Un teatro pieno. Già una sorpresa. Il Teatro di Rosignano Solvay, pieno. La turné di questo spettacolo è così: Bologna, Roma, Padova, Napoli, Torino, Rosignano Solvay, Parma, Firenze, New York (scherzo, su NY). Rosignano Solvay ombelico culturale del mondo.
Entriamo con qualche minuto di ritardo, tanto per non cambiare abitudini, e lo spettacolo è già cominciato. Zitte zitte ci sediamo e non disturbiamo, anche se poi scopriremo che in questo teatro non vige un granché la ferrea legge del silenzio guai a chi scarta una caramella t'uccido; alla fine degli intervalli, per esempio, con gli attori già in scena che recitano la gente si alza, girottola, che quasi quasi ti aspetti che vadano verso il palco per dire ad Anna di darsi un po' po' una calmatina ecco.
Ma non importa, si entra e ci si siede e
bum
sei subito lì dentro quella storia, là sopra quel palco.
Levin e Kitty che pattinano sul ghiaccio, e c'è tutta un'enorme pista da ghiaccio che si costruisce solo col verso sh-sh fatto da Levin e Kitty. E quando Anna e Vronsky si incontrano per la prima volta alla stazione dei treni, anche tu sei lì in mezzo, insieme a tutta la folla di gente che aspetta gli amici, i parenti, con tutti quei treni che vanno e vengono, anche tu sei venuto a prendere Anna o forse la madre di Vronski, se però ti sforzi un pochettino e guardi bene il palco, noti che di persone là sopra ce ne saranno massimo sette o otto e di treni neanche l'ombra, perché suvvia, quei grossi orologi bianchi che fanno rotolare su e giù per il palco, non assomigliano neanche lontanamente a dei treni. Poi all'improvviso ecco arrivare un uomo con una pala piena di neve insanguinata e anche se la fine dello spettacolo è molto lontana, devono passare altre quattro ore, stai già male al pensiero di come finirà. Ma il finale sarà nuovamente una sopresa. La morte di Anna non è violenta, come quel primo assaggio quella prima volta alla stazione. Sul palco c'è solo un treno, un uomo-treno che apre il suo enorme cappotto svelando i due fanali di testa del treno e li punta sul pubblico che purtroppo ha già capito tutto. Nell'abbraccio del cappotto aperto dell'uomo-treno si sistema Anna e subito dopo il cappotto si chiude.
Attori tutti bravi (italiani, eh!) tranne quello che faceva Vronsky, purtroppo, non deve essere riuscito a entrare nel modo di far teatro di Nekrosius. Scenografia, certe volte scarna certe volte ricca, soprattutto simbolica. Non sono riuscita a capire perché i bambini venivano rapprensentati da paia di occhiali. Dolly e Anna a un certo punto lanciano in aria degli occhiali che sono i figli di Dolly. Mah. C'era anche una colonna sonora, perfetta pure quella naturalmente.
Mi sa che per me questo è stato uno dei più bei spettacoli di teatro mai visti, ecco.
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