tag:blogger.com,1999:blog-215361882024-03-07T20:21:49.721+01:00A/R andata e ritornoIo viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo appuntito di selci taglienti.
(Robert Louis Stevenson)sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.comBlogger2123125tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-63998843089238487582020-04-01T10:50:00.003+02:002020-04-01T10:50:42.181+02:00I classiciSe cliccate sul titolo parte il film.<div>
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<a href="https://youtu.be/trq_hCC9sKg" target="_blank">Nanuk, l'esquimese</a></div>
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Il film ha quasi 100 anni, è del 1922. È considerato il primo lungometraggio documentario della storia del cinema. È muto. Il film segue la quotidianità in mezzo alla neve e al ghiaccio di una famiglia di Inuit. Ci furono molte controversie legate al documentario, in quanto il regista, Robert J Flaherty, aveva inventato varie scene. Le immagini sono affascinanti.</div>
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<a href="https://youtu.be/SloiQSqC0IY" target="_blank">Tutto a posto niente in ordine</a></div>
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Magari il film di Lina Wertmuller non può essere considerato proprio un classico. Diciamo che non è famosissimo. Il film è del 1974 e mostra i grand cambiamenti che avvengono nella società italiana in particolare a Milano seguendo un gruppo di amici. Bello il ventaglio di personaggi diversi sia donne che uomini. Il film dà soprattutto risalto alle donne. Belle le immagini di Milano, delle strade, dei mercati, del macello.</div>
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<a href="https://rakuten.tv/it/streams/movie/bellissima" target="_blank">Bellissima</a></div>
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L'avevo visto tantissimi anni fa nel mio periodo di grandissimo amore per Visconti. Me lo ricordavo straziante, ma non lo è. Come potrebbe esserlo? È di Visconti. Il film è ancora, o forse di più, attuale. La Magnani è unica. 1951.</div>
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<a href="https://www.arsenalecinema.com/cineclub/con-ugo-rogopag" target="_blank">Rogopag</a></div>
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Film a episodi del 1963. Il titolo è composto dalle iniziali dei 4 registi: Rossellini, Godard, Pasolini, Gregoretti. Vale la pena soprattutto per La Ricotta di Paolini con i quadri viventi di Rosso Fiorentino e Pontormo. Sul sito del Cinema Arsenale dove potete trovare questo film c'è anche un documentario breve su Ugo Gregoretti che vi consiglio sia per la simpatia di Gregoretti che per le bellissime immagini di Roma.</div>
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<a href="https://mubi.com/it/showing" target="_blank">The servant e Accident</a></div>
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Classici del cinema inglese nati dalla collaborazione del regista Joseph Losey e del drammaturgo premio Nobel Harold Pinter. Il servo è del 1963, L'incidente del 1967. In ambe due protagonista è Dirk Bogarde, grandissimo, che in Italia conosciamo soprattutto per Morte a Venezia e Il portiere di notte. I film sono molto british. Il servo, che racconta l'evoluzione del rapporto tra un aristocratico inglese e il suo servo, è molto teso e claustrofobico (si svolge per la maggior parte all'interno della casa dell'aristocratico). L'incidente ha un respiro più ampio e ci si apprezza di più i tipici dialoghi pinteriani spesso senza senso. Questi due film li trovate su Mubi che al momento costa 1 Euro per tre mesi.</div>
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<a href="https://www.arsenalecinema.com/cineclub/8" target="_blank">8 e mezzo</a></div>
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Che dire? Si è già detto tutto. Io non l'avevo mai visto e ancora lo devo guardare.</div>
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Dovessi scegliere il mio preferito? </div>
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Difficile. </div>
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Ma dovessi per forza per forza? </div>
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In finale arrivano L'incidente e Bellissima.</div>
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Vince Bellissima.</div>
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Visconti, i primi amori non si scordano mai.</div>
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<a href="https://ricercaluchinovisconti.files.wordpress.com/2016/07/visconti_magnani_apicella_bellissima.jpg?w=714" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="472" data-original-width="630" height="476" src="https://ricercaluchinovisconti.files.wordpress.com/2016/07/visconti_magnani_apicella_bellissima.jpg?w=714" width="640" /></a></div>
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sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-69933233641103323852020-03-27T11:32:00.000+01:002020-03-27T11:33:44.998+01:00Hayao MiyazakiL'ultima volta che ho scritto qua sembra una vita fa, e nonostante i miei post non siano frequenti era comunque già marzo. In pochi giorni è tutto cambiato, tutti chiusi in casa ad ascoltare i discorsi di Conte a tutte le ore del pomeriggio e della notte - non mi sembra si sia espresso ancora di mattina. Le nostre libertà si sono ristrette sempre di più, e almeno in città uscire a fare una passeggiata può essere rischioso, anche se a me per ora nessuno mi ha insultata dalla finestra e nessun vigile ha minacciato di multarmi. Quindi alla fine non mi lamento, perché io sto bene, i miei cari sono tutti più giovani di me tranne auntie Doris, 92 anni, ma sta in Nuova Zelanda dove nonostante ci siano solo qualche centinaio di casi, la loro prima ministra, Jacinda Arden (magari qualcuno si ricorda la sua umanissima reazione dopo la sparatoria nella moschea di Christchurch), non ha sentito storie, e ha chiuso