10.4.13

Un commento che è diventato un post

Questo post all'inizio era un commento a questo post di tsaramaso. Poi è diventato troppo lungo.



Penso che uno dei motivi per cui non impazzisco per Londra è che non si fa altro che salire e scendere dai mezzi in un ansia continua di sbagliare qualcosa.

Che uno pensa a Londra e pensa metropolitana e autobus a due piani. Sbagliato. Senza uscire da Londra puoi anche aver bisogno di prendere l'Overground, che è una specie di treno, oppure la Docklands Light Railway, che è una specie di treno anche questo, oppure anche un treno vero e proprio, e ce ne sono di vari tipi. Ma torniamo anche alla metropolitana e ai simpatici autobus a due piani: di linee della metro ce ne sono una decina di dieci colori diversi e siamo sicuri che se si va al piano superiore del doubledecker poi si scende in tempo e senza cadere per le scale? Io modestamente, questa volta ci sono salita varie volte al piano superiore, soprattutto se si presentavano almeno una delle seguenti situazioni:

1. il viaggio era lungo almeno 30 minuti;
2. sarei scesa a una fermata dove scendeva molta gente, tipo la stazione centrale (che a Londra ovviamente non è una sola);
3. ero in compagnia di un semi-autoctono.

Sono sempre scesa in tempo e ho sempre rischiato di cadere per le scale, soprattutto salendo perché mentre sali il bus riparte. Il rischio di non scendere in tempo invece è pari a zero, perché c'è una telecamera e l'autista dal monitor controlla che tutti siano scesi.

Ma parliamo anche del treno che ti capita di prendere per tornare a casa la sera, rimanendo sempre a Londra. Lo prendi perché fai prima e costa uguale a tutto il resto (cioè tanto: l'abbonamento settimanale costa 30 pounds, cioè 35 euro; risparmi se fai l'abbonamento solo per gli autobus ma a quel punto fai prima a disdire l'affitto della stanza perché ci vivi sugli autobus). Per prendere il treno vai in una stazione, quella giusta: il mio treno partiva da Charing Cross o da London Bridge. Una volta nella stazione devi trovare i monitor: è facile perché vedi un mucchio di persone piantate in mezzo alla sala che guardano tutte verso l'alto e ti metti lì in attesa che su un monitor appaia il treno che serve a te, un monitor uguale un treno, e appena lo individui il tuo treno, sfrecci a cercare il tuo binario perché non è detto che sia lì vicino.

Sfrecci con a portata di mano il tuo biglietto, il tuo vero passpartout, perché senza quello le porte non si aprono e te blocchi la fila e tutti ti guardano male. A me non è successo, ma era il mio continuo spauracchio. Ogni tre secondi controllavo di averlo e di averlo a portata di mano e che non fosse finito nella tasca bucata destra e quindi a giro per le pieghe del giacchetto. Il biglietto diventa più importante del portafoglio, giuro. Perdi quello è finita, pensi  - come se col portafoglio per il quale hai perso ogni interesse tu non ti potessi comprare un altro biglietto, le machinette per comprarlo poi sono ovunque. La prima sera, però, che sono arrivata a Londra, sovrappensiero mentre chiacchieravo con exflat sui sedili della District Line (quella verde) ho spiegazzato il mio biglietto di cartoncino e quando siamo dovuti salire sulla Docklands Light Railway, con un breve passaggio in strada, la macchina non me lo riconosceva più, me lo sputava continuamente, e le porte non mi si aprivano.

Panico. Avrò fatto il biglietto sbagliato?
Impossibile, il biglietto giusto me lo ha indicao proprio un addetto della metropoliana, fermata Stepney Green, quella vicino a casa di Exflat. L'addetto si chiamava Roberto ed era italiano; e non abbiamo neanche dovuto chiedergli niente, è venuto e ci ha consigliato il biglietto giusto per quell'ora e per quella destinazione (sui biglietti giusti ci vuole un post a parte, perché non c'è un Roberto sempre a disposizione).

