13.11.09

Finalmente, Beirut



A Beirut si arriva dal mare. Beirut sta tutta lì sulla costa. L'aereo la costeggia tutta prima di atterrare nell'areoporto che sta più a sud. Te la fa vedere ben bene così sai a cosa vai in contro. Il giorno che sono arrivata io era molto afoso e una nebbia nascondeva un po' Beirut. Come in un sogno.
Me la ricordavo più piccola. E mi sa che lo era veramente; non come la mia vecchia scuola dove i cortili si erano rimpiccioliti e le palazzine si erano avvicinate le une alle altre. Beirut era diventata sterminata, non finiva più. Per fortuna c'erano quelle montagne che la bloccavano, altrimenti, sono sicura, Beirut avrebbe invaso la Siria. Di qua c'è il mare, e nonostante gli investimenti degli Emirati Arabi ancora non hanno costruito isole e penisole artificiali.
Beirut non è bella, ma è così esteticamente incasinata (è incasinata anche per altri aspetti, ma facciamo una cosa alla volta) che non ti ci puoi non affezionare. Almeno così è per me; che però il mio giudizio non è neanche molto obbiettivo perché io a Beirut già gli volevo bene, perché già io e Beirut c'eravamo conosciuti e frequentati, e voluti bene.
A Beirut si costruisce. Sempre e senza alcun tipi di piano regolatore.


Tranne che per la zona chiamata Downtown che è nuova nuova e precisa precisa. Si trova in quella zona di Beirut che durante la guerra civile è stata completamente distrutta. Dice che l'abbiamo costruita esattamente com'era prima, palazzine di pietre ocra piene di finestre, le moschee accanto alle chiese. Sotto i bar. Il centro commerciale. Le strade pedonali. Ancora non hanno finito. Ancora lavorano lì vicino. E ci sono ancora le rovine di un cinema: una costruzione ovale in decadenza tra il downtown e la nuova moschea con le cupole azzurre, perfetto monumento al ricordo della guerra che fu, e che aleggia sempre dietro l'angolo. In fondo c'è il mare.
A Beirut in fondo c'è sempre il mare. Anche il lungomare, che si chiama Corniche, hanno risistemato, ma quello mi piace anche se ora ci sono quelli che corrono. Ma c'è anche il casino delle macchine, il tizio che sistema le sedie di plastica due a due vicino alla ringhiera sopra gli scogli e vende fumate di narghilè, l'omino che vende in una scatola i dolciumi, quello che fa le foto. E in fondo in fondo c'è ancora la ruota panoramica e poi i piccioni, i due scoglioni che spuntano fuori dal mare vicini alla costa. Io me li ricordavo più lontani.
Downtown non mi piace. Apprezzo la voglia di ricostruire e di farlo in modo sensato, ma downtown non ha anima, non è Beirut, è una finzione. Ho pensato che magari tra qualche anno sarà meglio.
C'è polemica infatti intorno alla costruzione di Downtown.
Vicino a Downtown c'è ancora un albergo, ormai in rovina per le pallottole e per il tempo, dove si andava prima che io e Beirut ci separassimo per tutto questo tempo. E' sul mare e c'era una bella piscina. Il mare di Beirut è molto inquinato e si va nelle piscine, ci filtrano l'acqua salata, noi andavamo in quella del St Georges. Anche a quel tempo il St Georges era in rovina, ma solo per le pallottole. Beh, è tutt'ora lì, resiste, e da un suo fianco scende uno striscione enorme: Stop Solidere. Solidere è la ditta che sta costruendo Downtown. Davanti al St Georges c'è la statua di Hariri, ex primo ministro libanese ed uno dei principali ideatori e costruttori di Solidere. Hariri venne assassinato in un attentato qualche anno fa, la sua auto saltò in aria proprio vicino al St Georges mentre lo stavano ristrutturando. Il proprietario del St Georges, che è un'istituzione a Beirut da sempre, è lì dagli anni cinquanta ed era uno degli alberghi più chic e frequentati dalla Beirut bene, è contrario a Solidere, dice perché dietro c'è molta corruzione e perché sta snaturando questa parte della città, e probabilmente è vero, ma anche perché il progetto gli ha portato via la maggior parte del suo porto turistico.
Io mi ricordo che il St George, sul fianco verso la piscina, aveva una grossa terrazza tonda ed un collega di mio padre raccontava che lui lì su quella terrazza davanti al mare aveva conosciuto sua moglie. Anche la terrazza a quel tempo era in rovina. Ho provato ad affacciarmi al di là delle pareti che avevano messo su intorno all'albergo per vedere se avevano riportato la terrazza al suo antico splendore, ma non sono riuscita a vedere niente, neanche la piscina.


(Del contenzioso tra il St Georges e Solidere non ho saputo nulla mentre ero a Beirut; l'ho scoperto qui, da dove viene anche la foto)

1 comment:

Anonymous said...

Mi piace Molto Beirut. E il posto unico in questo mondo dove si puo vedere una moschea vicino a una chiesa. Dove si puo vedere il positivo vicino al negativo. E il posto unico che mi da un "push" per arrivare a miei sogni. A Beirut ho imparato che la vita e' bella. Di Sciare nella mattina e nuotare nel pomeriggio. Di non arrendere mai.