tutto, subito, comprese le frontiere, ha detto non vale la pensa rischiare di perdere i nostri cari (più o meno come Johnson), chiudiamo tutto e rimaniamo tutti a casa. Ecco alla fine non mi lamento anche perché il mio datore di lavoro mi fa lavorare da casa, niente ferie forzate, niente cassa integrazione che a un certo punto finirà, e il mio stipendio arriva puntuale. Certo mi manca fare i miei lunghi giri in bicicletta con gli amici, passeggiare, prendere aperitivi al bar, andare al cinema e a teatro, mi mancano le cene tra amici, i fine settimana a Casale, il mare di Marina (che sarebbe nel mio stesso comune, ma non credo venga valutato essenziale), un caffè al bar, mi manca toccare le persone, è forse la cosa che mi manca di più, toccare le persone, sedercisi accanto alle persone, spalla contro spalla, vabbè abbracciarsi baciarsi certo anche quello. Ma per esempio sono felice che nella mia strada non c'è il porta a porta e tutti i giorni esco a buttare la spazzatura nei cassonetti che sono anche parecchio lontani da casa mia. Poi stando a casa così tanto la mia casa è più in ordine, non quanto vorrei ma quasi, ho ancora tempo per renderla più piacevole. Stando sempre a casa cucino, pranzo e cena, anche se le mie porzioni spesso abbondano e mangio la stessa cosa a pranzo e cena. Stasera per esempio potrei farmi gli asparagi con le uova, che è un piatto che mi piace tanto, ma troppo semplice, con tutto questo tempo mi sembra un peccato non prepararmi piatti che necessitano lunghe preparazioni. Ho fatto la pasta per pizza, gli gnocchi, pulito cardi per farne risotti, lunghi curry indiani, cerco su internet in base a quello che ho in casa ricette le più laboriose possibili. Infine, ovviamente, stando a casa così tanto guardo un sacco di film, spesso facendoli partire insieme ai soliti amici con cui vado al cinema, così li commentiamo insieme prima durante e dopo. Ne ho già visti una marea, e da oggi, un po' alla volta ve li segnalo (a voi tre miei lettori).<br />
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<a href="https://www.exibart.com/repository/media/2020/01/miyazaki_cocoro.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="800" height="360" src="https://www.exibart.com/repository/media/2020/01/miyazaki_cocoro.png" width="640" /></a></div>
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Comincio con Hayao Myiazaki. Quella faccia che mette da sola serenità, no? Su Netflix ci sono vari suoi film e per ora ho guardato IL MIO VICINO TOTORO, PORCO ROSSO e LA PRINCIPESSA MONONOKE. I film d'animazione di Myazaki sono ovviamente per bambini ma sono così fantasiosi, così complessi, che sono apprezzati da tutti. Totoro è molto divertente e molto fantasioso e meno complesso di altri film del regista giapponese. Porco rosso mi viene da dire che è più per adulti e in qualche modo si svolge in Italia. Mononoke è interessante per la sua attualità sul tema dell'ecologia e sorprende per come il bene e il male che nei film pensati per bambini (ma infatti per Miyazaki non si può fare questa distinzione) sono sempre ben separati, qui si mescolano: il cattivo non è cattivo assoluto, la sua cattiveria spesso dipende da cattiverie fatte su di lui, l'eroe è ambiguo, non si capisce da che parte sta. Mononoke è complesso.<br />
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Come saprete, miei cari tre lettori, associazioni culturali di tutta Italia si stanno prodigando per portare la cultura nelle case, per aiutare le persone a passare il tempo. Io seguo giornalmente le proposte di due associazioni di cinema, il cinema <a href="https://www.arsenalecinema.com/" target="_blank">Arsenale</a> qui di Pisa e cinema <a href="https://www.cinemalacompagnia.it/" target="_blank">La compagnia</a> di Firenze. Bravi, bravi davvero!<br />
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Proprio l'associazione fiorentina ha proposto il documentario su Myazaki, Ponyo is here, ten years with Hayao Miyazaki. È in giapponese con sottotitoli in inglese o anche francese, ma non in italiano. Lo trovate <a href="https://www3.nhk.or.jp/nhkworld/en/ondemand/video/3004569/?fbclid=IwAR0BD_aJ8YdcEJBtwb12St5u3ZbjMEenzpLeNDGxxxy-lSsRpFJPz2RXfzc" target="_blank">qui</a>.<br />
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Sta per uscire un suo nuovo film. Mettetevi in pari!<br />
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Buone visionisburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-46816094195678103652020-03-09T12:18:00.000+01:002020-03-09T12:18:06.147+01:00René GroebliHo appena scoperto questo fotografo svizzero. Che è in giro da un sacco di tempo eh. E c'è una sua mostra in corso fino al 21 marzo a Zurigo, nel caso qualcuno passi da quelle parti.<br />
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Ma che bellissime!<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfQFhd3FgUl-33ZebJvs48UZRoks3n109lmsVb2AIHrfcAx3smAy1NBo1cc5W2ZcUrWCWyQQld_HkgJPBht_7cA8w9k5JR31V2cfdRoSfJ8wMZTX-IbhVe2pkhzMWxfHS7MaAR/s1600/einsame-strasse-mit-auto-london-lonesome-street-with-car-london-rgr-41-1534857363-7-2ap-6de.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="819" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfQFhd3FgUl-33ZebJvs48UZRoks3n109lmsVb2AIHrfcAx3smAy1NBo1cc5W2ZcUrWCWyQQld_HkgJPBht_7cA8w9k5JR31V2cfdRoSfJ8wMZTX-IbhVe2pkhzMWxfHS7MaAR/s640/einsame-strasse-mit-auto-london-lonesome-street-with-car-london-rgr-41-1534857363-7-2ap-6de.jpg" width="510" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEWkdZGkbHaQBhatzQEYxkrwbmhyrFd9zB3m_3-MJ1RvMuOFUpNMa57UGUo5rN6ZpsfiwYZhz5laWpsUNkh1z4BF8n_cRno9hTP1hLFdy6WZgwL7SHA5EHi4pdcyBz_ssHUnhh/s1600/rene-groebli-early-work-bildhalle-06.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="714" data-original-width="1050" height="434" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEWkdZGkbHaQBhatzQEYxkrwbmhyrFd9zB3m_3-MJ1RvMuOFUpNMa57UGUo5rN6ZpsfiwYZhz5laWpsUNkh1z4BF8n_cRno9hTP1hLFdy6WZgwL7SHA5EHi4pdcyBz_ssHUnhh/s640/rene-groebli-early-work-bildhalle-06.jpg" width="640" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgN5qVtPHuweqts0a7bp44ewdi-R0Pj1pFNiTlcZdMXmo_ADRRGVkzBYGUjRzn7_VOeDa2_xtetxTA3ywS3HAZgOw5VYELrFCEw0-mO3xKK-TYmQIQW3xrqtGTVy5kQJF-IZVcv/s1600/rene-groebli-early-work-bildhalle-07.