Siamo nel centro dello Stato di Washington negli anni ’60, nel ridente paesello di Leavenworth. In origine la zona era abitata dalle tribù indiane degli Yakima, Chinook e Wenatchi, solo succesivamente pionieri cercatori d’oro e coltivatori vi hanno fondato l’attuale cittadina (1890). Segue un periodo di benessere economico grazie al passaggio della linea ferroviaria che porta nuove opportunità e commerci. Le cose precipitano quando la Great Northern Railway Company decide di deviare i binari escludendola dalle principali rotte commerciali, e la cittadina nel giro di trentanni rischia di morire abbandonata. Ma ecco l’ideona geniale di un consigliere comunale: dobbiamo attirare i turisti, e quindi, suvvia, rimbocchiamoci le maniche e trasformiamoci in un tipico villaggio bavarese. Ed ecco che il villaggetto cambia aspetto, le facciate delle case vengono ridisegnate in perfetto stile tedesco, e via con l’October Fest, la birra, i wurstel e crauti. Pare abbia funzionato, e adesso vi passa un milione di turisti l’anno, tanto da valerle l’appellativo di “The miracle Town”.
Se ci capiti per sbaglio ci metti un po’ a realizzare dove sei finita, molto meno a fuggire.
Io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo appuntito di selci taglienti. (Robert Louis Stevenson)
14.9.06
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