Io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo appuntito di selci taglienti. (Robert Louis Stevenson)
30.12.11
Drive
Non si fa altro che parlare di Drive. Da mesi su tutti i miei blog di riferimento. E ora con la fine dell'anno è in tutte le classifiche dei migliori dieci film del 2011. Nelle posizioni alte. Spesso proprio la più alta.
Io ho anche aspettato a guardarlo.
Sai quelle cose che ti piacciono tanto e decidi di non consurmarle perché poi sono finite e non ce l'hai più? E' una cosa che di solito faccio col cibo, e regolarmente finisce che lo faccio andare a male.
Drive ero convinta che mi sarebbe piaciuto. Uno di quei film che è un piacere guardare, che finalmente è diverso dai soliti, che perdi la concezione del tempo, che ti immedesimi in tutti i personaggi, che sei lì a tavola insieme in loro, che pensi ma guarda un po' che bravo, il regista, l'attore, il direttore della fotografia, lo scenografo, che sono scritti tutti al maschile ma potrebbero benissimo essere donne, anche se si dice che il mondo del cinema sia particolarmente maschilista.
E poi in Drive c'è Ryan Goslin, che è un attore su cui ultimamente mi sono fissata. Prima lo evitavo. Biondo, giovane, americano (in realtà ho scoperto che è canadese), belloccio, ex-bimbetto canterino-ballerino del Mickey Mouse Club, un programma televisivo della Disney dove c'erano anche Christina Aguilera, Justin Timberlake e Britney Spears. Invece ho scoperto che è bravo. Un po' come Leonardo Di Caprio che uno pensa sempre Titanic, anche se ha fatto tutti i film di Scorsese degli ultimi 10 anni. Insomma di Ryan Goslin mi sono guardata molti dei suoi film, ma Drive avevo deciso di lasciarlo per ultimo, perché Drive sarebbe stato il migliore.
Mi toccherà guardare Le idi di marzo, anche se c'è Clooney che lo reggo poco. Anche Lars e una ragazza tutta sua è abbastanza quotato ed è una commedia e sotto le feste ci sta bene.
Consiglio molto molto invece che l'ho visto Half Nelson, sempre con lui, l'unico (c'ho la fissa ricordatevelo) Ryan Goslin.
Ryan Goslin poi è proprio perfetto, perché ha anche un difetto: gli piace mettersi questi pantaloni stretti stretti che non si può vedere.
Ma torniamo a monte: Drive.
Drive si svolge a Los Angeles ed è la storia di questo tizio, Ryan Goslin, di cui non ci è dato sapere il nome. Lui è The Driver. E basta. Un tipo silenzioso dal sorriso lieve e gentile. Misterioso, non si sa da dove viene né dove andrà. Fa lo stuntman di giorno e la sera per arrotondare fa il guidatore nelle rapine. Si innamora della sua vicina di casa con figlio, il cui marito è in prigione. Insomma l'ambiente è ad alto tasso di criminalità e il sangue non manca.
A me ha fatto venire in mente i western di Sergio Leone; ma senza Sergio Leone. Ah Sergio Leone. E va be' va be' Ryan Goslin, ma non è Clint Eastwood, o Henry Fonda o Gian Maria Volonté. Dé ma dé.
Drive ve lo riassumo così: un mucchio di rallenti, di silenzi, di musica giusta anche se troppo forte perché poi the driver parla invece sempre sottovoce quando parla, di sguardi negli occhi, di fatalismo, di giacchetto giallo di Goslin che non si può vedere, di cattivi tipicamente cattivi, e mezzi cattivi che rimangono fregati, di sangue a frotti che spruzza dalle vene, di solitario misterioso che si affeziona al bambino naturalmente, di vita notturna, di Los Angeles decadente.
Salvo solo il personaggio femminile, se proprio devo.
Non so, forse al cinema con la musica elettronica (bella) sparata a palla mi sarebbe piaciuto di più.
Non so, forse Drive è cinema e lì va visto.
Non so, ho avuto la stessa sensazione di Black Swan, un film che tutti dicono wow e strabuzzano gli occhi dallo stupore e io invece penso bah.
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