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="839" data-original-width="1050" height="510" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgN5qVtPHuweqts0a7bp44ewdi-R0Pj1pFNiTlcZdMXmo_ADRRGVkzBYGUjRzn7_VOeDa2_xtetxTA3ywS3HAZgOw5VYELrFCEw0-mO3xKK-TYmQIQW3xrqtGTVy5kQJF-IZVcv/s640/rene-groebli-early-work-bildhalle-07.jpg" width="640" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKzbyrUWIYmszuBmpexxIOkW6SF_42oSlT-8EwKB6qR7Af4w4L_SnewRtZl-Da-ix_SojxOXXIMjTVM8VeDWO7xAw742RAIjKZPTO9zjEU0NKDvVZxuaXg4YutQ1cCAfuA22ge/s1600/weisse-bluse-paris-white-blouse-paris-rgr-41-1534252402-7-2ap-520.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="450" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKzbyrUWIYmszuBmpexxIOkW6SF_42oSlT-8EwKB6qR7Af4w4L_SnewRtZl-Da-ix_SojxOXXIMjTVM8VeDWO7xAw742RAIjKZPTO9zjEU0NKDvVZxuaXg4YutQ1cCAfuA22ge/s640/weisse-bluse-paris-white-blouse-paris-rgr-41-1534252402-7-2ap-520.jpg" width="480" /></a></div>
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In rete si trovano molte sue foto, per esempio <a href="https://monovisions.com/rene-groebli-early-work-bildhalle-switzerland/" target="_blank">qui</a>, <a href="https://www.theguardian.com/artanddesign/gallery/2020/mar/04/rene-groebli-the-magic-eye-in-pictures" target="_blank">qui</a>, e nel <a href="https://www.renegroebli.ch/storage/cache/site/index/cache.html" target="_blank">suo sito</a> molto ricco.sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-64247024109811540462020-03-06T15:01:00.000+01:002020-03-06T15:01:04.285+01:00Agnès VardaIl primo film che ho visto di lei è stato solo un paio di anni fa: Visage Village con JR. Sapevo chi fosse, il suo ruolo nella storia del cinema, conoscevo la sua buffa faccia e capigliatura ma non avevo visto nessuno dei suoi film, o forse qualche spezzone che era nelle mitiche cassette del Cuccu per l'esame di Storia del cinema. Alla sua morte, nel marzo del 2019, ho sperato che almeno il cineclub di Pisa avrebbe fatto una bella retrospettiva su di lei, ma hanno solo ridato Visage Village. Eh... l'Arsenale non è più quello di una volta! Ma rimane l'unico posto dove vedere Varda par Agnès, l'ultima opera della regista francese uscito poco prima della sua morte e da lei presentato alla Berlinale.<br />
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Varda par Agnès come dice il titolo è Varda che parla di se stessa ripercorrendo quasi tutte le sue opere. Lo fa con quel suo modo incredibilmente leggero e ironico. È una lezione di cinema, di creatività, di vita. J'adore.<br />
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Nella sua ricchissima attività artistica, soprattutto agli inizi, ha avuto largo spazio anche la fotografia e grazie al film ho scoperto le sue bellissime fotografie. Eccone alcune:<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj79OiE73ZjGfQoRASEIW4YyRgAdb_QBXYRo6C8Hl2Mz-yDn-PMhQ7vDJg5PSJ7siQe-crgTNDBNpBf0fOQ1sKjjrQfaY0I9_TPHLw8SYYPNVskZUM0B4eMWPRd7sHiGnHiSM35/s1600/AV2.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="525" data-original-width="640" height="524" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj79OiE73ZjGfQoRASEIW4YyRgAdb_QBXYRo6C8Hl2Mz-yDn-PMhQ7vDJg5PSJ7siQe-crgTNDBNpBf0fOQ1sKjjrQfaY0I9_TPHLw8SYYPNVskZUM0B4eMWPRd7sHiGnHiSM35/s640/AV2.png" width="640" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipntn2aRNx6Sb10DT4yOuu8rsGKtrtaaVAb-ZB-w8Cr63grDkQRl83Fr_BU-nls9AKoUIDHqchRNQL6f1jB95nFEYC43qHIk_5NRCxPGeLwTu4FlyYLYHV6_5Pa-ZMKrGgLpSs/s1600/AV3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1000" height="432" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipntn2aRNx6Sb10DT4yOuu8rsGKtrtaaVAb-ZB-w8Cr63grDkQRl83Fr_BU-nls9AKoUIDHqchRNQL6f1jB95nFEYC43qHIk_5NRCxPGeLwTu4FlyYLYHV6_5Pa-ZMKrGgLpSs/s640/AV3.jpg" width="640" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqcUg3HplPHf6K94O9n8SrYnUZ_Sq9BPNAk_SrCoHnYUl4AcL8NlWCa9B59TVsDNdDgRfMR5XT-X_q-jMvlTWM_v9ahEVNahMtrdn5hxC428TAGcq2vrNK80PmyNRTRfuvwrQi/s1600/AV1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="433" data-original-width="620" height="446" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqcUg3HplPHf6K94O9n8SrYnUZ_Sq9BPNAk_SrCoHnYUl4AcL8NlWCa9B59TVsDNdDgRfMR5XT-X_q-jMvlTWM_v9ahEVNahMtrdn5hxC428TAGcq2vrNK80PmyNRTRfuvwrQi/s640/AV1.jpg" width="640" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOLoVdZEj7vBMecLrOr4F4wXwC1B25M1z1l0PGse3SEknWWxCXIoKTunvasihW2hnMUtpVY6Q4DJ6DghSocB28YWe10Cm_y3X6G-Njv6O0dzBrdLH3rPyPTnJWtA5EzH7eRyL4/s1600/AV4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="563" data-original-width="750" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOLoVdZEj7vBMecLrOr4F4wXwC1B25M1z1l0PGse3SEknWWxCXIoKTunvasihW2hnMUtpVY6Q4DJ6DghSocB28YWe10Cm_y3X6G-Njv6O0dzBrdLH3rPyPTnJWtA5EzH7eRyL4/s640/AV4.jpg" width="640" /></a></div>
<br />sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-1409577233517722142020-03-04T14:56:00.000+01:002020-03-04T14:56:00.727+01:00Tvboy sulla notizia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhT7UwpMODbtdNgdqUQehyphenhyphene_Bx5uv-5bNXcdoH-6aNAktKXETcnlziuKm8_GhbK5CzZ_cMXHJbOxEwa5_6M_1ntl5N3XEHcrByjEyZziDxBLRrFPClcRkfIpgshW-ULOKUlpVt-/s1600/bacio-coronavirus-1200x675-1068x601.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="601" data-original-width="1068" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhT7UwpMODbtdNgdqUQehyphenhyphene_Bx5uv-5bNXcdoH-6aNAktKXETcnlziuKm8_GhbK5CzZ_cMXHJbOxEwa5_6M_1ntl5N3XEHcrByjEyZziDxBLRrFPClcRkfIpgshW-ULOKUlpVt-/s640/bacio-coronavirus-1200x675-1068x601.jpg" width="640" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOM9z1_cu07Hmqpzu5qGkVwB01JULIbI8vu10OjGjd8-NzYyW57vKN1jpOWDtFSeCgKtadB-stY9afFMEGf2lf9nDJgv-nxOXOTeo0BdUIB2OtkkK8YAhfZl84ErBqtWDy8ikE/s1600/cq5dam.web.738.462.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="462" data-original-width="738" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOM9z1_cu07Hmqpzu5qGkVwB01JULIbI8vu10OjGjd8-NzYyW57vKN1jpOWDtFSeCgKtadB-stY9afFMEGf2lf9nDJgv-nxOXOTeo0BdUIB2OtkkK8YAhfZl84ErBqtWDy8ikE/s640/cq5dam.web.738.462.jpeg" width="640" /></a></div>
