29.3.07

Titolo provvisorio: senza titolo

Sabato scorso sono andata a vedere questo spettacolo, quello del titolo qui su.
Per caso.
Una mia amica danzante mi dice, c'è questo spettacolo di danza, vieni, non ne so niente ma un paio di persone di cui mi fido mi hanno detto che è bello. Io dico OK. Uno spettacolo di danza, è raro che vada a spettacoli di danza, ma visto il periodo (impegnativo, vedi sotto) è proprio quello che mi ci vuole, musica e corpi in movimento, non devo stare attenta alle parole, non mi devo concentrare ma solo godere di quello che vedo. Le chiedo, ma non è danza teatro, vero (perché lì parlano)? Non credo, risponde lei. Io dico OK.
Ovviamente arriviamo con largo anticipo, perché in Italia, o almeno qui, se dicono che uno spettacolo comincia alle nove vuol dire non prima delle nove e mezzo, ma si sa ed è inutile stare a fare la solita polemica, poi in questo piccolo teatrino c'è il bar con tanti stuzzichini e un buon bicchiere di vino e in una piccola città incontri sempre qualcuno che non vedevi da tempo di cui non ti ricordi neanche il nome ma con cui chiacchieri di cose di poca importanza.
E' piacevole, no?
E poi puoi leggere con tutta calma il programma di sala.
Oh ma questo parla! Faccio alla mia amica. Eh no! Ero venuta proprio per non sentire nessuno parlare, basta con le parole e questo parla.
Ormai son qui. Ho fatto il biglietto.
Finalmente entriamo.
Prima di metterci seduti ci consegnano un foglio bianco con su scritto "Accartocciare e tirare all'attore al momento opportuno grazie". Entra l'attore. Un tipino vestito con felpa grigia e pantaloni grigi e scarpe da ginnastica. A un'aria un po' buffa e goffa. Sembra uno passato di lì per caso. Ci guarda facendo delle lievi espressioni col volto, dal sorridente al triste. Alcuni spettatori gli lanciano i fogli accartocciati. Lui vorrebbe piangere, ma non gli viene, allora prende la bottiglia d'acqua che c'è per terra, la apre e se ne versa un po' sugli occhi. Basta poco, e l'attore non è più quel tipino dall'aria buffa e goffa, ma uno che riesce a tenerti lì inchiodata a lui per tutto il tempo di uno spettacolo, senza storia, senza filo conduttore, almeno apparente.
E' un continuo di giochi assurdi, si spoglia e sotto è vestito esattamente uguale, poi si rimette i vestiti che si è tolti ma lasciando i pantaloni a coprire i piedi e la felpa a coprire il viso e fa una danza; con le mani inscena una tipica discussione tra due di una coppia, che hai, niente, che ore sono, manca un quarto, devo andare; racconta di aver pulito il suo appartamento e di aver dovuto schiacciare un topo; alla fine del primo tempo oltre ai nostri applausi ce ne sono di altri, incredibilmente più calorosi, registrati; nell'intervallo esce vestito da Lago dei Cigni e donna delle pulizie e in inglese ci racconta le sue frustrazioni di servo di scena; c'è un dialogo tra due scarpe; una giacca bianca che sembra ballare da sola; e ancora, ancora, ancora. Insomma va di palo in frasca, sembrerebbe, invece tutto fila perfettamente, come fanno i bambini quando giocano che passano da una cosa al suo opposto con la massima coerenza, mi fa notare la mia amica danzante. E' la logica della non logica, come nel Paese delle Meraviglie come in Aspettando Godot.
E si ride. Si ride tantissimo.
Vuoi mettere.
E quando proprio non te lo aspettavi, ridi e stai bene ancora di più.
Lui è Antonio Tagliarini, e un suo spettacolo anche una volta al mese mi toglierebbe sicuramente il medico di torno.

2 comments:

Redazione said...

Brava! C'ero anch'io, e hai trovato tutte le parole giuste per raccontarlo...

Anonymous said...

Wow. Grazzzzie.