Io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo appuntito di selci taglienti. (Robert Louis Stevenson)
26.7.06
Toglietemi tutto...
... ma non il mio pounamu.
Ecco la storia.
Trovo una persona rara che accetta di accompagnarmi all'aeroporto di Pisa alle sei di mattina. Wow, pensi, questo viaggio non poteva cominciare meglio! Errore, perché quando arrivi all'aeroporto alle sei di mattina ti dicono che ti hanno cancellato il volo Pisa-Roma e ti portano in fretta furia su un pulmino per Roma.
Ma il mio volo parte da Roma alle 9.55, dico io. Tranquilla, ce la dovremmo fare, mi dice l'autista. Un tipo giovane, anche simpatico che cerca di fare conversazione con me durante il tragitto, gli altri nel pulmino non sembrano italiani, ma io non ho neanche bevuto un caffè ancora! Comunque vengo a sapere che la sua fidanzata è all'ultimo di specializzazione da Cassano, la sorella della sua fidanzata fa la fisioterapista e il suo fratello non ricordo, ma anche lui è medico. Secondo lui cancellano spesso i voli Alitalia da e su Pisa per motivi politici, perché l'aeroporto di Pisa è scalo per molte compagnie low cost. Mi dice anche che si sapeva dalla sera prima che questo volo era cancellato perché non era arrivato l'aereo da Roma. E avvertite, no! Quando fai la prenotazione ti chiedono l'indirizzo delle ultime cinque case in cui hai abitato e il numero di cellulare di tutti i tuoi familiari!
Va bè. Comunque arriviamo a Fiumicino per le 9 e io mio fiondo zaino in spalla e zainetto in mano al check in del mio aereo, che ovviamente è a 2 chilometri da dove mi ha lasciato il pulmino e nel mezzo c'è anche la strettoia dove la polizia ti controlla il passaporto. Arrivo al check in e c'è un gran casino, mi metto in coda, ottimista, c'è ancora gente in coda, stanno ancora facendo il check in, io la mia prenotazione ce l'ho... illusa! Prima arriva una donna della sicurezza e mi ricontrolla passaporto e biglietto, poi arriva un tipo che mi fa mettere in una fila più corta. Perfetto! Arriva il mio turno al check in dell'Alitalia, il mio è un volo Alitalia, fino a Newark. Mentre la tipa, Marta mi sembra, comincia a guardare il mio biglietto e passaporto, il tipo che mi aveva fatto cambiare fila, urla alle varie hostess: forzate il volo, dovete forzare il volo! Marta non mi trova. A lei risulto essere stata protetta su Malpensa. Ma io sono qui! A Roma. Intorno un gran casino. Anche i 5 signori americani accanto a me hanno dei problemi, e mentre Marta cerca di capire cosa fare, loro riescono a essere assegnati a un volo ma a quanto capisco non viaggeranno insieme. Marta non sa cosa fare, sembra un po' alle prime armi e chiama aiuto, per fortuna. Arriva un uomo, comincia a spippolare al computer insieme a Marta. Non mi dice neanche buongiorno. Marta ha le unghie finte, quelle tutte lucide trasparenti con la punta larga e grossa e bianca, come vanno di moda adesso, soprattutto tra le hostess, poi scoprirò. Spippolano, spippolano, e intanto arriva una tipa sfavatissima che deve arrivare a Londra assolutamente col suo volo perché è per lavoro e le devono dire qualcosa insomma; poi arriva un'altra tipa che ha delle coincidenze, dei bambini che la aspettano, vi prego mettetetimi sul mio volo, e diteci qualcosa. Alla fine dello spippolamento, capisco che io sul mio volo non ci posso più andare perché a loro risultavo protetta su Malpensa col volo che parte da lì alle 14 e arriva a Newark per le 18.00, la mettiamo in business. M'importa assai a me di essere in business, io ho una coincidenza alle 19.50, mi sembra un tempo troppo stretto questo. Non so se il tipo mi ha sentito o no, neanche