2.9.10

Dagli aeroporti si parte

Se dall'Aeroporto di Pisa si prende il volo diretto per New York, oltre al normale check-in devi passare prima all'interno di una specie di recinto dove ci sono due addetti che oltre a controllarti il passaporto ti fanno una serie di domande per assicurarsi che nessuno abbia potuto infilare una bomba nel tuo bagaglio a tua insaputa. E' semplice: si fa la fila, si arriva all'ingresso del recinto e si aspetta il proprio turno prima di entrare per andare dall'addetto alla sicurezza.
Una delle cose che mi danno più sui nervi delle code, oltre a quelli che ti passano avanti, sono quelli che ti stanno appiccicati dietro, evidentemente più terrorizzati di me che qualcuno si infili in quei dieci centimetri di spazio che ci separa.
Ecco, dietro di me, in fila all'Aeroporto di Pisa, prima tappa recinto sicurezza, c'erano queste quattro personcine che quando avanzavo di un centimetro loro di uno e mezzo, infatti uno di loro a un certo punto invece che dietro me lo sono trovato accanto. La mia tecnica di contrattacco in questi casi è esibire tutta una serie di tic nervosi: fare passi avanti e indietro, dondolare le braccia, piegarmi per controllare per l'ennesima volta se ho messo la mia maglietta preferita in valigia. Ma le quattro personcine era assolutamente impassibile e avanzavano con me come una cosa sola.
Tanto che arrivato il mio turno sono venuti insieme a me al controllo passaporto e bagaglio, e quando l'addetto ci ha chiesto se eravamo tutti insieme, le quattro personcine non sapevano bene cosa rispondere, e c'è voluto un po' a chiarire che io queste persone mai prima l'avevo viste e non volevo averci niente a che fare.
Il risultato è stato che l'addetto non mi ha chiesto niente, ha solo guardato il mio passaporto.
Le domande che ti fanno comunque sono: chi ha fatto le valigie, quando sono state fatte, dove sono state da quando sono state fatte ad ora, le hai mai perse di vista.
Da un po' di tempo sui biglietti aerei scrivono anche un numero di gruppo, in modo tale da far salire i passeggeri sull'aereo un po' alla volta per non creare file interminabili sull'aereo perché ci sono le persone che mettono a posto i propri bagagli. L'ordine di solito è business class, che è davanti, poi quelli che stanno in coda all'aereo e mano a mano fino ad arrivare in cima. Gli italiani prestano attenzione alla chiamata di ciascun gruppo? Manco per idea, anzi si mettono di solito in fila mezzora prima appena vedono gli assitenti di volo che si preparano per l'imbarco.
All'Aeroporto di Baltimore tengono l'aria condizionata altissima, soprattutto dove ci sono le poltroncine senza braccioli e ti sdrai per dormire un po'. Avoglia a infilarti tutte le magliette che hai nello zaino, ci voleva il pile e il cappello di lana.
All'Aeroporto di Dallas ho intrattenuto una conversazione con due ragazze dello Starbucks alle sei di mattina sull'argomento scarpe italiane. Hanno capito che ero italiana perché dopo aver chiesto un medium coffee, e aver sentito la cassiera ordinare un grande, l'ho automaticamente corretta dicendo, no, I asked for a medium, per poi leggere sul menù che il loro medium si chiama appunto grande. Gli americani sono quasi sempre gentili e pronti a fare quattro chiacchiere con te.
Sul volo da Dallas a Baltimore ho visto un ragazzo obeso, avrà avuto 25 al massimo trent'anni, che si è dovuto comprare due biglietti aerei per avere due poltrone, e aveva anche bisogno della prolunga per la cintura di sicurezza. Aveva l'iPad, che sembrava minuscolo, un iPhone in pratica. Mi ha fatto tristezza.
Sempre sullo stesso volo, nelle poltrone di fronte c'era una coppia con tre figli piccoli che hanno riso per tutto il volo. Quattro ore. Facevano schiantare. Una volta in aeroporto ho sentito il padre che diceva a uno dei bambini di camminare, senza lamentarsi, che quando sarà grande e farà il soldato dovrà camminare parecchio.
Sui voli interni americani non ti danno niente da mangiare.
All'Aeroporto di Cozumel e New York-JFK mi hanno controllato il bagaglio a mano. Tutte e due le volte erano insospettitti dagli erogatori subacquei arrotolati in fondo allo zaino.
Nell'Aeroporto di Cozumel non c'è praticamente niente da mangiare, e non mi hanno fatto comprare una bottiglia di rum perché l'ora dell'imbarco era troppo vicina. Al JFK, ho comprato le sigarette, oltre l'orario di imbarco.
Sul volo da JFK a Pisa avevano fatto overbooking e gli mancavano dieci posti. Offrivano a chi accettava di partire il giorno dopo, 400 dollari in buoni Delta, albergo e tutti i pasti, e viaggio in business.
L'ingresso dell'Aeroporto di New York-JFK, o comunque il terminale da dove partiva il mio aereo è incasinato quanto la Stazione Termini prima che la rifacessero. O forse sono tutti gli italiani che partono da quel terminale. Bisognerebbe andare a vedere il terminale da dove partono gli aerei per paesi com Svezia, Danimarca, Finlandia, Norvegia, Germania anche.
Ehi! A questo giro non ho perso neanche un bagaglio!

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