12.1.19

Una notte di 12 anni




Di Alvaro Brechner con Antonio de la Torre, Chino Darín, Alfonso Tort, Soledad Villamil, César Troncos.
Chino Darín che interpreta Rosencof, uno dei tre prigionieri, è figlio del ben conosciuto attore argentino Ricardo Darín (visto in Il segreto dei suoi occhi, Truman, Storie pazzesche, tra gli altri). Soledad Villamil fa una parte piccolissima ed era insieme a Ricardo Darín in Il segreto dei suoi occhi.
Una notte di 12 anni è del 2018.

Il film racconta in circa 2 ore i 12 anni di prigionia di tre appartenenti al movimento Tupamaros in Uruguay. Racconta le condizioni tremende in cui vennero tenuti prigionieri, o meglio in ostaggio, in quei 12 anni, sempre in isolamento, in celle alcune volte piccolissime, spesso sotto terra, sempre luride e senza alcun mobilio, racconta del pochissimo cibo che gli veniva dato e il trattamento disumano a cui erano sottoposti, nessuno poteva parlare con loro né loro con nessuno, l'ora d'aria non esisteva, uscivano dalle celle solo quando gli cambiavano il luogo di prigionia. Racconta un po' anche le botte e le torture ma credo che il film abbia voluto risparmiare allo spettatore le scene più cruenti. Racconta anche qualche momento di umanità, ma sono davvero pochi. Il film racconta soprattutto come l'essere umano riesca a rimanere umano nelle condizioni più estreme. I militari infatti speravano che impazzissero.

Il film accenna appena alla vicenda che portò all'arresto dei tre (e anche di altri appartenenti allo stesso movimento) e non dice praticamente niente della storia dell'Uruguay e della dittatura militare che tenne in pugno il paese dal 1973 al 1985. Che poi dell'Uruguay non è che se ne sente parlare molto.

I tre uomini arrestati sono José Pepe Mujica, Mauricio Rosencof e Fernandez Eleuterio Huidobro. In anni recenti Rosencof è stato assessore alla cultura per il Municipio di Montevideo, Huidobro Ministro della difesa quando Mujica viene eletto presidente dell'Uruguay. Quest'ultimo diventerà famoso anche per essersi decurtato l'80 per cento dello stipendio. La sua storia mi ha un po' ricordato quella di Nelson Mandela (di cui però si sa molto di più).

«...Concetto ben diverso da austerità, termine che avete prostituito in Europa, tagliando tutto e lasciando la gente senza lavoro. Io consumo il necessario ma non accetto lo spreco. Perché quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli. E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. Bisogna conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questo tempo per se stessi io lo chiamo libertà. E se vuoi essere libero devi essere sobrio nei consumi. L'alternativa è farti schiavizzare dal lavoro per permetterti consumi cospicui che però ti tolgono il tempo per vivere... Lo spreco è [invece] funzionale all'accumulazione capitalista [che implica] che si compri di continuo [magari indebitandosi] sino alla morte.»
José Pepe Mujica

Qui un'intervista a Rosencof, che scrisse una memoria del periodo di prigionia da cui il film è tratto.

Bellissima la versione di The Sound of Silence cantata da Silvia Perez Cruz. Nel video si vede qualche minuto di film: siamo verso la fine della prigionia e della dittatura, e le condizioni stavano diventando un po' meno disumane.




Quindi, mi è piaciuto il film? Gli darei un abbastanza. È decisamente ben fatto e ben recitato, come si capisce anche da questo piccolo spezzone qua sopra. Anche se accade poco il film scorre, le immagini sono belle. La storia ovviamente è intensa e anche se qualche informazioni in più secondo me la poteva dare ha fatto sì che io le informazioni me le andassi poi a cercare.

E poi concludo: inaspettatamente ho deciso di riaprire il blog, non che fosse chiuso ma per un anno, tutto il 2018, non c'ho più scritto. E per me era cosa conclusa. Ho cambiato idea e chiesto a M di rifarmi velocemente e sobriamente il look.

2 comments:

Michele said...

Bentornata!

m. said...

Slow social !