Lei tirò indietro la mano.
"Ti interessa tanto, quell'energumeno?"
"Attila sono io, come avrebbe detto Flaubert."
"Ah, davvero? Dovrai spiegarmelo un po' meglio, l'affinità non salta agli occhi."
"E' l'archetipo dell'immigrato. Se gli avessero detto: 'Sei ormai un cittadino romano!' si sarebbe avvolto in una toga, si sarebbe messo a parlare latino e sarebbe divenuto il braccio armato dell'Impero. Ma gli hanno detto: 'Sei solo un barbaro e un infedele!' e non ha sognato altro che di devastare il paese."
Leggo I disorientati di Amin Maalouf. Lui è libanese trapiantato in Francia, e dopo molti romanzi e saggi, finalmente ha scritto un libro ambientato in Libano, anche se il paese in cui si svolge la storia non viene mai citato. Immagino sia un po' autobiografico. E' scritto con tre tecniche diverse: ci sono pezzi in terza persona, pezzi tratti dal diario del protagonista e altri che sono email che il protagonista e altri personaggi si scambiano. Alla fine, mi mancano pochissime pagine, I disorientati mi piace, forse perché parla del Libano, forse perché parla di temi a cui chiunque si può rapportare: la memoria, l'amicizia, l'amore, la guerra, la politica, lo straniero, la religione. Durante la lettura ho spesso pensato però che questi temi fossero raccontati in modo forse banale, con qualche luogo comune, in qualche modo mitizzati, come certe volte si mitizza l'infanzia. Ma è un romanzo che soprattutto parla di memoria, di ciò che eravamo e cosa siamo diventati... forse è difficile in questo campo essere originali?
Ascolto i Daughter.
5 comments:
Finito.
Il finale mi ha fatto incazzare. A me viene da pensare che non sapeva come finirlo e ha trovato una soluzione facilona.
Libro proprio strano. Per un verso mi è piaciuto, perché la scrittura è scorrevole, perché tratta argomenti a cui mi piace pensare, perché sa di epico, perché è pieno di piccoli raccontini su tanti personaggi. Però soprattutto poi con questo finale d.c. scade troppo spesso nel banale.
Nonostante tutto, lo so, che I disorientati è uno di queli libri a cui continuerò a pensare, e pensare, e pensare...
hai mai letto "los siete locos" di Arlt? sicuramente non c'entra nulla, ma il tuo titolo mi ha fatto venire in mente questo libro. e questo libro è una forza per come è scritto: sotterraneo inquietante semplice. Mi piace Arlt, come dici tu: continui a pensarlo.
(però in italiano non so come sia tradotto..www.edizionisur.it)
non lo conosco, né il libro, né l'autore... il titolo certo incuriosisce :)
perché è sconosciuto in italia però la minimum fax ha fatto questa nuova collana di autori sud americani, bei titoli fra l'altro!
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