Ma era tardi e non c'era nessuna fila da innervosire. Solo un altro addetto della tube che con un sorriso polite mi ha aperto le magiche porte verso la Docklands Light Railway (la mia preferita in questo viaggio, perché se ti metti nell'ultimo vagone nei sedili in fondo che sono rivolti verso l'esterno c'è una bella vetrata e ti guardi il panorama o le luci dei nuovi grattaceli delle docklands se è notte; e le docklands sono belle da guardare, ci sono pure le barche a vela. Ma attenzioni: le porte dell'ultimo e il primo vagone in certe stazioni più piccole non si aprono, e al momento giusto devi spostarti nei vagoni centrali. )

Che poi i trasporti di Londra funzionano benissimo e le indicazioni sono ovunque e chiarissime e perfette. Su treni, tube e bus c'è una voce che ti dice destinazione finale e fermata successiva; ed anche uno schermo visibile da ovunque che te lo mette per iscritto, se pensavi di avere capito male. Lo schermo c'è anche in molte fermate degli autobus, oltre a diagrammi chiarissimi di tutti i bus che lì si fermano. Gli autisti degli autobus se gli fai una domanda ti rispondono e quello dell'autobus che collega l'aeroporto alla città ha chiesto ad alzata di mano chi scendeva dove, sembravamo una gita delle medie. Se sei collegato a internet c'è un sito (transport for london) che in tempo reale ti dice come arrivare ovunque nel tempo più veloce, ti dice anche se ci sono dei ritardi. Exflat si è comprato l'iphone (usato) a posta per consultarlo. E se proprio succede che ti perdi in una stazione c'è sempre un omino col gilet giallo fosforescente a portata di mano per chiedere indicazioni.

Ma nonostante non abbia mai preso l'autobus sbagliato o la metro nella direzione sbagliata, neanche quando sono incappata nella Nortern Line (quella nera) momentaneamente soppressa in una sua parte tornando da Camden Town, e non mi sia mai persa più di mezzo secondo è stata un ansia continua bestiale: avrò letto bene, avrò confuso il numero, sarò nella direzione giusta... ahhhhhhh.

Come se poi la mia vita e quella di tutti i miei cari dipendesse dal mio prendere il mezzo giusto al momento giusto nella direzione giusta.
Tuttalpiù uno scende, no?
Soprattutto se non hai appuntamenti impellenti e un cellulare in prestito con la sim card inglese per ogni evenienza.
Anche se nella metro il cellulare non prende un granché.

Sui trasporti londinesi la mia parte razionale va totalmente in tilt.

Ma pare sia cosa normale:

Prima di ogni partenza il mio subconscio resetta la mia memoria e, qualsiasi sia la destinazione o il mezzo di trasporto, mi convince che questo, di viaggio, è il primo. Che queste, di difficoltà (presunte o immaginate), sono le prime. Che tutto è nuovo e che, soprattutto, negli anni passati nessuna delle esperienze fatte è stata incamerata, metabolizzata e trasformata in tesoro per i viaggi futuri.

E anche questa volta non sono riuscita a provare le Boris bikes, le bici del sindaco, ma la sola idea di capire le regole delle bici in affitto mi faceva salire l'ansia a livelli pericolosissimi. Poi faceva un freddo allucinante.

2 comments:

tsaramaso said...

minchia che ansia!

cbp said...

andare a piedi è sempre la meglio.
ma, a me, in europa, andare in giro con i mezzi nelle grandi città rilassa. non penso, non devo decidere se girare a destra o andare dritto per arrivare dove voglia arrivare, salgo e scendo, faccio sempre gli abbonamenti così non ansieggio di bigliettame, e poi respiro fondo e cerco di essere una del posto, gioco al gioco facciamo che sono di qui, nata e cresciuta, e funziona, sempre.