Io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo appuntito di selci taglienti. (Robert Louis Stevenson)
21.11.09
Cacà Carvalho
Cacà Carvalho quando entra in scena mi fa paura. Anche perché è lì a un metro da me. Posso sentire il suo odore, la fatica del suo respiro. Cacà Carvalho è grosso, imponente, riempie tutta la scena, non riesci a togliere lo sguardo da lui. Ha gli occhi scuri scuri mai distratti. La bocca carnosa, elastica dalla quale esce una voce che non delude. Parla italiano, con il bell'accento brasiliano. Cacà Carvalho non si vergogna, è sicuro di sé e a pochi passi dal pubblico si leva la giacca, la camicia, le scarpe, i pantaloni e rimane in mutande.
Con il progredire dello spettacolo mi abituo a Cacà Carvalho, ma fino alla fine mi fa paura.
Cacà Carvalho è il protagonista del 1° studio di L'Ospite Segreto, uno spettacolo diretto da Roberto Bacci al Teatro Era di Pontedera. Interpreta un attore in crisi con i personaggi che ha impersonato durante la sua carriera e che gli appaiono per tormentarlo. Come spesso accade per gli spettacoli prodotti dal Teatro di Pontedera, anche questo è pieno di rimandi e citazioni e devi aver frequantato per anni personalmente gli attori, i registi, i tecnici e tutti i corsi di quel teatro per capirli. Io ho riconosciuto un dialogo da Tartufo di Molière (yuppie!) ma solo perché quel testo lo avevo praticamente imparato a memoria per un esame.
Insieme a Cacà Carvalho c'è l'attrice Joana Levi, anche lei brasiliana. Rimane in secondo piano per i primi tre quarti dello spettacolo. Non deve essere facile stare accanto a Cacà Carvalho. Interpreta l'assistente personale dell'attore e non si capisce neanche troppo bene se sia maschio o femmina. Lo segue, lo riveste, lo pettina, lo nutre, lo sgrida, lo risente. Verso la fine, però, si scioglie i capelli, prima raccolti in un cappellaccio, si spoglia, anche lei, ed è sicuramente femmina, e si infila dentro un vestito da gran dama. Succede durante il dialogo di Molière. Smette di fare l'assistente personale e diventa uno di quei personaggi che tormentano l'attore (credo), facendolo impazzire ancora di più.
Dice l'attore, non ho mai imparato ad esistere.
Ma potrebbe essere anche, a desistere.
Mi è piaciuto molto il sistema di specchi ondulanti sui quali rifletteva la luce facendo muovere le ombre sulla scena.
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