alza la testa, e si rimette a spippolare, poi se ne va. Marta comincia a farmi il biglietto, il mio volo ormai è partito, non mi chiede neanche se mi va bene, me lo fa e basta e mi dice di andare al check in per il volo per Malpensa, dall'altra parte dell'areoporto, ovviamente. Bisogna anche uscire dall'areoporto. Riprendo armi bagagli, oli d'oliva e parmigiani e arrivo al check in per Malpensa. Provo un po' a spiegare alla tipa la situazione, se c'è un modo per almeno informare quelli della Continental Airlines che sto arrivando, che ho una coincidenza parecchio stretta, le chiedo se si può fare da qui il check-in. No, no, no. Essendo due biglietti separati lei non può fare niente. Compito dell'Alitalia e portarmi a Newark, e lo stanno facendo, no? Peccato che mi ci fanno arrivare 3 ore dopo. Faccio il check in e vado verso il gate. Faccio prima di tutto colazione, ho dormito tre ore prima della partenza, poi ritorno all'attacco e riprovo a parlare con qualcun'altro. Questa è molto più gentile. Se non ricordo male non ha le unghie finte. Secondo lei si può fare in modo che il mio bagaglio vada direttamente a Seattle, lo devo solo riconoscere, indicarlo a quanto capisco, dire quello è mio, bah, ma non riesce a fare il check in sul volo della Continental, mi suggerisce di riprovare a Milano, dove ci saranno meno passaggi e forse è possibile.
Prendo il mio primo aereo. Non sono seduta vicino al finestrino.
Arrivo a Milano, ho un bel po' di tempo. Cerco un banco Alitalia e rispiego la situazione. Questa mi dice che il bagaglio lo devo ritirare, per legge, per essere controllato alla dogana USA e che non può fare niente, essendo due biglietti separati, compito dell'Alitalia e portarmi a Newark, a loro non risultano altre mie prenotazioni, però lei viaggia in business, mi dice, c'è il lounge Boccaccio. Wow, ci faccio un salto, altri chilometri. Una saletta, con le poltroncine, ti danno qualcosa da bere e due noccioline, ci sono i giornali da leggere. Tipi con facce da business. Non mi interessa, torno nelle vicinanze del mio gate. Mi collego a Internet e informo Vitt che c'è un alto rischio che perda la coincidenza e che le farò sapere. Arriva l'ora d'imbarco, mi presento al cancello, la gente è già in coda. Il tipo seduto accanto a me mi chiede in inglese come mai la gente è già in fila, so assai sono arrivata ora. L'aereo parte in ritardo. Perfetto. Il tipo seduto accanto a me, che poi scopro essere israeliano, dice che poi durante il volo recupera il ritardo.
Salgo sul mio secondo aereo. Non sono seduta vecino al finestrino. ma sono in business. Wow. Mangio, bevo, dormo.
Il volo non recupera il ritardo. Arriviamo a Newark alle 19.00 con un'ora di ritardo, il volo Continetal, per il quale devo fare il check in parte alle 19.50, ma ce la posso ancora fare, il tipo davanti a me mi dice che a Newark sono veloci anche se dovendo ritirare il bagaglio sono un po' a rischio, e io corro, magari il mio bagaglio esce per primo. Passo la dogana, dove il classico americano allegro mi fa un paio di domande, che fai qui, dove vai, che bello; poi mi chiede di sorridere per la foto (come la vorrei vedere quella foto) e mi prende le impronte degli indici, effettivamente fa presto ed è gentile. Gli spiego il mio problema e il tipo mi dice “Madam, you have a big problem!” e sorride. Arrivo al punto dove arrivano i bagagli e il mio bagaglio non arriva, non arriva, non arriva e alla fine capisco che non arriva per niente. Non è arrivato neanche a una quindicina di altre persone. A questo punto ho perso tutte le speranze, ho perso il volo chiaramente. E ho anche un altro problema.
