Io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo appuntito di selci taglienti. (Robert Louis Stevenson)
22.4.08
In miniera si sta decisamente peggio
Questo vuole essere anche un blog sociale, un blog per la comunità. Ricordiamocelo in questo momento difficile. Momento... il termine giusto forse è era. Per voi, quindi, ho voluto sperimentare il villaggio vacanze, non sia mai che vi venga in mente di andarci; anche se con i tempi che corrono forse presto saremo tutti costretti.
1. Il charter
L'avventura comincia all'aeroporto di Bologna. Check-in alle 5.30 del mattino, ho le idee parecchio confuse, potevano esserci 200 dinosauri sul volo per Marsa Alam, io l'avrei trovato più che normale. Ricordo solo un padre in fila di fronte a me che serio serio dice alla sua cara figlioletta un po' irrequieta: Se continui a far le bizze farai cadere l'aereo.
2. L'arrivo
Arrivo al molto caotico aeroporto di Marsa Alam (mai tanto caotico quanto lo sarà al ritorno). Prima pulman poi in fila sotto il sole di luglio per entrare. Ma ecco a un certo punto all'orizzonte spuntare tra le tante una cartellina gialla al di sopra di tutte le teste ed un giovane egiziano che urla inviagginviagginviagginviaggi!! E' il nostro tour operator. Ci facciamo vedere e lui con un gesto ci dice di seguirlo. Non perdendo di vista la cartellina gialla che viaggia sopra le teste degli altri turisti, tutti italiani, cominciamo a sgomitare e scalciare, pestare i piedi, pur di non perdere quel faro e miracolosamente lo raggiungiamo ad un piccolo tavolino dove ci appiccica il visto sul passaporto. Ed il più è fatto, ora timbro sul visto, controllo del visto, recuperiamo le valigie (che ci sono) e continuando a seguire la cartellina gialla fino a salire sul pulman. Non siamo molti. Una decina di persone. Dopo una ventina di minuti arrivano anche altri e quando siamo tutti, partiamo. Il possessore della cartellina gialla ci spiega subito che il viaggio per l'albergo è molto breve e quindi bisognerà subito compilare un modulo. Ma non vi preoccupate, lo compileremo insieme. Allora, ci spiega al microfono, nel primo riquadro dove c'è scritto NAME dovete mettere il vostro nome, per esempio Michele. Fatto? Fatto. Nel riquadro subito sotto dove c'è scritto LAST NAME dovete mettere il vostro cognome. Fatto? Fatto. Sotto ancora, dove c'è scritto PASSPORT NUMBER mettete il numero del vostro passaporto. Fatto? Fatto... Questi li consegnerete alla reception dell'albergo. Fatto? Fatto.
3. In albergo
Arriviamo al Holiday Resort. Vi ricordo che il nostro aereo arriva da Bologna; i nostri simpatici animatori se lo ricordano benissimo e così ci accolgono saltellanti e guardandoci dritto negli occhi, con: ce li avete portati i tortellini? Ce l'avete portata un po' di mortadella? Non ce l'avete portata?! E le piadine. Io e Fra ci guardiamo e non ci diciamo niente. Sbrighiamo le formalità alberghiere e dato che sono le 2 e c'abbiamo molta fame andiamo a mangiare.