<br />sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-45149382863140198742020-03-02T13:10:00.000+01:002020-03-02T13:10:21.302+01:00Piccole donne di Greta Gerwig<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNxN0ckesDwXZhaj-AdUs0V-wve5jFrG-iE_heahzQKtbF6UpwV0k0T7VcpVfBk-CD57i2ME0_vuFzNeKFKpIjLulQrX8PmR5u1sbD3VbAnRgUskJ91BobPOcnnbsyLVRxGKK4/s1600/Little-Woman-Movie-Trailer-2019.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="420" data-original-width="798" height="336" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNxN0ckesDwXZhaj-AdUs0V-wve5jFrG-iE_heahzQKtbF6UpwV0k0T7VcpVfBk-CD57i2ME0_vuFzNeKFKpIjLulQrX8PmR5u1sbD3VbAnRgUskJ91BobPOcnnbsyLVRxGKK4/s640/Little-Woman-Movie-Trailer-2019.jpg" width="640" /></a></div>
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Da Greta Gerwig, dopo il notevole Lady Bird, mi aspettavo di più, ma forse è difficile innovare una classicone come Piccole Donne. Anche se mi viene in mente per esempio Romeo+Juliette di Baz Luhrmann. Ma a pensarci meglio in quest'ultimo caso parliamo di Shakespeare che dalla fine del 1500 continua a dirci cose su noi stessi quasi, e sottolineo quasi, quanto i greci. Tutto il mio rispetto per Louisa May Alcott, di cui so poco o niente, ma non è Shakespeare e non è greca.<br />
<br />
Allo stesso tempo però, leggendo qualche recensione soprattutto di critici americani, mi sembra di capire che Piccole Donne magari non parla a me ma invece parla molto agli americani che con quel libro sono cresciuti - probabilmente più le donne. Io fra l'altro l'ho letto intorno agli 11/12 anni mentre frequentavo giustappunto una scuola americana. Forse a quel tempo mi parlò, ma non ricodo più cosa mi disse. Quello che forse a me non è arrivato dal film, e forse anche per miei pregiudizi, sono i discorsi legati al ruolo della donna ai tempi del racconto, ma anche ai tempi nostri, e la figura della donna artista.<br />
<br />
Nonostante non abbia colto questi aspetti, per me il film rimane godibile. Gli attori e soprattutto le attrici bravi, in particolare Laura Dern e Saoirse Ronan. C'è anche Meryl Streep che fa una piccola ma che si nota parte. Gli uomini sono Timotheé Chalamet e Louis Garrel, qui riconoscibilissimo a differenza di L'ufficilae e la spia di Polanski. Belli i costumi per i quali il film ha vinto l'Oscar.<br />
<br />
La storia delle 4 sorelle March, in ristrettezze economiche e col padre lontano in guerra, viene raccontata attraverso flashback e flashforward che danno un bel ritmo al film. Certe volte non si è neanche troppo sicuri a che punto siamo del racconto. Sarei curiosa di vedere gli altri adattamenti. Ne sono stati girati vari, di cui i più famosi sono quello di George Cukor del 1933 con Kathreen Hepburn nella parte di Jo e quello di Gillian Armstrong del 1994 con Wynona Rider sempre nella parte di Jo e per la quale vinse l'Oscar.<br />
<br />
Anthony Lane, il mio recensore di film preferito, <a href="https://www.newyorker.com/magazine/2020/01/06/greta-gerwigs-raw-startling-little-women" target="_blank">dice</a> che è uno dei più bei film di una regista americana (nel senso regista donna). Ecco, io Lady Bird sempre di Greta Gerwing lo trovo molto più interessante. sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-53225604610040414692020-02-19T12:39:00.000+01:002020-02-19T12:39:21.155+01:00Herzog incontra Gorbachev<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3NPWZckbPFAmRNwqCpHNO_YNlI5F0r8eIqlbuCx0WFVtFV1cxEthSxkqsgo524N0pqwRsO6ZHJFaUccedLEqDz6PMpjcN0PYtJhr3BmBJG0iYDNjjjctUvHhB7pEdDDNKtCmh/s1600/gorb.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="435" data-original-width="620" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3NPWZckbPFAmRNwqCpHNO_YNlI5F0r8eIqlbuCx0WFVtFV1cxEthSxkqsgo524N0pqwRsO6ZHJFaUccedLEqDz6PMpjcN0PYtJhr3BmBJG0iYDNjjjctUvHhB7pEdDDNKtCmh/s1600/gorb.jpg" /></a></div>
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Di Werner Herzog, ovviamente.<br />
Ma doppiato, purtroppo.<br />
Così non ho potuto apprezzare l'accento tedesco di Herzog quando parla in inglese, il suo unico tono di voce, né le sue flessioni ironiche che sono sicura c'erano anche davanti a Gorbachev.<br />
Il documentario è quello che dice il titolo. Una lunga intervista a Gorbachev con tante immagini della storia russa e mondiale degli ultimi 40-50 anni quindi sicuramente interessante solo per questo. Ci sono tra gli altri Thatcher, Reagan, il crollo del muro di Berlino, tutti i presidenti russi venuti prima di Gorbachev ma mentre lui era già nel partito, e tutti i loro maestosi funerali. E poi, c'è un po' (molto poca) di vita privata. Il grande amore per la moglie e la sua grande tristezza per la sua scomparsa, quando ne parla si commuove. L'altro suo amore per la cioccolata per la quale però si deve moderare perché è diabetico. Gorbachev che oggi a quasi 90 anni sembra nel documentario un caro nonnetto, ma l'energia che aveva un tempo e i cambiamenti di cui è stato protagonista nella storia sono enormi e Herzog li evidenzia tutti. Peccato sia andata a finire come è andata a finire, viene da pensare.<br />
Herzog lo ama, non resiste e glielo dice proprio a un certo punto.<br />
Il film manca un po' di quella verve tipica herzoghiana. Che sia il doppiaggio? Che sia Herzog che si è trattenuto davanti al grande uomo? Che sia anche lui invecchiato? sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-45398530809151934982020-02-13T12:22:00.000+01:002020-02-13T12:29:36.168+01:00Richard Jewell di Clint Eastwood<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilik4GMkm5Uxj3RFez-nVMif1Cc8Rzpicq6qHFEA1LiFr053RkDKqhywpz2zcZTHnpi2GIZV_gyXJFwGY5Vc9SR1XabzWQpNoQRnoHHtyNHxAhAHzEWNWD-M7bObpG4kdFD-rP/s1600/richard.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilik4GMkm5Uxj3RFez-nVMif1Cc8Rzpicq6qHFEA1LiFr053RkDKqhywpz2zcZTHnpi2GIZV_gyXJFwGY5Vc9SR1XabzWQpNoQRnoHHtyNHxAhAHzEWNWD-M7bObpG4kdFD-rP/s640/richard.jpg" width="640" /></a></div>
