3.11.09

Naji Al-Ali

Al Beirut Art Center, che non è un posto facile da trovare, consiglio vivamente di scaricare e stampare la cartina dal loro sito internet e di farla vedere al tassista anche se poi avrà comunque bisogno di chiedere, ma almeno il mio l'ha fatto, quello con cui è venuta Rula, c'ha messo un'ora a trovare la galleria d'arte perché non voleva chiedere. Perché a Beirut tutte le strade hanno un nome, ma tranne quelle proprio principali principali, nessuno le sa, neanche i tassisti, e per farsi portare nei posti devi dire al tassita un posto vicino, tipo una rotonda, una scuola, un palazzo che ha un nome, etc.
Dicevo.
Al Beirut Art Center fino al 16 maggio c'è la mostra intitolata 'America'. "(...) Né un'accusa né una celebrazione. L'obbiettivo della mostra è quello di riflettere sulle mitologie che hanno costruito e perpetuato l'idea di America e di considerare i modi in cui l'America è stata immaginata e rappresentata sia dagli americani che dai non-americani. (...)" Sono 16 i lavori tra istallazioni, video e fotografie.



Tre, in particolare mi sono piaciuti.
Le quattro fotografie di New York fatte con un rullino scaduto di Ziad Antar. Lui, nato nel 1978 a Sidone, nel Libano del sud, vive tra la sua città natale e Parigi. Le foto sono in bianco e nero, un po' sbiadite e con aloni di varie forme.
L'istallazione di Mounir Fatmi. Le pareti esteriori di una stanza sono tappezzate di documenti governativi americani sui fatti e i membri dei Black Panthers. All'interno della stanza un video mostra una lunga intervista recente suddivisa in capitoli a David Hilliard, importante membro dei Black Panthers. Viene ripreso quasi sempre in primo piano, o mezzo busto, seduto. Sul video, in trasparenza passano anche i documenti appesi all'esterno. Siccome alcuni documenti sono pieni di omissis, certe volte lo schermo diventa quasi tutto nero. Mounir Fatmi è marocchino. E' molto attivo. Ha un bel sito, e qui in particolare c'è Out of History, l'istallazione presente al BAC.



Il terzo, ed il motivo per cui scrivo questo post, sono le 10 stampe di vignette di Naji Al-Ali. Naji Al-Ali era il Vauro del Medioriente. Non prendeva di mira i politici italiani, ma quelli libanesi, palestinesi, siriani, israeliani, americani, russi... insomma tutti quelli che mettevano becco nella complicata situazione mediorientale. Magari come prima anche a me il nome non vi dice niente, ma magari riconoscerete nelle sue vignette Handala: un bambino di dieci anni vestito malamente, presente in ogni vignette e ritratto quasi sempre di spalle e con le mani dietro la schiena che osserva la scena. Handala ha per sempre 10 anni, perché a quell'età ha dovuto lasciare la sua casa in Palestina per andare in un campo profughi nel sud del Libano. Era il 1948, l'anno della nascita dello stato di Israele. Handala sarebbe cresciuto una volta tornato nella sua terra. Naji Al-Ali era era nato nel 1938 e morto a Londra, ucciso per strada da ignoti, nel 1987. La polizia inglese trovò solo un sospetto, un giovane giordano nato a Gerusalemme in possesso di molte armi. Fu accusato infatti solo del possesso illegale delle armi a scopi terroristici. Disse di far aprte dell'OLP, ma l'OLP negò qualsiasi legame. Sotto interrogatorio, confessò poi di lavorare per il Mossad e che i servizi segreti israeliani sapevano del complotto per assassinare Al-Ali. Il Mossad si rifiutò di dare qualsiasi informazione, e la Thatcher allora espulse un paio di diplomatici israeliani e fece chiudere gli uffici del Mossad a Londra. La buon vecchia lady di ferro.
Qui articolo in italiano sulla storia di Naji Al-Ali.
Qui sito in inglese dedicato a Naji Al-Ali
Alla piccola ma ben fornita libreria del BAC c'era uno dei libri di vignette di Naji Al-Ali, con una introduzione di Joe Sacco, il fumettista che ha scritto Palestina. Non l'ho comprato, ma online si trova.


Handala ritratto sul muro che divide Israele dai territori occupati.
Handala infatti è diventato un simbolo della resistenza palestinese.

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