4. Nella sala da pranzo
La sala da pranzo è veramente grande. Lungo tutta una parete c'è tutto il cibo. Da una parte tutte le verdure fresche (buone) poi vari vassoi caldi con a seconda dei giorni, purè, verdure grigliate, pesce fritto, spezzatino, cavolfiore con besciamella (il cavolo anche qui, basta), patate lesse, polpettine di riso, pesce al forno (tutto abbastanza mediocre); infine l'angolo dei dolci dai colori assortiti, rosa, verde, celeste, cioccolato, tiramisù (Fra si ostina a provare questi dolci colorati rimanendo però sempre delusa) e la frutta fresca (buona). Insomma una specie di mensa della stazione. I tavoli fuori sono meglio, su una larga terrazza, in fondo alla quale c'è anche la griglia e l'irrinunciabile angolo pastasciutta. L'ora del pasto è un momento fondamentale nelle giornate del viaggio vacanze. Guai a perderselo. Anche le escursioni nelle varie spiaggette finiscono sempre in tempo per il rito della mangiata in albergo. Prima c'è la corsa al tavolo libero, soprattutto sulla terrazza, poi si va a riempire i piatti, infine si cerca di attirare l'attenzione di un cameriere che ci porti le posate (proibito andarsele a prendere, il cameriere si arrabbia moltissimo). Insomma, notiamo subito che il cibo supera di poco la qualità mensa ed io tutte le sere mi chiedo come mai visto che siamo in un paese arabo non ci siano piatti arabi. Un bel cous cous, per esempio. C'era solo un Egyptian Corner, così fatto: piccolo bancone con pentolona di riso alla cannella e scodella con quello che poteva essere salsa di pomodoro. Boh. La penultima sera però, finalmente capisco perché non ci sono pietanze arabe. Perchè una volta alla settimana c'è la serata egiziana. Evviva. Che vuol dire: musica araba a paletta (meglio della solita, vedi sotto), camerieri vestiti in tunica, e quelli dell'animazione col vestito da carnevale modello arabo. Ma niente cous cous neanche quella sera lì, mi accontento di lenticchie e hummus.
Durante i pasti mi rendo anche conto della fortuna di non festeggiare il compleanno proprio quella settimana lì. Perché se invece è il tuo compleanno, dalle cucine improvvisamente parte una processione di tamburi e camerieri e animatori danzanti che attirando l'attenzione di tutti attraversano zigzagando sala e terrazza e arrivano fino al tavolo dell'ignaro festeggiato e lo costringono a ballare con loro. Orrore. Le prime volte mettevo seriamente in dubbio la mia data di nascita col terrore che arrivassero da me. Ed ho pure sospettato che la Fra potesse farmi uno scherzo. Sono stati momenti difficili.
5. Gli animatori
Preferisco sorvolare. Sarebbe come sparare sulla croce rossa.
E forse me ne devo rallegrare, perché non sono stati per niente invadenti; qualche volta però ho sofferto per loro.
6. La musica
C'è sempre. Forte. All'ora dell'aperitivo, poi, c'è sempre lo stesso cd con cinque pezzi cinque che girano all'infinito, Celine Dion, Lionel Ritchie e altri simili di cui non conosco il nome. La sera, in prima serata c'è l'animazione per i bambini, invece, anche lì cinque pezzi cinque, tutte le sere, suonati in continuazione, tra cui l'evergreen il coccodrillo come fa.
7. L'escursione organizzata
Potevo anche evitare di usare il termine organizzata, dato che è sinonimo di villaggio vacanze. Noi non abbiamo partecipato a nessuna, o meglio facevamo solo quelle subacquee (perché è per questo che ci siamo andate, nel caso qualcuno se lo chiedesse, ecco), ma in una delle nostre uscite abbiamo incrociato l'Escursione. Era alla biaia del dugongo, uno strano pesce un po' delfino abbastanza raro e forse anche un po' scemo visto che si ostina a rimanere in quella baia.
Bene. Chiudete gli occhi. Immaginatevi una bella spiaggia, sabbia fine, barriera corallina da una parte, acqua color smeraldo, cielo limpido, caldo il giusto che ti invoglia alla nuotata. Fatto? Ma improvvisamente ecco arrivarvi all'orecchio una musica tecno (sono le nove di mattina porca miseria!) e una voce che al microfono urla forza ragazzi, maschi da una parte e femmine dall'altra paolo sei dalla parte sbagliata non credi non facciamo confusione siamo pronti bene ed ora ruba bandiera samantha un po' più di sprint... E' l'animazione del vicino villaggio (e in questo preciso momento che capiamo che a noi c'è andata bene, con la nostra animazione). E poi arriva un'altra voce: tutti insieme, Pina ci sei, Marinella non piangere, guardate presto sulla vostra destra, la vedete la tartaruga, oh la tartaruga, andiamo, ci siamo quasi, stiamo vicini, non succede niente, quella invece è una razza, oh la razza... Ti tocca aprire gli occhi, mi dispiace, e davanti ti trovi una masnada di gente che io non mi brucio mai che popola gli ombrelloni e le sdraie e altrettanti in acqua col giubbotto di salvataggio rosa fosforescente alla ricerca del dugongo. All'una la spiaggia è deserta, tutti tornati ai rispettivi villaggi per il rito del pasto.