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Chi l'avrebbe mai detto che il primo film dell'anno a incontrare il mio gradimento sarebbe stato un film di Clint Eastwood. Personalmente, Clint Eastwood lo apprezzo nei film di Sergio Leone. Non che non sia un bravo regista, però i suoi film non riescono mai a convincermi del tutto, tutte le volte sembra che vogliano raccontare una storia pazzesca piena di significati importanti e poi mi lasciano sempre con la domanda "embè?" che non trova risposta.<br />
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Per Richard Jewel l'effetto embè non c'è stato. Forse perché questa volta Clint Eastwood non voleva raccontare una storia pazzesca piena di significati importanti ma solo raccontare una storia, solo i fatti, senza moralismi.<br />
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Il Richard Jewel della storia, che è una storia vera, è un simpatico ciccione sempre ottimista e di buon umore, buono come il pane. Il suo sogno è fare l'agente di sicurezza e ci riesce. Durante le Olimpiadi di Atlanta, 1996, a un concerto scopre una bomba all'interno di uno zaino abbandonato. Non viene preso molto sul serio all'inizio, ancora non c'era stato l'attentato alle Torri Gemelli e tutti sono molto rilassati, ma la bomba c'è sul serio. Richard Jewell però da eroe e salvatore della patria in poco tempo diventa il sospettato numero uno e un mostro.<br />
<br />
Ecco, Clint racconta la sua storia, della sua famiglia (la mamma è interpretata da Katy Bates) e dell'avvocato che lo aiuta (Sam Rockwell). Racconta dei giornalisti (Olivia Wilde) che cavalcarono la falsa notizia e dei servizi segreti (John Hamm) che avevano bisogno di trovare subito un colpevole. Jewell è interpretato dallo sconosciuto Paul Walter Hauser.<br />
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L'unico difetto che ho trovato nel film è che alcuni personaggi mi sono sembrati molto sopra le righe, personaggi principali, in particolare l'avvocato e la giornalista... poi, oh, gli americani sono strani. Anche l'agente dell'FBI che davanti alla prorompente e provocante giornalista si fa sfuggire in 3 minuti l'indiziato numero uno che doveva rimanere segreto mi sembra poco verosimile. Anche l'agente dell'FBI sembra poco verosimile. Però chissà, magari erano tutti proprio così.<br />
<br />sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-41803587343417726422020-02-05T17:39:00.000+01:002020-02-05T17:39:13.234+01:00La ragazza d'autunno di Kantamir Balagov<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNKGAtghsZOJOvwtgAVlg7IW0YqPY1uiqyVX1krw3RktUT3SyEQvdGzF7kDHQFIHLqQElkMRNUrECPaeh_gUvCfwVGIJQZCti3ZuZ-R29Ottzb4fGCk07u4Y7ZxxRn_j7-ZwDv/s1600/beanpole-2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="384" data-original-width="900" height="273" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNKGAtghsZOJOvwtgAVlg7IW0YqPY1uiqyVX1krw3RktUT3SyEQvdGzF7kDHQFIHLqQElkMRNUrECPaeh_gUvCfwVGIJQZCti3ZuZ-R29Ottzb4fGCk07u4Y7ZxxRn_j7-ZwDv/s640/beanpole-2.jpg" width="640" /></a></div>
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<br />
Ecco un altro film piaciuto a tutti ma a che a me non è piaciuto (e non proprio solo a me questa volta). Osannato per l'estetica che si ricorda soprattutto per i colori: il verde della stanza che dividono le due amiche a cui la guerra (siamo alla fine della Seconda guerra mondiale a Leningrado, città pesantemente colpita) ha lasciato dei segni profondi, il rosso che contrasta, il bianco dell'ospedale, il grigio e marrone per le strade. Il cappello di lei con le orecchie lunghissime. La bellezza eterea della protagonista. Le luci velate. La neve. Tutto è iper estetizzato. Troppo.<br />
I personaggi sono tutti sofferenti. La protagonista soffre di un disturbo che le causa delle specie di apnee (non ho capito se ha una malattia, se è un trauma psicologico, o qualcos'altro). All'amica in certi momenti sanguina il naso e sviene. Poi ci sono tutti i malati dell'ospedale, reduci di guerra. Si soffre nel film e si soffre anche a guardarlo perché c'è molto di più quello che vi sto raccontando. Troppo.<br />
Da qualche parte credo di aver letto che il regista, Kantemir Balagov, che ha 26 anni, si sia ispirato al libro di Svjatlana Aleksievic, La guerra non ha un volto di donna, che descrive partendo da testimonianze le storie delle tantissime donne che parteciperano con vari ruoli alla Seconda guerra mondiale. Le due amiche del film infatti hanno ambedue partecipato attivamente alla guerra. I modi di raccontare di Balagov e di Aleksievic non potrebbero essere più distanti tra loro. Due pugni allo stomaco, ma preferisco quello non colorato.<br />
<br />sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-54846792625873807172020-02-03T12:58:00.000+01:002020-02-03T12:58:01.790+01:00Sorry we missed you di Ken Loach<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpfcrik6L3RfzLntCPfIH5OpPIQLIydInTwo9PfZvD1yY8rVTRjklcdHX1K4PhbxGNsjj2SglwBS4EkqQHy418otZGHbToQnzzOaROz2FOT-Cz3GxVjMg1DGLMUevkUdfniqXV/s1600/Sorry-we-missed-you-poster-2019-1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1200" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpfcrik6L3RfzLntCPfIH5OpPIQLIydInTwo9PfZvD1yY8rVTRjklcdHX1K4PhbxGNsjj2SglwBS4EkqQHy418otZGHbToQnzzOaROz2FOT-Cz3GxVjMg1DGLMUevkUdfniqXV/s640/Sorry-we-missed-you-poster-2019-1.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
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Tra i buoni propositi per il nuovo anno ci sarebbe anche quello di scrivere sempre qualcosa dei film che vedo, per ricordarseli, per ragionarci ancora. Ho già visto 5 film, sono già indietro.<br />
<br />
