28.2.19

Ancora un giorno



Ryszard Kapuściński. Quando leggo i suoi libri provo un senso di dispiacere per averlo scoperto quando già era morto, come se pensassi che se lo avessi conosciuto prima avrei potuto conoscerlo.
Ancora un giorno è un mix d'animazione e documentario tratto da un libro del giornalista polacco che parla della sua esperienza in Angola nel periodo intorno al giorno dell'indipendenza dal Portogallo, l'11 novembre 1975.

Ammetto, avevo delle aspettative e quando è entrato in scena il personaggio d'animazione Kapuściński mi era quasi venuta voglia di alzarmi e andarmene: sembrava uno spaccone pieno di sé, l'opposto di come io me lo immagino dai libri. È la sua incredibile umiltà che mi ha sempre affascinato e il modo in cui riesce a creare relazioni con le persone più disparate.

Quindi cosa ho fatto?
Mi sono subito letta il libro. Ryszard Kapuściński, Ancora un giorno, Feltrinelli.

E cosa scopro?
Facile, che è molto diverso (come spesso accade tra libri e film) sulle due cose intorno alle quali ruota tutto il film.

1.
Carlotta.
Una soldatessa giovanissima di 20 anni scorta armata di Kapuściński e altri quattro giornalisti che si dirigono su uno dei fronti della guerra. Nel film i quattro giornalisti non ci sono e la relazione tra Carlotta e Kapuściński occupa molta parte del film. Relazione... non succede nulla ma Carlotta è molto bella e affascinante e lui si invaghisce di lei. Nel libro, nonostante la quarta di copertina dica "E poi c'è Carlotta, una soldatessa giovane e bella di cui Kapuściński dedica un ritratto così commosso e delicato da farne un personaggio indimenticabile" e nonostante la sua foto sia sulla copertina del libro, la sua storia nelle 142 pagine del libro ne occupa solo 6.

Scrive Kapuścińsk: "La nostra ragazza era una mulatta affascinante e bellissima o, almeno, così allora ci apparve. Quando, tempo dopo, sviluppai le foto che le avevo scattato, mi resi conto che in realtà non era poi così bella. Non ce lo dicemmo mai apertamente per non sfatare il mito, per non distruggere l'idea che ci eravamo fatta di lei in quel pomeriggio d'ottobre a Beguela. Rintracciai a Lisbona Alberto, Carvalho, Fernandez e Barbosa e mostrai loro le fotografie scattate a Carlotta durante il viaggio al fronte. Le guardarono senza una parola: penso che in quel momento preferimmo tacere piuttosto che affrontare l'argomento della sua bellezza. Tanto, ormai, che importava? Carlotta non c'era più, non c'è più. Ricevuto l'ordine di presentarsi al comando del fronte, aveva indossato la divisa, si era rassettata l'acconciatura afro, si era messa il mitra a tracolla e ci aveva raggiunti. Davanti al comando stavano in attesa il comandante Monti, quattro portoghesi e un polacco. Ci sembrò subito bellissima, perché? Perché quello era il nostro stato d'animo, perché ne avevamo bisogno, perché così volevamo. Siamo sempre noi a creare la bellezza di una donna e, quella volta, creammo la bellezza di Carlotta. Non c'è altra spiegazione possibile."

2.
I cubani.
Nel film a un certo punto Kapuściński viene a sapere che l'esercito cubano sta per arrivare in Angola per contrastare l'invasione dell'esercito sudafricano. Non sto a spiegare cosa stava succedendo in Angola perché era molto complicato, l'Angola per le sue ricchezze naturali faceva gola alle grandi potenze straniere e anche tra gli angolani c'erano più fazioni che si contendevano il potere. Quindi guerra. Sia nel film che nel libro si descrive la situazione col termine portoghese confusão, nel libro il significato di questa parola occupa due pagine (deve essere una cosa dei portoghesi che c'hanno queste parole intraducibili, come saudade). Il film fa intendere che nessuno sa dell'arrivo in massa dei cubani e che l'effetto sopresa è fondamentale. È uno scoop, e per un giornalista trovare uno scoop e dire la verità è lo scopo della professione, ma Kapuściński è molto indeciso se dare questa notizia, perché potrebbe influenzare il corso della guerra e causare ancora più distruzione. Di questa vicenda nel libro non c'è traccia. I cubani ci sono, il giornalista li incontra, assiste anche al loro arrivo ma del dilemma etico se dare tutte le informazioni al suo giornale o non darle, nel libro non se ne parla.

Ancora un giorno è un film del 2018 di Raul de la Fuente e Damian Nenow.
Non è un film memorabile. Le discordanze non c'entrano nulla ovviamente perché se non avessi letto il libro neanche me ne sarei accorta. Certo nel mio poco apprezzamento c'entra invece la rappresentazione spaccona di Ryszard Kapuściński: ma li hanno letti i suoi libri questi due registi? Sicuramente rappresentare la confusão angolana è complicato, ma Walzer con Bashir, altro film d'animazione, rappresentò molto bene la confusione mediorientale, quindi a saperlo fare si può fare.

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