Io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo appuntito di selci taglienti. (Robert Louis Stevenson)
13.2.20
Richard Jewell di Clint Eastwood
Chi l'avrebbe mai detto che il primo film dell'anno a incontrare il mio gradimento sarebbe stato un film di Clint Eastwood. Personalmente, Clint Eastwood lo apprezzo nei film di Sergio Leone. Non che non sia un bravo regista, però i suoi film non riescono mai a convincermi del tutto, tutte le volte sembra che vogliano raccontare una storia pazzesca piena di significati importanti e poi mi lasciano sempre con la domanda "embè?" che non trova risposta.
Per Richard Jewel l'effetto embè non c'è stato. Forse perché questa volta Clint Eastwood non voleva raccontare una storia pazzesca piena di significati importanti ma solo raccontare una storia, solo i fatti, senza moralismi.
Il Richard Jewel della storia, che è una storia vera, è un simpatico ciccione sempre ottimista e di buon umore, buono come il pane. Il suo sogno è fare l'agente di sicurezza e ci riesce. Durante le Olimpiadi di Atlanta, 1996, a un concerto scopre una bomba all'interno di uno zaino abbandonato. Non viene preso molto sul serio all'inizio, ancora non c'era stato l'attentato alle Torri Gemelli e tutti sono molto rilassati, ma la bomba c'è sul serio. Richard Jewell però da eroe e salvatore della patria in poco tempo diventa il sospettato numero uno e un mostro.
Ecco, Clint racconta la sua storia, della sua famiglia (la mamma è interpretata da Katy Bates) e dell'avvocato che lo aiuta (Sam Rockwell). Racconta dei giornalisti (Olivia Wilde) che cavalcarono la falsa notizia e dei servizi segreti (John Hamm) che avevano bisogno di trovare subito un colpevole. Jewell è interpretato dallo sconosciuto Paul Walter Hauser.
L'unico difetto che ho trovato nel film è che alcuni personaggi mi sono sembrati molto sopra le righe, personaggi principali, in particolare l'avvocato e la giornalista... poi, oh, gli americani sono strani. Anche l'agente dell'FBI che davanti alla prorompente e provocante giornalista si fa sfuggire in 3 minuti l'indiziato numero uno che doveva rimanere segreto mi sembra poco verosimile. Anche l'agente dell'FBI sembra poco verosimile. Però chissà, magari erano tutti proprio così.
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3 comments:
Non l'ho visto ma su Clint Eastwood sono d'accordo al 100% - in più è di destra, la destra americana che più populista di così non esiste nel mondo, e nei suoi film di solito si vede e si sente (aggiungerei anche che per me il Clint Eastwood regista è poco più che irrilevante ma ho un paio di amici che potrebbero togliermi il saluto per questo).
oh... infatti... io tutto questo amore intorno ai film di Clint Eastwood non lo capisco. Chissà se è una cosa internazionale o se ce l'abbiamo noi italiani per colpa di Sergio Leone.
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