8. Vita nel villaggio
Sveglia la mattina, colazione, partenza per luogo di immersione, 2 immersioni belle bellissime, ritorno in tempo per... indovina indovinello, poi sonnellino sullo sdraio, una passeggiata lungo il mare, alle 17.30 comincia a fare buio, trasferimento al bar della piscina per osservazione della fauna locale oppure in camera, cena, passeggiata dopo cena intorno alla piscina e sulle varie isole della piscina e se in vena d'avventura fino in fondo al moletto, camera, libro, sonno. Questo noi, cosa facessero gli altri non lo voglio proprio sapere.
La fauna locale è per la maggior parte composta da famiglie con bambini piccoli. Seguono coppie. Infine sparutissimi gruppetti di amici, che come noi si chiedono ma cosa ci facciamo qui. La maggioranza è italiana e del nord, pochissimi toscani, forse un romano. Poi ci sono i russi. Anche loro tanti. Si distinguono, i maschi in particolare, per la rotondità della loro pancia e a chiasso fanno a gara con gli italiani. I russi, come anche i francesi (che sono pochi e non danno noia a nessuno), hanno anche il privilegio di portare al polso il braccialetto arancione. Eh eh. Il braccialetto arancione permette al suo possessore di avere gratis anche tutti gli alcolici, che per noi comuni mortali del villaggio vacanze invece sono a pagamento. Chiudete gli occhi. Immaginatevi l'accostamento russi e vodka. Fatto? Fatto. Dopo qualche giorno la direzione ha deciso di togliere gli sgabelli al bar vicino alla piscina. I russi ci stazionavano tutto il giorno infastidendo i baristi.
Mi rendo perfettamente conto di non essere in grado di fornire una descrizione più accurata del mammifero da villaggio vacanze. Purtroppo non sono riuscita ad avvicinarlo. Per fortuna, lui non mi ha avvicinato.
9. La partenza
L'orario di partenza del nostro aereo viene anticipato di un'ora ma a noi nessuno ce lo dice e quindi facciamo le interminabili file per ingresso nell'aeroporto, check in e controllo documenti con serafica nonchalance. Troviamo 2 posti liberi nella caotica sala d'attesa vicino ai cancelli e ci divertiamo ad osservare la tecnologia dell'aeroporto di Marsa Alam. Gli altoparlanti ci sono, e noi siamo sedute praticamente sotto. Ma non si sente niente. No problem. C'è un signore che gira per la sala urlando la destinazione del volo e il numero: Bergamo PV7484, c'è nessuno per Bergamo PV7484, imbarco per Bergamo, Bergamo... Milano.... Verona... Bologna non lo dice mai. Con questo caos, pensiamo noi, il volo sarà in ritardo. Ma infine, per quanto serafiche, lo scrupolo ci piglia e Fra va dall'altoparlante umano a informarsi del nostro volo. Quanti siete, le chiede. E Fra: 2. E lui: ah, siete i 2 che mancano. Allora corsa al cancello dove non ci controllano nulla, ci montano su un pulman tutto per noi, e saliamo a testa bassa bassissima sull'aereo che stava aspettando noi per partire. Devo dire che gli altri passeggeri incredibilmente non ci hanno tirato pomodori e uova marce. Devono aver intuito che in quel caos tutto era possibile.
10. Il mare
Bellissimo
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2 comments:
Accipicchia che siparietti!
La mensa della stazione... brrr!
orpo, considerando che non faccio immersioni direi proprio che non posso invidiare il vs viaggio..
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