Come primo film dell'anno molto impegnativo. Ma si sapeva. Io non prendo mai l'iniziativa di andare a vedere un film di Ken Loach, ma se qualcuno me lo chiede, ubbidisco e vado. Un dovere morale. Alla fine del film (finale aperto, ci sarà forse un sequel? Battuta per alleggerire la botta allo stomaco, al cuore e alla testa) eravamo tutti ammutoliti.<br />
<br />
Il film racconta la vita di una famigliola inglese - madre padre figlio adolescente figlia più piccola - di buoni sentimenti. Il padre è senza lavoro e decide di fare il corriere e per comprarsi il furgone vendono l'unica automobile che la moglie usa per andare dalla casa di un degente all'altro dove lei presta servizio come simil assistente sociale (<i>caregiver </i>si dice in inglese, una specie di badante ma specializzata). Usando i mezzi pubblici partirà da casa la mattina e ci tornerà a sera inoltrata. Ma il film si focalizza soprattutto sul lavoro impossibile del corriere, o meglio di quel tipo di corriere, perché voglio sperare che non tutte le ditte di corrieri lavorino così. Da quando ho visto il film, non che prima li trattassi male ma sono diventata più gentile e tollerante verso tutti i corrieri.<br />
<br />
Non c'è che dire, Ken Loach alla veneranda età di 83 anni è sempre sulla notizia, sull'attualità, sul mondo di oggi, sulla politica e confeziona dei gran bei film. Nei titoli di coda ringrazia quei corrieri che gli hanno raccontato del loro lavoro ma che hanno preferito restare anonimi. I personaggi che compongono la famiglia sono tutti belli e credibili, e ciascuno poteva diventare il protagonista del film al posto del padre, soprattutto la madre che fa anche lei un lavoro atipico ma che a differenza del marito riesce a darsi dei limiti, a rispettare se stessa, restare umana.<br />
<br />
Devastante, ma necessario.sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-8032727459734894482020-01-30T13:10:00.000+01:002020-01-30T13:12:12.745+01:00Letture di fine decennio<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDK6Xc773kpsJZdXkenVLX-dT-JRgyEnTMyurPyzYFXjdTnh03w2vQCqVD_pXEV9_bFw11eyKQJn97bRRHngkWBJvbXmT0dDjTb4CEu6PxZS-hW1kou3jePef0x1WAazYN7djU/s1600/books.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="445" data-original-width="500" height="355" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDK6Xc773kpsJZdXkenVLX-dT-JRgyEnTMyurPyzYFXjdTnh03w2vQCqVD_pXEV9_bFw11eyKQJn97bRRHngkWBJvbXmT0dDjTb4CEu6PxZS-hW1kou3jePef0x1WAazYN7djU/s400/books.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
Innanzi tutto: Buon anno!<br />
E poi: Non ho pubblicato per molto tempo ma vi avevo lasciato col bel faccione di Gian Maria Volonté.<br />
Ma partiamo: Dall'anno scorso ho preso a segnarmi in un quadernino i libri che leggo. Non ho letto tantissimo. Mi piace molto leggere ma alla fine la lista dei libri è abbastanza corta. La colpa è di Internazionale.<br />
<br />
Quattordici, comunque più di uno al mese.<br />
<br />
1.<br />
<b><span style="color: red;">Storia del nuovo cognome di Elena Ferrante</span></b><br />
È uscita la serie TV di cui si parla molto <span style="color: #45818e;"><span style="color: #45818e;"><span style="background-color: white;"><span style="color: orange;">molto </span></span></span></span>bene e siccome sta per uscire anche la seconda stagione che si svolge in parte a Pisa ho pensato di leggere il secondo romanzo sulle due amiche napoletane prima di guardare la serie. In realtà ho guardato solo un paio di puntate della prima ma magari la riprendo. L'amica geniale, il primo volume della saga, mi era piaciuto molto mentre questo nonostante la piacevolezza e scorrevolezza della lettura mi ha appassionato meno. Conto comunque di leggere anche il terzo. Giudizio: discreto.<br />
<br />
2.<br />
<b><span style="color: red;">Autumn di Ali Smith</span></b><br />
Ogni anno lei sforna un romanzo. Ogni anno che romanzo! Ogni anno <a href="https://enezvaz.wordpress.com/2017/06/12/ali-smith-tempo-dautunno/" target="_blank">ML</a>, che sul suo blog fa delle serie recensioni di quello che legge, me lo regala a Natale. I romanzi e i racconti di Ali Smith sono tra i più originali che mi capita di leggere, sia dal punto di vista del racconto che della scrittura e certe volte anche della grafica. Sono complessi, andrebbero letti tutti in una volta, perché spaziano sempre tra molti argomenti <span style="color: #45818e;">&</span><span style="color: #45818e;"><span style="color: orange;"> </span></span>persone <span style="color: #45818e;">&</span> passato <span style="color: #45818e;"><span style="color: orange;"><span style="color: #45818e;">&</span> </span></span>futuro <span style="color: #45818e;"><span style="color: orange;"><span style="color: #45818e;">&</span> </span></span>allo stesso tempo radicati nel presente <span style="color: #45818e;"><span style="color: orange;"><span style="color: #45818e;">&</span> </span></span>nella politica di oggi <span style="color: #45818e;">& </span>nei rapporti di oggi. Ali Smith riesce a parlare di morte accanto alle misure della foto tessera per il passaporto. Autumn è il primo della sua tetralogia sulle stagioni. Al momento sto leggendo Winter, ma Spring è già nella mia pila di libri da leggere. Giudizio: ottimo.<br />
<br />
3.<br />
<b><span style="color: red;">Ancora un giorno di <span class="st">Ryszard Kapuściński</span></span></b><br />
<span class="st">Vidi il film che mi piacque così e così <span style="color: #45818e;"><span style="color: orange;">e così</span></span> decisi di leggere il libro che come capita spesso è molto meglio. Poi </span><span class="st"><span class="st">Kapuściński</span> è </span><span class="st">Kapuściński. Andrebbe letto almeno una volta all'anno, è salutare. Anche lui è nella mia pila di libri da leggere. Qui racconta delle guerre scoppiate dopo l'indipendenza dell'Angola dal Portogallo, come sempre da un punto di vista molto personale e mentre è nel mezzo di quello accade. Giudizio: </span><span class="st">sempre.</span><br />
