6.7.10

Il tempo che ci rimane


Di Elia Suleiman mi piace la faccia.
Mi piace il suo amore per le simmetrie e la sua passione per le finestre.
Mi piace come fa muovere gli attori: come in una coreografia.
Mi piacciono le sue scene scarne.
Mi piace la cura dei dettagli, che sono pochi ma precisi: come la biro azzura e bianca a 4 colori.
Mi piace la musica da discoteca che usa.
Mi piace il poco dialogo.
Mi piace la sua ironia, il suo surrealismo, il suo assurdo.
Mi piace l'angolazione fuori dal comune con cui guarda la situazione palestinese.
Elia Suleiman recita nei suoi film. Ma parla poco.
E' stato paragonato a Buster Keaton e Jaque Tati.
Io, credevo di aver fatto la grande scoperta del regista sconosciuto e ho invitato amici e parenti lontani a vederlo. Invece Cronaca di una sparizione, il suo primo lungometraggio è stato premiato al Festival di Venezia come miglior opera prima nel 1996, Intervento divino ha vinto il premio della giuria al Festival di Cannes nel 2002 (ed è il film che me lo ha fatto conoscere), e anche questo film ha vinto il gran premio della giuria sempre di Cannes nel 2009. Il cinema l'altra sera era anche sorprendentemente pienino, diciamo. Insomma, c'avevo visto bene, ma non ero l'unica.
E fa piacere.

Qui c'è il trailer.

1 comment:

m. said...

oh-oh, sembra carino
è una vita che non vado al cinematografo