3.4.10

Nuovo Cinema Paradiso





Regia: Giuseppe Tornatore
Anno: 1988
Sceneggiatura: Giuseppe Tornatore
Produttore: Franco Cristaldi
Fotografia: Blasco Giurato
Colonna Sonora: Ennio Morricone
Attori: Philppe Noiret, Jaques Perrin, Marco Leonardi

Del film esistono tre versioni. La prima uscita nelle sale italiane, dove il film non venne notato più di tanto; la seconda con un taglio di 25 minuti, operata dal produttore Franco Cristaldi, per l'estero e che vinse l'Oscar come miglior film straniero nel 1989; e una terza, un director's cut più lungo ancora della prima versione (tre ore). Nuovo Cinema Paradiso vinse anche il secondo premio al Festival di Cannes, e cinque premi della British Acadamy Awards.
Il film è sicuramente un inno al cinema, di tutti i tempi; il cinema, fatto anche di pellicola, di super 8, di macchinari, è il protagonista di questo film. Mostra il paese intero che va al cinema, l'emozione che suscita il cinema, la festa per il nuovo il film di Totò De Curtis. Mostra anche la crisi (la sala cinematografica del paese che viene buttata giù per costruire al suo posto un parcheggio) in cui il cinema italiano è caduto particolarmente nella prima metà degli anni ottanta. Nuovo Cinema Paradiso infatti fu uno dei film che contribuì a rialzare la testa al cinema italiano. E per tutto questo il film mi piace.
Nuovo Cinema Paradiso lo vidi al cinema quando uscì, e poi credo a un certo punto in televisione, e mi ricordo che mi era piaciuto proprio molto. Non mi ricordavo per niente tutte le inquadrature da cartolina della Sicilia, le vicende prevedibili del racconto, come il fatto che Totò si innamori di una ragazza borghese e bionda e che i genitori impediscano la loro relazione (nel director's cut, Totò da adulto ritrova Elena, seguendone la figlia (ma via!), e passano una notte insieme, uan sola poi struggenti si lasciano (ma via via via!!!) - mentre nel film per l'estero lui non la incontra mai più); il bambino mingherlino che sposta il grosso corpo del proiezionista Alfredo (Philippe Noiret) quando si incendia la pellicola e il proiettore, e lo salva ma rimane cieco; Totò che non ritorna mai mai più nel suo paese, perché Alfredo gli dice di non cedere mai alla nostalgia (l'avrebbe dovuto seguire un pochino di più anche Tornatore questo consiglio). Non mi ricordavo neanche l'ultima scena con la sequenza dei baci tagliati dal parroco del paese e riappicicati da Alfredo come regalo post morte per Totò. Alfredo fra l'altro era diventato anche cieco dopo l'incendio; ma evidentemente, come dice anche nel film, ci vedeva davvero di più. Insomma, il film esagera un po' troppo nel sentimentalismo e nella nostalgia.
La sequenza dei baci tagliati e riappicicati però mi è piaciuta tantissimo.
Non mi sono piaciute neanche troppo le musiche di Ennio Morricone, che secondo me non si deve essere impegnato poi tantissimo, e che sembrano fatte proprio a posta per suscitarti la commozione e farti piangere. Forse le ha scritte soprattutto il figlio, Andrea, con cui a firmato la colonna sonora
La lacrima in questo film è assicurata. Che va anche bene, se uno cerca quella. Meglio piangere con Tornatore che con Zeffirelli, per esempio.

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