<br />
<span class="st">4.</span><br />
<span style="color: red;"><span class="st"><b>The true history of Ned Kelly di Peter Carey</b> </span></span><br />
<span class="st">L'anno scorso andai in Australia, quindi libro australiano. Scelsi questo. Ned Kelly è un po' il padre fondatore dell'Australia. Era un bandito, ma essendo i primi colonizzatori dell'Australia dei galeotti, che un bandito sia il loro Garibaldi ha un senso. Come molte storie di banditi, soprattutto quando sono poveri e hanno avuto un'infanzia difficile e sono diventati dei fuorilegge solo per necessità, la vita e la morte di Ned Kelly è avventurosa e affascinante. Il romanzo è scritto come se fosse un diario di Ned Kelly, quindi la scrittura è ottocentesca e di una persona che aveva frequentato molto poco la scuola. Giudizio: buono ma faticoso.</span><br />
<br />
<span class="st">5.</span><br />
<span style="color: red;"><b><span class="st">Ninfee nere di Michel Bussi</span></b></span><br />
<span class="st">Dopo avere faticato a finire Ned Kelly ho optato per qualcosa di leggero, un <b><span style="color: #f1c232;">giallo</span></b>. Si svolge tutto intorno al paese di Giverny dove è la casa e il giardino con il famoso laghetto di Monet. A parte l'argomento diciamo artistico non mi è piaciuto, troppo macchinoso.Giudizio: scarso.</span><br />
<br />
<span class="st">6.</span><br />
<span style="color: red;"><b><span class="st">Il senso di una fine di Julian Barnes</span></b></span><br />
<span class="st">Anche qui una storia complicata di sentimenti, non detti, pagine di diario spediti a pezzi (bisogna davvero essere cattivi per fare una cosa così), sensi di colpa, suicidi, soprattutto <span style="color: #45818e;">non detti</span>, tanti <span style="color: #45818e;">non detti</span>, troppi <span style="color: #45818e;"><span style="background-color: white;">non detti</span></span>. Io non amo molto le storie complicate, morbose, pagine e pagine di elucubrazioni mentali, mi capita raramente di amarle. O forse è solo questo periodo della mia vita. Giudizio: not my cup of tea (è un autore e un romanzo inglese).</span><br />
<br />
<span class="st">7.</span><br />
<span class="st"><span style="color: red;"><b>I leoni di Sicilia di Stefania Auci</b></span></span><br />
<span class="st">Comprato per caso prima che diventasse un caso letterario per l'imminente vacanza a Marettimo. È la storia della famiglia Florio, storica famiglia siciliana anche se di origini calabresi che da un piccolo negozio di spezie mise su un impero commerciale. Letto tutto di un fiato. Dovrebbe uscire anche un secondo volume. Giudizio: avvincente (altro che un </span><span class="st"><span class="st"><b><span style="color: #f1c232;">giallo</span></b></span>!)</span><br />
<br />
<span class="st">8.</span><br />
<span style="color: red;"><b><span class="st">Un giorno è bello il prossimo è migliore di Antonio Sbirziola</span></b></span><br />
<span class="st">Lo acquistai al <a href="https://www.piccolomuseodeldiario.it/" target="_blank">Piccolo museo del diario</a> di Pieve Santo Stefano che vale davvero una visita. La <a href="http://Fondazione archivio diaristico nazionale" target="_blank">Fondazione archivio diaristico nazionale</a> ogni anno indice il Premio Pieve per il miglior diario ricevuto quell'anno. Quello di Sbirziola è uno dei diari vincitori. Sbirziola è un italiano emigrato in Australia e nel suo diario racconta le sue vicende e il suo incredibile ottimismo nonostante le difficoltà. Divertente, molto umano ovviamente, in alcuni punti un po' noioso come possono essere i diari, quelli veri. Giudizio: antropologico.</span><br />
<br />
<span class="st">9.</span><br />
<span style="color: red;"><b><span class="st">Limonov di Emmanuele Carrère</span></b></span><br />
<span class="st">Va be' è entrato nella mia lista di libri preferiti. Racconta la storia forse un po' romanzata, ma non credo più di tanto, di Eduard Limonov, russo, vivente, che nella sua vita ha fatto veramente di tutto, dallo scrittore <span style="color: #45818e;">al </span>mercenario <span style="color: #45818e;">al </span>maggiordomo <span style="color: #45818e;">al </span>politico. Personaggio negativo, un cattivo insomma, e all'inizio fa abbastanza fatica leggere di lui, la stessa fatica che però fa lo scrittore. Giudizio: Wow. È sempre difficile dare un giudizio super positivo di un libro che racconta di una brutta persona.</span><br />
<br />
<span class="st">10.</span><br />
<b><span style="color: red;"><span class="st">Le figlie degli altri di Richard Stern</span></span></b><br />
<span class="st">Stile Philip Roth ma non è Philip Roth. Però buono. Giudizio: piacevole lettura.</span><br />
<br />
<span class="st">11.</span><br />
<span style="color: red;"><b><span class="st">The slap di </span><span class="st"><span class="st">Christos Tsiolkas</span></span></b></span><br />
<span class="st"><span class="st">Altro libro australiano</span>. La struttura del romanzo mi aveva attratto molto: ogni capitolo è raccontato dal punto di vista di uno dei personaggi e nel primo capitolo accade il fattaccio da cui si evolve tutta la storia. A una festa un bambino viene schiaffeggiato da un adulto (non genitore): ha fatto bene o ha fatto male? Mi è piaciuto ma non convinto del tutto forse perché tutti i personaggi, uno per ogni capitolo appunto, sono tutti un po' troppo particolari, neanche uno noioso. Giudizio: buono.</span><br />
<br />
<span class="st">12.</span><br />
<span style="color: red;"><b><span class="st">Le stagioni di Giacomo di Mario Rigoni Stern</span></b></span><br />
<span class="st">La vita di tutti i giorni in una piccola comunità dell'altipiano di Asiago alla fine della Prima Guerra Mondiale e l'avvento del fascismo. A Giacomo ti affezioni. Giudizio: le belle storie della bella Italia.</span><br />
<br />
<span class="st">13.</span><br />
<b><span style="color: red;"><span class="st">A pranzo con Orson a cura di Peter Biskind</span></span></b><br />
