Beirut per me non è Solidere, non è downtown. E nonostante le guerre, le battaglie per le strade, le auto saltate in aria, e tutte le ricostruzioni, Beirut è rimasta identica a come l'avevo lasciata. Almeno per me.
Beirut è affascinante perché è un controsenso continuo.
C'è downtown e ci sono le baracche.
Le strade pedonali e quelle invase dalle auto.
Soprattutto quelle invase dalle auto
Il grattacielo fatiscente e quello tutto vetri e specchi.
La donna col burqqa e quella tacchi a spillo e profondo decolté.
L'arabo e il tedesco.
Ristoranti libanesi e quelli sushi.
Locali notturni ultima moda e vecchi negozietti che fanno solo panini coi felafel.
Abitazioni in stile libanese e brutti blocchi di cemento.
Cemento e alberi.
Nonostante il cemento.
Il mare e la montagna.
La terra arida e la terra rigogliosa.
I cristiani e i musulmani.
Gli armeni e gli ebrei.
Credo molto molto pochi di questi ultimi.
I palestinesi.
Il dollaro e la lira libanese.
L'arabo, il francese e l'inglese.
Nel senso di lingue parlate.
I fenici e i romani.
Le chiese e le moschee.
Tutti in 10.400 km2 di territorio.
Cioè: è metà della Toscana.
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