, boulangerie, musei...
4. Casa di Dominique a Fourges
Tappa breve con pioggia. Visitiamo la casa di Monet a Giverny e il castello di La Roche Guyon. La casa di Monet è la casa di Monet, un'esplosione di fiori, il famoso laghetto di ninfee e la sua casa piena zeppa di stampe giapponesi. La Roche Guyon è un altro piccolo paesino in fondo a una discesa sulle rive della Senna, deserto come al solito e tutto chiuso tranne per una boulangerie, con un imponente castello scavato nella roccia parecchio cupo. Infatti pare piacesse a Rommel che a un certo punto ci ha soggiornato ed è anche il set di un fumetto della serie Blake e Mortimer dell'autore belga Edgar P Jacobs. Lo vendevano anche al castello e me lo sarei voluto comprare, ma in bicicletta non ti puoi comprare nulla accidenti perché aumenta il peso. Invece ci siamo comprate i viveri, buonissimi pomodorini gialli, rossi e neri e pesche provenienti dal giardino del castello.
La casa di Dominique a Fourges forse è la più bellina in cui abbiamo dormito. Fourges è il solito micropaese deserto. La casa di Dominique è a un'estremità del paesino, vicino a un fiume con davanti i campi con le mucche. Vicino anche a un bellissimo mulino con ristorante (in cui ci siamo pentite di non mangiare pensando fosse troppo caro). Praticamente abbiamo un appartamentino tutto per noi con letto nel sottotetto. Ci si sta benissimo e dormiamo benissimo e la mattina c'è una colazione luculliana nella casa principale. Dominique che all'inizio sembra molto timida e schiva invece ci fa visitare anche la sua casa e ci mostra le sue fotografie, molte fatte nel giardino di Monet, che sembrano quadri. Ci racconta anche del figlio e dei nipoti che da anni vivono in Nigeria.
5. Mobile home a Saint Germer de Fly
Questa volta non ce la facciamo a trovare un posto bellino, un agriturismo, un b&b, o simili. Ma il campeggio ci piace comunque. Anche lui è un po' fuori dal percorso, anche lui vicino a un micropaesino deserto ben tenuto e pieno di fiori, anche lui in cima a una salita. Sembra che l'Avenue Verte in Francia sia tutta pianeggiante, tranne per arrivare nei posti dove dormire. Il proprietario del campeggio, sperduto che uno si chiede ma chi ci viene qui, ci racconta che molti ci abitano tutto l'anno nelle mobile homes perché del resto negli alberghi ci mettono gli immigrati. In questa tappa incontriamo per la prima volta anche un gruppo di 11 italiani, 6 adulti e 5 adolescenti + 1 cane, anche loro a fare l'Avenue.
6. Alberghetto a Neufchatel-en-Bray
Scopriamo il formaggio Neufchatel, incredibilmente buono. Lo andiamo a comprare direttamente in fattoria. G ne vorrebbe comprare un sacco, ma dove lo mettiamo? Ne compriamo 3 e quando ormai in terra di cheddar mangiamo l'ultimo pezzettino, piangiamo.
Tappa veramente piovosa.
Avevamo pensato di dormire a Forges les Eaux, cittadina termale con casinò che dalla descrizione ci sembrava carina e interessante. Ci arriviamo a pranzo, insieme agli undici con cane, ma non ci convince più di tanto così proseguiamo fermandoci in una fattoria a comprare il sidro che verseremo sulla moquette dell'aberghetto. Il sidro macchia tantissimo.
Prima cena francese finalmente nel buon ristorante dell'albergo.
7. Nel manoir di Marika
A Dieppe mancano pochi chilometri. Nonostante le deviazioni e le pause siamo in anticipo sui tempi. Quindi la prendiamo ancora più con calma e ci fermiamo lungo la strada ad aspettare l'apertura di un castello. C'è il sole fra l'altro, si sta bene.
