11.7.13

No, i giorni dell'arcobaleno



Sorvoliamo sulla proiezione con l'audio spesso non in sincro. Sono sopravvissuta alla visione solo perché molte volte chi parlava non era inquadrato e quindi il fuori sincro non si notava. E poi a peggiorare la situazione ci sono sempre le poltroncine più scomode del mondo del Giardino Scotto, che chiamarle poltroncine infatti non ha senso.

Ad aumentare la fatica di non cedere al nervosismo ci si è messo anche il modo in cui il film è girato. Camera a mano e assolutamente nessun imbellimento delle immagini, che al confronto i film dogma sembrano girati da Spielberg (forse sto un po' esagerando...). Sto esagerando; anche perché l'idea che sta dietro a questo particolare modo di girare, nel film di Pablo Larraìn, c'entra poco con i dogma. No racconta la campagna referendaria che si svolse in Cile nel 1988, in cui i cileni avrebbero deciso se tenersi la ditattura di Pinochet per altri 8 anni o andare a nuove elezioni. Un buon 30% del film, a detta del regista, è fatto da filmati originali, e così Larraìn ha deciso di usare una videocamera molto anni 80, per rendere quasi invisibile la linea di confine tra filmati d'epoca veri e narrazione inventata. Pare infatti che qualcuno si sia complimentato per la scelta dell'attore che impersonava Pinochet.

Quindi camera a mano, che ancora non ho capito se mi piace; ma almeno qui capisco il senso. Camera a mano, e controluce fatto male, e corpi tagliati: a una tizia che parlava inglese uscita dal film ho sentito dire che era proprio fatto male questo film, 'ugly' ha detto. Però in questo modo di girare che non so se mi piace, in No mi è piaciuto come spesso sono stati filmati i dialoghi. In No si parla molto, su come impostare la campagna del No a Pinochet, sulla situazione cilena, dialoghi molto fitti, certe volte tra due persone, altre volte tra gruppi numerosi di persone. In No il dialogo si spoasta da un luogo a un altro senza interruzione del dialogo stesso, una frase comincia dentro un ufficio, e nell'inquadratura successiva sono in strada, quella ancora dopo su una spiaggia. Bello e straniante. E probabilmente da collegare al mondo della pubblicità.

No, appunto, racconta della costruzione della campagna referendaria per il No a Pinochet, che viene costruita, come dice uno dei dirigenti dell'opposizione a Pinochet nel film, come se fosse una pubblicità della cocacola. E nonostante le varie fatiche, No mi è piaciuto.

Mi è piaciuto tutto, oltre alla regia che salta all'occhio parecchio, anche gli attori (Gael Garcia Bernal, dé) e i titoli di testa e di coda.

Pablo Larraìn ha girato altri due film: Tony Manero, di cui molto infatti si parlò quando uscì, ma che mi sono persa, e Post Mortem. Anche questi due, come No, sono incentrati sulla ditattuta di Pinochet.

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