L’ho notato la settimana scorsa uscendo di casa, fermo ad un angolo, come se mi aspettasse. Bello, fisico asciutto, essenziale, con un’aria sconsolata e ferita per un probabile recente abbandono, ma voglioso di riniziare a vivere. L’ho osservato furtiva per una settimana, cercando di non farmi notare, un po’ di sottecchi. Ogni mattina uscivo di casa chiedendomi se l’avrei visto, se l’avrei ritrovato. Magari un’altra più decisa di me, più impulsiva, si era fatta avanti nel frattempo e me l’aveva portato via. Lo desideravo con tutta me stessa, ma ero combattuta e mi ponevo le solite domande: sarà quello giusto? Sarò pronta? Perchè lo desidero così tanto, cosa mi manca ancora per essere soddisfatta? Dovrò dare spiegazioni? E poi dentro di me sapevo già che la nostra convivenza non sarebbe durata molto, che presto avrei dovuto lasciarlo, e che sarebbe stato doloroso. Poi mi sono decisa.
Stanotte mi sono svegliata, dimenticando di non essere sola in camera. Ancora non ho fatto l’abitudine alla sua presenza. Mi sono alzata, al buio, nuda, a piedi scalzi, sentivo solo il mio respiro. Quando mi sono accorta di lui era troppo tardi. Il mio mignolo sanguinava, E’ bastato un attimo, ed ho capito che quel nuovo baule di metallo verde che mi ero messa ai piedi del letto non avrebbe fatto parte per molto dell’arredamento di camera mia.
Io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo appuntito di selci taglienti. (Robert Louis Stevenson)
9.6.06
Una storia nata già finita
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2 comments:
NON LO FARE!!! Io ne ho uno rosso, e non lo lascierei mai! Devi solo rimetterlo al suo posto!
Insomma, insegnali a rispettare i tuoi spazi!
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