Il manoir di Marika ovviamente è in cima a una salita. Una pettata che in bici non ci si fa. Marika è una signora che probabilmente era molto bella da giovane, di origine iugoslava e che è stata lasciata dal marito per una più giovane, ce lo racconta lei dopo cinque minuti. Marika è buffa, ciacciona, simpatica, materna, fa tenerezza. Sta tutto il giorno davanti alla televisione nel salone e invita anche noi a stare con lei davanti alla TV. È rimasta da sola in questa mega casa ai bordi di Dieppe, decadente e disordinata con enorme giardino. Il manoir infatti è anche in vendita. Con Marika dividiamo la bottiglia di sidro comprata lungo la strada.
A Dieppe piove tutto il giorno ma noi ce la giriamo tutta tutta.
8. Sul traghetto
Per terra in un angolo. Mentre aspettiamo di salire conosciamo altri tre ciclisti che come noi prendono il traghetto a mezzanotte con arrivo a New Haven alle 4 di mattina ora locale: due belgi con delle biciclette supertecnologiche e una tedesca che sta viaggiando da sola. Alle 4 di mattina facciamo altra piccola dormitina rannicchiate sulle seggioline della sala d'aspetto. Fuori fa freddo, ci vestiamo con tutto quello che abbiamo.
9. A Seaford da Yoang
Passiamo tutta la giornata di sole accecante lungo la costa inglese, prima verso ovest fino a Brighton lungo la pista ciclabile che corre lungo le scogliere bianche e poi verso est fino a Seaford dove dormiamo. Siamo molto stanche perché in traghetto abbiamo dormito poco e naturalmente male e andiamo a cena nel primo pub inglese all'ora degli inglesi. Pub soddiasfacente. G continua il suo studio di carni locali già iniziato anche se con qualche difficoltà in Francia perché trovavamo sempre tutto chiuso. Prende il tacchino e si ricorda perché di solito il tacchino non lo prende: non sa di niente. Scopriamo che uno dei drink più alla moda dell'estate inglese è vino bianco, scientificamente misurato con un misurino, con l'aggiunta si selz.
Casa di Yoang in realtà è casa di John che forse è un musicista o forse un critico musicale e che al momento è in Nuova Zelanda. Yoang è il suo compagno giovanissimo vietnamita in Inghilterra da un anno e mezzo e che lavora da McDonalds. Yoang è gentilissimo e ci insegna anche come usare le spine italiane nelle spine inglesi senza bisogno di adattatore.
10. Wimbles farm a Horam
Un altro posto dove abbiamo lasciato il cuore e passato la notte in bianco. È una verdissima fattoria di campi ben tosati dove piantare la tenda con bagno ecologico accanto. Ci sono anche dei bungalow, pochi, forse due, che assomigliano ai vagono dei circhi di una volta. Wimbles fa anche bnb, ma piantare la tenda in mezzo al niente è bellissimo. Mark, il proprietario, ci fa fare anche la doccia calda, sempre all'aperto, che per i campeggiatori non sarebbe contemplata, ma dice che gli piace il viaggio che stiamo facendo e non ci fa neanche pagare! La mattina poi ci porta le sue mele per la colazione. Il lato negativo di questo posto paradisiaco - c'è anche un personale laghetto di ninfee, l'Inghilterra ne è piena altro che quello di Monet, dove Mark e la moglie la sera fanno il bagno - il lato negativo dicevo è che contro ogni previsione la notte viene giù un temporale pazzesco con tuoni e fulmini. Altro elemento che contribuisce alla tappa rimasta nel cuore è il pub The Star Inn, che ci dicono è dietro l'angolo, ma evidentemente se ci vai in macchina, in bicicletta è lontano e naturalmente in cima a una salita. Pub del 1400 dove tutti hanno già bevuto e quindi quando arriviamo sono tutti amiconi. Bel menu, non solo da pub. Io mangio delle sardine arrosto su letto di pomodori e aceto balsamico. G qualche carne che apprezza. Siamo un po' l'attrazione perché non so quanti turisti arrivano nel pub sperduto, anche se è pieno di gente. Facciamo amicizia anche col proprietario un po' dandy e piacione che si dichiara amante dei vini, ci fa vedere la carta e assaggiare i suoi preferiti italiani. Gli abbiamo dovuto dire che un chianti non era un chianti ma un vino di Chieti.
