26.2.08

Into the Wild


Avvertenza: Sarà un post sentimentale.
Erano gli anni 90. Uscivamo finalmente dagli anni 80. Ve li ricordate gli anni 80?
Il fard sulle gote, le spalline sotto le camicie, sotto le magliette, sotto le giacche, sotto tutto, i pantaloni con l'acqua in casa, i paninari, le timberland.
Momento di raccoglimento per fare mente locale e poi riprendersi dallo shock.
Gli Spandau Ballet, i Duran Duran, Scialpi.
Idem coma sopra.
E poi eccoli gli anni 90. E siccome gli anni 80 avevano davvero esagerato si va giù duro. Almeno all'inizio. Si rispolverano gli anni 60 e 70. Basta con tutte quelle finzioni, con la vita di plastica, via le varie protesi (caso mai usiamo la chirurgia se proprio qualcosa del nostro corpo non ci piace perché poi arriveranno gli anni 2000), via la permanente, tutto più naturale. Anche la musica. Via sintetizzatori e tastiere. Via camicie piene di colletti giganti inamidati e scarpine a punta. Ecco il grunge. Capelloni sudici in maglietta e jeans, e se proprio proprio, toh, un cardigan, che suonano chitarra-basso-batteria, e basta, perché davvero basta. E diventano pure famosi, famosi un casino, con i Nirvana. Ma intorno a Seattle ce ne sono altre di band, come i Pearl Jam, per esempio, il cui cantante però, Eddie Vedder, in realtà è di San Diego.
Ed Eddie Vedder canta durante tutto il film. Ah giusto, perché è del film Into the wild che voglio scrivere. Non canta proprio sempre sempre, Eddie Vedder. Ma la sua voce è più bella del solito. Secondo me. E in quel film la sua voce ci sta proprio bene. Anche Sean Penn lo ha pensato.
E sono finalmente gli anni 90 e anche il protagonista del film, che poi è una storia vera, vuole togliersi di dosso un po' di finzioni, di cose non necessarie. Vivere con lo stretto necessario, vivere di quello che trova per la strada. Forse esagera un po'. Anzi esagera veramente. Insomma, non si va in Alaska così, e già era stato parecchio fortunato a trovare l'autobus abbandonato e tutto accessoriato. Non crescono mica sugli alberi gli autobus abbandonati, anche se siamo in America. Ma ha vent'anni. A vent'anni si fanno le cazzate. Per fortuna spesso se ne esce anche.
E si vede l'America. L'America bella, quella dei grandi spazi, della natura, delle possibilità, del c'è posto per tutti, degli hippy ancora, di quelli che ti danno un passaggio e che poi ti invitano a casa (si vede anche un po' di quella brutta, ci mancherebbe).
E Supertramp, il protagonista, appunto ha vent'anni ed è invincibile e supponente, sognatore e strafottente, immortale e antipatico, carismatico e egoista come si può solo essere a quella età.
E nei film, anche quando sono tratti da storie vere.
Insomma, io vi avevo avvertito.

4 comments:

alespo said...

la voce mi pare sempre quella bella eccetera certo che con un film cosi come videoclip fa un certo effetto... la cosa che mi e' piaciuta di piu'al cine degli ultimi due anni, ma si sa che non sono un grande frequentatore, anzi il dubbio che viene e' che negli ultimi due anni abbia visto solo into the wild, ma non e' cosi, lo giuro!

Anonymous said...

Sì, il film non è male, la regia è molto bella, le musiche sono molto belle.
Peccato che sembri una bella favoletta, tutti vogliono bene al protagonista, gli danno passaggi, lo ospitano e lo sfamano, solo in una occasione è trattato male, oltre tutto senza motivo. Come se non bastasse l'ingombrante presenza della religione (o "spiritualità" che sia) non mi è piaciuto il messaggio/morale del film.
Stringendo, il protagonista scopre che la felicità è vera felicità solo se condivisa. Ecco, una cosa così "banale" - secondo me - si impara durante l'adolescenza.
Poi il film è tutto sommato carino, ma sopravvalutato, secondo me.

F.

Anonymous said...

Ma infatti lui è un adolescente. Ha più o meno 22 anni, e come dicevo nel post sono anni strani, in cui molti fanno cose assurde e alla fine imparano banalità. Io il film, a parte le immagini, la musica, etc, l'ho visto molto in quell'ottica, un film ottimista, anche se finisce come finisce, e pieno di entusiasmo. Poi per controbilanciare sono anche andata a vedere No country for old men, film pessimista, cupo e sanguinolento e che mi è piaciuto tanto quanto Into the wild.
E questa cosa della spiritualità non l'ho sentita invadente né il messaggio morale.
Non so, capisco che possa sembrare un po' un'americanata, e lo è molto americano, ma credo che dipenda dal punto di vista in cui lo guardi.
Sarà colpa della musica.

Anonymous said...

Yeah, mi guardo inon è un paese per vecchi e poi torno ;-)

F.