Io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo appuntito di selci taglienti. (Robert Louis Stevenson)
7.1.08
Marsiglia
"Non c'è nulla di più piacevole, quando si ha tempo da perdere, che farsi uno spuntino, la mattina, di fronte al mare." (Capitolo 1, Chourmo, Jean-Claude Izzo)
Per me Marsiglia esiste da quando ho incontrato Fabio Montale. Va bene, a Marsiglia ci saranno passati anche i greci, i romani, i visigoti, gli ostrogoti, i franchi e Carlo Magno. Ci saranno anche nati Artaud, Daumier, Zidane e Izzo. Ci sarà anche morto Rimbaud e pare che abbiano ritrovato l'aereo di Saint-Exupéry vicino ad un isolotto lì davanti. Ma nessuno è riuscito a farmi scoprire Marsiglia come Fabio Montale. Nessuno è come Fabio Montale, perché Fabio Montale non esiste.
Ma io l'ho trovato e c'ho anche parlato.
Non è di origine napoletana come c'è scritto nei libri di Izzo. Ma si sa, gli scrittori si ispirano alla realtà ma poi inventano, cambiano, romanzano. Montale infatti è di origine siciliana e precisamente di Messina. Me l'ha detto lui. I suoi fratelli più grandi sono nati a Messina, lui invece è nato a Marsiglia. Lo ha detto con dispiacere, ma forse era solo per fare piacere a noi che eravamo italiani.
Non abita neanche a Les Goudes, "ad appena mezz'ora dal centro della città, non era che un villaggio di seicento persone. Da quando ero tornato a vivere a Marsiglia, una decina d'anni circa, non ero riuscito a decidermi ad abitare altrove se non qui, a Les Goudes. Una casetta - due stanze e cucina - che avevo ereditato dai miei genitori. Nel tempo libero l'avevo risistemata alla bell'e meglio. Non era certo lussuosa, ma dalla terrazza, scendendo otto gradini, c'era il mare, e la mia barca. E questo era senz'altro meglio di tutte le speranze del paradiso." Per arrivare davvero alla casa di Montale bisogna proseguire, sempre in macchina, sempre lungo il mare, sempre lungo le bianche Calanques, superare Les Goudes ed arrivare dove la strada finisce, a Callelongue. Qui si sta in cima al mondo, lo dice anche Montale. A Callelongue si lascia la macchina e si prosegue a piedi lungo uno dei sentieri e se si ha fortuna e voglia si arriva fino a un gruppetto di tre o quattro case e un cafe con terrazza sul mare. Dalla terrazza si scendono 8 gradini e c'è la la piccola spiaggia dove i bambini, anche il 31 dicembre, sono in mutande e giocano con i piedi nell'acqua. Oltre il mare le isole. Il bar è gestito da tre uomini, uno ai tavoli e due in cucina che si intravedevono da una finestra aperta intenti a preparare crepe e insalate nizzarde. Ed eccolo: è lui, lo riconosciamo al volo, Fabio Montale. Qui si è nascosto, dopo 3 romanzi di morti ammazzati e amori finiti male, ma sempre a 2 passi da Marsiglia. Non glielo chiediamo, ma si capisce, lui a Marsiglia forse non ci torna più, almeno non per ora, si accontenta di uscire dalla cucina, quando i clienti sono rimasti in pochi, sedersi con loro e ascoltare i loro i racconti. Per ora Marsiglia gli basta così.
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