6.3.19

Un imprevisto è la sola speranza

Anni fa feci un viaggio disastroso per arrivare a Seattle. Detti la colpa al fatto che non portavo il pounamu, il mio ciondolo maori. Da quella volta me lo sono sempre messo per ogni viaggio, anche il più piccolo. Negli ultimi anni ho pensato avesse perso un po' la sua magia e ho smesso di metterlo.
Forse mi cercherò un nuovo pounamu.
In realtà non è stato un viaggio disastroso, anzi. L'unica nota negativa è che sono arrivata a destinazione 24 ore dopo del previsto.
Anche questa volta un'anima pia mi ha accompagnata all'aeroporto alle 7 di mattina, c'era una nebbia pazzesca ma non ho pensato che sarebbe stato un problema, a Pisa la nebbia al massimo alle 9 se ne va.
Una volta fatto il check-in però vengo a sapere che forse ci portano a Bologna perché sempre forse l'aereo che ci dovrebbe portare a Doha è atterrato lì per via della nebbia. O forse è sempre per aria per decidere il da farsi. È Anna, una signora sulla sessantina che abita a Cecina ma che è napoletana, che mi dà queste incerte informazioni e subito mi chiede anche se a Doha posso accompagnarla al suo gate, lei sta andando ad Adelaide e ha paura di non riuscire a trovarlo. Come dire di no. Saremmo compagnucce per gran parte del viaggio, fino al suo gate per Adelaide appunto. Lei a Pisa, fraternizza (ci starebbe meglio sorellizza, qui) anche con una giovane suora indonesiana, suor Maria Goretti (giuro) che sta andando a Giacarta a visitare la sorella che non sta tanto bene. Suor Mariagoretti è buffa, ridanciana e mi dice che il suo nome sarebbe Ines e che in realtà le piace di più di Mariagoretti.
Intanto il nostro volo viene rimandato di mezzora in mezzora e poi di cinque in minuti in cinque minuti finché alle 11.30 sul monitor accanto a Doha appare scritto cancelled.
Ressa davanti alle hostess della Qatar che ci danno un buono per il pranzo al bar dell'aeroporto, ci dicono di riprenderci le valigie e che fuori ci sarà un autobus che ci porterà a Roma dove prenderemo l'aereo per Doha che parte alle 16.00. Io intanto ho perso la coincidenza per Melbourne.
E pensare che per la prima volta ero riuscita a partire per l'Australia da Pisa invece che come al solito da Roma.
Con le mie nuove amiche quindi scendiamo a prendere le valige, partecipiamo alle ressa per il panino e una bottiglietta d'acqua e andiamo a cercare l'autobus che però non c'è. Siamo una sessantina, e stranamente nessuno se la prende più di tanto, la maggior parte ride per la disorganizzazione e la poca informazione che regnano. Finalmente arriva un bus, anni ottanta, e c'è la corsa di carrelli e valige. Ci sono varie famiglie forse indiane, o pachistane o forse indonesiane, asiatiche comunque, che sono molto cariche di valigie, scatole e anche televisori e dopo poco il bagagliaio dell'autobus è stracolmo. Insomma era prevedibile, ma per almeno mezzora non c'è un secondo autobus in vista. Io sono riuscita a infilare la mia valigia ma Anna (che si muove con una lentezza tipica napoletana) e suor Mariagoretti non ce l'hanno fatta. Abbandono Anna per il viaggio verso Roma e lei lo vedo che ci rimane un po' male. Sull'autobus siamo tutti pienamente coscienti che per le 16.00 non ce la faremo mai ad arrivare a Fiumicino. Ma nessuno se la prende, neanche la coppia davanti a me di Santa Croce sull'Arno che sta andando in Thailandia e che sa già che perderà la coincidenza che per loro vuol dire un giorno in meno dei pochi giorni che staranno nel posto dove stanno andando bellissimo.
Arriviamo a Roma e ci dirigiamo tutti, una quarantina (gli altri 20 sono sull'altro autobus), alla ricerca della biglietteria Qatar portandoci dietro le nostre valigie. Pare che l'aeroporto di Pisa non avesse molto informato l'aeroporto di Roma e la Sig.ra Qatar lì per lì rimane spiazzata, ma poi uno alla volta ci sistema sul volo che partirà alle 22 e su una nuova coincidenza per la nostre destinazioni finali. Da lì in poi nell'aeroporto di Roma saremo conosciuti come i 60 pisani.
I 60 pisani invaderanno la quiete della lounge business dove di solito sono in quattro gatti e regna il silenzio. I 60 pisani nella lounge business avranno diritto a mangiare e bere quanto vogliono fino a quando non vengono chiamati per il loro volo. I 60 pisani ovviamente approfittano.
Sull'aereo delle 22.00 per Doha io Anna e Mariagoretti ci separiamo, ognuno verso la sua poltrona. Mariagoretti poi la vedremo sfrecciare nel'aeroporto di Doha per prendere la sua coincidenza, beata lei, mentrei io e Anna abbiamo 15 ore a Doha e il diritto a un albergo insieme ad altri tre sfortunati: due uomini che non socializzaeranno mai e Lisa, una donna di La Spezia che sta andando nella Thailandia del sud a incontrare una sua amica.
Anche all'albergo possiamo mangiare quello che vogliamo al buffet. Anna assaggia per la prima volta il sushi, ma il sapore un po' dolciastro non le piace. Dopo una dormita e anche con Lisa andiamo a fare una passeggiata, ci piacerebbe arrivare al mare, ma muoversi a piedi a Doha non è l'ideale, sono tutte strade a mille corsie e piene di auto e noi siamo un pochino lontani da quello che dovrebbe essere il centro. Giriamo intorno all'albergo, tanto per stare all'aria aperta dopo aver passato praticamente 24 ore in aeroporti e aerei, poi Lisa deve rientrare per prendere il pulmino per l'eroporto, Anna è stanca di camminare e io proseguo un po' da sola, sempre intorno all'albergo non ci sono molte altre possibilità a piedi.
Doha sembra un cantiere, è tutto in costruzione e in giro ci sono un sacco di persone di tante nazionalià diverse. E tantissime macchine, grosse, SUV, ma forse qui a un senso, in mezzo al deserto. Ma non c'è molto da vedere tranne un palazzo tondo tutto specchi sede della Qatar, crediamo. Qui c'è la Qatar ovunque e la faccia di quello che forse è il re del Qatar. Cosa c'è in Qatar, una monarchia?
Poi finalmente arriva anche per me e Anna l'ora di salire su un aereo per l'Australia, i nostri aerei partono quasi alla stessa ora così io posso accompagnarla al Gate dove ci abbracciamo e ci salutiamo.
Il resto del viaggio fila liscissimo. Ho il posto al finestrino e le altre due poltrone libere per cui posso sdraiarmi per dormire e le 13 ore del volo passano relativamente veloci. I pasti sono terribili come sempre. A Melbourne non faccio nessuna fila e non mi controllano nessuna valigia e in 10 minuti sono fuori.


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