Ma questa volta almeno non sono sola, e vado con tutti i miei compagnucci di sventura all'ufficio dell'Alitalia. La cosa è lenta, c'è gia fila, compreso uno sfavato perché gli hanno rotto il bagaglio (me l'avessero rotto a me, gli vorrei dire.) Poi arriva Mariah però, una tipa nera energica, che entra nell'ufficio Alitalia (dove secondo me sono tutti italiani), prende i moduli di richiesta smarrimento del bagaglio e comincia ad aiutare la gente a riempirli, perché i moduli sono in italiano e la maggior parte della gente lì l'italiano non lo sa. Aiuta anche me, anzi aiuta me per prima. Poi le spiego il mio altro problema e mi manda su al secondo piano, al ticketing desk dell'Alitalia dove devono farmi un altro biglietto. La tipa al ticketing desk dell'Alitalia è latino americana, è sfavata e ha le unghie finte come quelle di Marta, mi dice, sfavata appunto, che devo andare da un'altra parte, all'ufficio dell'Alitalia, giù, perché a lei non risulta che ci siano problemi, l'Alitalia mi ha portato fino a Newark, questo doveva fare, non sa niente dell'altro biglietto, essendo biglietti separati. Vado giù, ma in pratica è l'ufficio reclami bagagli smarriti e c'è una fila chilometrica, torno su all'attacco della latino americana. E non so come, non ricordo come, ma devo averci una faccia e sono chiaramente sull'orlo di una crisi, spiego che l'errore è di Alitalia perché io avevo tutte le prenotazioni giuste, sono loro che hanno fatto casino, e ora mi devono risolvere il problema, e lei a un certo punto mi dice che va a vedere cosa può fare e sta via tantissimo. Sto per addormentarmi piangente sul suo bancone quando torna con un volo Delta che parte la mattina dopo alle 6 e va ad Atlanta, da lì un volo AirTran (alzi la mano chi conosceva questa compagnia) mi porterà a Seattle, tutti gli altri voli sono pieni. Il volo Contintal che avevo prenotato infatti era uno degli ultimi voli diretti per Seattle, avevo scelto quello per avere il maggior margine possibile. Va via di nuovo per farmi il biglietto, ci mette di nuovo un'eternità. Quando torna mi spiega che il mio biglietto era rimasto incastrato nella stampante, guarda caso, e mi fa il biglietto a mano. Ogni tanto mi chiedo se sto facendo uno di quei tipici sogni catastrofici che si fanno prima di partire e se fra un attimo mi suonerà la sveglia. Check in è alle 4.35 del mattino, mi chiede se voglio un albergo, non dovrebbe ma per me farebbe un'eccezione, io sono così stanca, così disperata, che l'idea di spostarmi da lì mi fa fatica, metti che perdo anche quel aereo poi, no sto lì piazzata davanti al check in. Allora mi dà un buono di 12 dollari per cenare. Vado col mio buono alla zona ristoranti, un po' di cibo mi tirerà su, ma siamo in America, non mi piace niente, c'è un MacDonald (solo carne, anche l'insalata è di pollo), uno Steak House (neanche ci guardo), un Thai che però sembra cibo da mensa, e un Pizza Parlour; controvogliaa scelgo quello e con i miei 12 dollari prendo una fetta di pizza margherita (una sola, mi chiede sorpreso il tipo), un muffin gigante double choccolate, due bottigliette d'acqua e una bottiglietta di succo d'arancia. Fame zero, mangio solo la pizza. E mentre son lì che mangio penso a quanto sono stata stupida a non prendere l'albergo, sono le 21.00 e io devo aspettare le 4.35. Mi guardo intorno e penso alle 8 ore che devo aspettare lì; non ce la posso fare. Torno su dalla latino americana e le dico che ho cambiato idea, che pago io, ma voglio andare in albergo. Lei non batte ciglio, e con la sua aria sempre sfavata mi dice che va benissimo, che non ci sono problemi e mi riempie il voucher per l'albergo e mi spiega come arrivarci: trenino dell'aeroporto fino a P4 e shuttle fino all'albergo. In 20 minuti arrivo allo Sheritan Four Points, crollo, il mio unico desiderio è tornare a casa, ma mi ripiglio, doccia calda, letto comodo e sveglia alle 3.30 pronta per nuove avventure.