11. Alberghetto insignificante di Forest Row
Come già avevamo intuito l'Inghilterra non è piatta come la parte francese, ma ci sono una serie di salitelle insidiose. Su una G quasi cade. Grazie a quelle e alla notte praticamente in bianco io finisco presto le batterie così ci fermiamo a Forest Row che secondo la guida è meglio del paese subito dopo. Il giorno dopo scopriamo che non è per niente vero. Ecco questa è forse l'unica notte dove abbiamo toppato, albergo senza anima. Cena al pub come di consueto.
12. A Wimbledon da Dara
Programmiamo una tappa un po' troppo lunga con deviazioni forzate perché l'Avenue Verte è interrotta per lavori, lunghe perdite della retta via nelle cittadine super trafficate dove la segnaletica sparisce. L'Inghilterra è molto più trafficata della Francia. Ti passano tutti a distanza di sicurezza e se quella distanza non c'è ti stanno dietro buoni buoni finche non sei arrivato in cima alla salita, ma poi vanno a duemila. E un sacco di salite. All'ennesima perdita di percorso ci arriva in soccorso un ciclista su una bici da corsa Bianchi che ci dice seguitemi. Gentilissimo, è irlandese. G si preoccupa che stiamo barando perché lasciamo l'Avenue Verte ma vista l'ora e la stanchezza... e poi la parte inglese continua a non esaltarci. Seguiamo l'irlandese che ci racconta che suo figlio è stato in Italia per studio e ora pensa di essere italiano e ha preso tutti i difetti italiani.
Quasi a buio arriviamo da Dara. Bellissima casa in stile edwardiano (credo) con bel giardino stile selvaggio curato sul retro. Anche la cucina che dà sul giardino è molto bella e vissuta dove faremo un'altra ricca colazione la mattina ( tra cui pane e marmellate fatte in casa). Anche i proprietari sono simpatici e accoglienti, lei è pittrice anche se al momento non sta dipingendo perché supporta il marito impegnato in una start up dando lezioni di francese e occupandosi delle tre camere che affittano.
Durante questa tappa, in cima a un parco verdissimo avvistiamo per la prima volta i grattaceli di Londra. Emozionante. E Wimbledon praticamente è Londra ma l'arrivo ufficiale noi lo facciamo il giorno dopo.
13. A Hampstead Heath da Mike
Dopo perlustrazioni e perdite del percorso nel parco di Wimbledon (i parchi sono tutti enormi, ci perdiamo regolarmente) arriviamo in centro a Londra con foto ufficiale con alle spalle il London Eye. Yeah! E poi ci dirigiamo verso casa a Londra che è a Hampstead Heath. Lontanissimo e ovviamente in cima a una mega salita. La mega salita passa anche accanto alla casa di George Michael con antistante memoriale di candele e fiori per la sua morte. Girare per Londra in bicicletta non è semplice perché è enorme, è super trafficata (piste ciclabili lontane dall'essere sufficienti) e ci sono lavori in corso ovunque. Una volta che sono arrivata a destinazione posso anche dire che è divertente, ma nel tragitto che magari dura anche un'oretta con acquazzone improvviso incluso varie volte ho pensato, non so cosa, perché tanto o pedali o pedali. Anche casa di Mike non l'abbiamo proprio azzeccata. Mike è very English e poco comunicativo, anche se gentilissimo. Ci dà speigazioni per arrivare nei posti complicatissime che poi nella pratica sono posti che non necessitano neanche di una spiegazione. Mike quando ce li spiega ci dà anche un foglio di carta per prendere appunti.
Cena in uno dei local pub: finalmente un fish and chips, in altri pub spesso era finito. Io azzardo anche un piatto di formaggi inglese... ehm ehm.
14. Cycle Surgery, Bishop Square
È qui che lasciamo dopo 14 tappe le nostre biciclette per essere impacchettate.
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