Io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo appuntito di selci taglienti. (Robert Louis Stevenson)
8.4.08
La sofferenza della luce
Sabato a teatro. Peccato aver letto male l'orario di inizio dello spettacolo ed essere arrivati al Teatro di Pontedera venti minuti dopo l'inizio dello spettacolo. E questa volta pare che abbiano cominciato anche in orario, di solito aspettano anche mezz'ora per i ritardatari. Che delusione, quella porta chiusa.
Che si fa?
Cinema.
Vai!
Andiamo al Cineplex, dai. Io non li sopporto i cinema con tante sale, ma bisogna sempre conoscere il nemico. Controlliamo sul giornale in dotazione al Circolo Arci lì vicino che film ci sono, scegliamo Non pensarci e andiamo.
Il parcheggio del Cineplex è grande quanto quello della Fiat di Torino, ma le varie zone non sono numerate e per ritrovare la macchina dopo conviene portarsi dietro il gps. Il Cineplex è una costruzione trasparente o quasi (nel senso che essendoci dentro delle sale cinematografiche non può essere tutto trasparente) tutta illuminata. Nel Cineplex ci sono 9 sale. Nove! Insomma più o meno lo stesso numero di sale che ci sono a Pisa. Entriamo, nella luce accecante dei 1000 neon, ah la sofferenza della luce, eccitati come bambini al Luna Park. Ma prima di seguire i vari luccichii che ci chiamano a destra e a manca, facciamo i biglietti, non vorremmo perdere due spettacoli nella stessa sera, poi cosa raccontiamo agli amici. I negozi purtroppo sono chiusi, solo i bar sono aperti. Quello a pian terreno, grande grande, ingloba anche una caverna, con scheletro penzoloni e piccoli tavolini per romantiche coppiette. C'hanno pure le patatine fritte, ma ormai mi ero comprata i fonzies. La prossima volta. Procediamo ai piani alti, dove si trova la nostra sala, la 9. E alla fine del nostro percorso, sorpresa, l'eldorado, una parete di troiai (cioè, liquirizie, gommose di ogni forma e colore, tra cui quelle alla coca cola, mentine, noccioline, seme etc etc) self-service. Aha! Come non approfittare, ma siamo moderati e riempiamo in quattro solo il bicchiere più piccolo. Per essere onesta, i troiai erano più belli da guardare che buoni da gustare e solo le mentine mi hanno soddisfatta.
Il film? Bellino. Niente di eccezionale ma piacevole. Attori tutti bravi, compreso ovviamente Valerio Mastandrea (anche se fa sempre un po' la stessa parte dello sfigato simpatico, e insomma, e fai il cattivo antipatico una volta, che ti ci vedo anche guarda), ben girato, bella musica (Mastandrea fa il chitarrista di un gruppetto punk/rock che suona nei centri sociali), alcune scene discrete e belle battute, tra cui una tra le prime di scene (che è una cosa che mi sono sempre chiesta se ogni tanto sia successo): il cantante del gruppetto punk/rock che canta e si dimena da bravo cantante di gruppetto punk/rock fino a tuffarsi, come da copione, sul suo pubblico; che però non è tanto folto né troppo preso dall'esibizione, e si scansa. Il cantante punk/rock finisce spalmato per terra. Il film vale la pena anche per le magliette di Mastandrea, una è quella che si vede nella foto (è uno zorro) e che praticamente indossa sempre (la storia del film non si svolge nell'arco di una giornata e basta), un'altra si vede per molto meno ed è mi sembra dei looney tunes (ma forse mi sbaglio). Ho pensato che poteva cambiarsele più spesso, visto anche quanto erano belle.
Mmmm. Ho fatto un uso eccessivo di parentesi. Vabbè...
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
No comments:
Post a Comment