Il resto fila liscio ma un posto al finestrino non lo beccherò mai. All'inizio il volo Delta per Atlanta aveva un piccolo ritardo, e vai, ho pensato io, ma ormai sono rassegnata. L'areoporto di Atlanta è veramente enorme, e io devo rifare il check in, ma almeno non ho più bagagli. Ci metto un po' a trovare quelli della AirTran, e quando li trovo mi metto in fila per sapere cosa fare, ma un tipo sempre della AirTran mi dice che posso andare da lui, col computer spippola un po', mentre mi fa il biglietto, mi racconta che è stato ad Amsterdam e Bruxelles e che vorrebbe tanto visitare l'Irlanda. Tutt'apposto, cammino velocemente verso il cancello, che è l'ultimo e arrivo giusto in tempo. Ce l'ho fatta, sono sull'aereo per Seattle, tra una biondina che leggerà tutto il tempo e beve solo diet coke e un nero che ascolta la musica e legge il giornale. Sono contenta e sto cominciando a divertirmi a passare da un aereo all'altro che quasi quasi mi dispiace che ora starò a terra per un po'. Tra 4 ore e mezzo sarò a Seattle, leggo, dormicchio, ascolto la radio. Puntuale alle 11.24 atterro a Seattle, solo 12 ore di ritardo. E la Vitt c'è!
Stamani sono riuscita a parlare con quelli dell'Alitalia e il mio zaino è in viaggio per Seattle su un bel aereo della FedEx, c'ha anche il suo fantastico numerino per rintracciarlo su internet. Mi viene quasi da piangere per la felicità, ma aspetto di abbracciarlo.
La morale della storia è: (1) vedi cosa succede se ti dimentichi il pounamu a casa; (2) non volare Alitalia, se puoi; (3) accetto suggerimenti seri e semiseri per essere risarcita e vendicarmi.
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
8 comments:
e dopo tutto questo continui a rifiutare la melatonina?
tanto per cominciare ...prendi la melatonina..
prendi un pò di saluti calorosi da questi poveri esseri che sono rimasti in balia di pisa by summer
e poi manda la mail al blog di grillo proprio tutta...
sono sicura che la pubblicherà con i dovuti suggerimenti sulla richiesta di danni fisici e morali
kissssssssss
io vorrei tanto sapere cosa c'hai al collo al posto di quel pounamu. ma dico, ma come ti è saltato in mente?
ma proprio non ci avevi pensato? oppure sì, ci avevi pensato, ma ti sei detta "ma no, mi metto qualcosa di più stiloso per questa vacanza" riponendo l'amuleto (quello sì, apotropaico) in un angolino, negletto. Che faccio, te lo spedisco a seattle per il viaggio di ritorno?
bah, vedi almeno di prendere quella dannata melatonina.
ma vitt, tu e sburk continuate a comunicare via blog? bizzarro.
@ twisted sister: è che non si collega mai a skype sennò le parlerei anche
oh sus, me lo sono dimenticato il pounamu, ma non lo farò più e anzi sono convinta che la biondina che leggeva accanto a me in aereo sull'ultimo volo ne avesse uno al collo... quindi è merito suo se alla fine ce l'ho fatta
le mie stonefly non puzzano mai.....
in quanto al tuo post (sogno catastrofico o meraviglioso incubo?) ora non puoi più dire di non avere una buona storia da raccoitare (e scrivere=?)
comunque cara mia sei in america.
nella città di jimi hendrix...
...sulla sua tomba campeggia un immenso murales di keith haring, troverai la stessa domanda che dette il titolo ad un disco di jimi....
ARE YOU EXPERIENCED?
lacrimo...dalle risate...lo so che non è bello, ma lacrimo
Post a Comment