<span class="st">Le conversazioni tra Orson Welles e Henry Jaglom (un attore) nel corso di vari anni registrate da quest'ultimo durante i loro pranzi al ristorante. Orson Welles era un personaggione e un grandissimo regista ma dopo un po' i loro discorsi mi vengono un po' a noia, perché appunto sono discorsi, non programmati, non sono Hitchcock e Truffaut. Quella infatti era un'intervista. Giudizio: Orson Welles doveva essere un vero pain in the neck.</span><br />
<br />
<span class="st">14.</span><br />
<span style="color: red;"><b><span class="st">The turn of the screw di Herny James</span></b></span><br />
<span class="st">Un horror. Appena finito lo rileggi alla luce delle scoperte, sono 100 paginette, si può fare. Giudizio: capolavoro. </span><br />
<span class="st"><br /></span>sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-67031898779448889482019-12-06T16:12:00.000+01:002019-12-06T16:12:36.458+01:00Gian Maria Volonté<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqo1VpkK0a0XUBWNagwsNVI5hqzV_4pUzKtDBCf2PRczp5MsPOno9g4VP0zfCo9G2NOABg7LbT0xq-8GfHRlWEhqsTqDHwV7RlK8TX49D24TVf34B8Mz7LqO54T3q1BOL7t7mf/s1600/Gian-Maria-Volont%25C3%25A9-0.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="932" data-original-width="1592" height="374" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqo1VpkK0a0XUBWNagwsNVI5hqzV_4pUzKtDBCf2PRczp5MsPOno9g4VP0zfCo9G2NOABg7LbT0xq-8GfHRlWEhqsTqDHwV7RlK8TX49D24TVf34B8Mz7LqO54T3q1BOL7t7mf/s640/Gian-Maria-Volont%25C3%25A9-0.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<br />
Oggi sono 25 anni dalla sua morte. Per me forse il più grande attore italiano. Quando lo dichiaro poi mi chiedo: e Mastroianni? Marcello? Grande anche lui, ma Volonté aveva qualcosa in più, per me. Forse era la sua voce o forse il suo essere lontano dalle scene sociali o forse la sua incredibile scelta di film o ancora il suo essere scomodo per le sue dichiarate posizioni politiche o forse perché era un gran bel fio (anche se aveva questa incredibile capacità di cambiare anche il suo aspetto a seconda del personaggio che interpretava che certe volte era parecchio bruttino).<br />
<br />
Quest'estate mi ero messa a riguardare alcuni suoi film e vederne altri che non avevo ancora visto poi mi sono un po' persa per strada per colpa de "Il magnifico cornuto" dove Volonté fa ha una piccolissima parte e mi sono messa a guardare tutti i film di Antonio Pietrangeli (il regista delle donne) che di film ne ha fatti pochi e così si fa presto.<br />
<br />
Ma oggi riprendo con Gian Maria. Banditi a Milano.<br />
<br />
<br />sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-11413512852903176582019-12-04T18:12:00.001+01:002019-12-04T18:12:38.752+01:00I basilischi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://en.notrecinema.com/images/filmsi/i-basilischi_606451_3208.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="264" data-original-width="400" height="211" src="https://en.notrecinema.com/images/filmsi/i-basilischi_606451_3208.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
Andrebbe davvero restaurato, dice che lo faranno.<br />
Dovrebbero davvero risolvere il problema del caldo al cinema Arsenale, ma non hanno detto che lo faranno.<br />
I Basilischi, di Lina Wermuller del 1963 è una bella accusa contro il maschilismo regnante nel sud e anche nel resto d'Italia negli anni sessanta. Il presidente dell'Associazione dei lucani di Pisa racconta che quando venne proiettato nel paesino lucano dove il film si svolge, gli abitanti si infastidorono molto e non apprezzarono il film, dice perché entrava troppo nella loro intimità. Nell'intimità dei maschi, mi sa, e da parte di una donna, penso che fu questo soprattutto il problema.sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-91239842527213819262019-11-17T19:19:00.000+01:002019-11-17T19:19:21.132+01:00Doppie esposizioni: esperimentiMolto sperimentali.<br />
Yashika 635, Fomapan 400.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaxbts5o0PWStzAx_mCtEwEQb1B6F3dDWiNkcAR28Nv8MPUHzWeeXpzp-19njwTIwvkvhCdqIIPiQFOjIPQB3jDpjJPjo3ZSaU9z9IrmUEbFeZxl4jNwP4686NIRsoi4ykpsCg/s1600/yashika+doppie+1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1600" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaxbts5o0PWStzAx_mCtEwEQb1B6F3dDWiNkcAR28Nv8MPUHzWeeXpzp-19njwTIwvkvhCdqIIPiQFOjIPQB3jDpjJPjo3ZSaU9z9IrmUEbFeZxl4jNwP4686NIRsoi4ykpsCg/s400/yashika+doppie+1.jpg" width="400" /></a></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<br />sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-4236469287803384262019-11-14T09:00:00.000+01:002019-11-14T09:00:02.875+01:00A luglio a Pisa arrivò il Toscana Pride<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Era molto caldo, c'era molta gente, molta musica, molto molto. Le foto venute benino e quelle venute male. Olympus OM1, IlFord FP4 Plus 125. Scansionate e molto aggiustate.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgy77Iqe7fTBFK5Vq7JKXRqa5LRtSO_RLJTnSN_cSl8RCvj9HjEU1YdSG11GHICYxyBpFimv1iVFXmJQqmInFIZfb5-gdbsziLEgUMhQyPhEJpvpLW9l2qErX2C_Ey80zsyMVHI/s1600/pisa+pride+3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1068" data-original-width="1600" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgy77Iqe7fTBFK5Vq7JKXRqa5LRtSO_RLJTnSN_cSl8RCvj9HjEU1YdSG11GHICYxyBpFimv1iVFXmJQqmInFIZfb5-gdbsziLEgUMhQyPhEJpvpLW9l2qErX2C_Ey80zsyMVHI/s640/pisa+pride+3.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<br />sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-36201360409843323162019-11-11T17:57:00.001+01:002019-11-11T17:57:57.081+01:00Parasite<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOXBnj7VlV4u-HKZJURQA8HwEZRRV6DWDiu7QB-9aaS4A6eM_-uMjKadVOhaGrHpVy1CCm-p2FrAA37Bi6Tk-60HA0BZP1Vbw8hudHNUl1GbW58zrQAcUTWVQCrEzvVwd6fh9J/s1600/tumblr_pwv6dbOJOl1qi0t5fo8_500.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="208" data-original-width="500" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOXBnj7VlV4u-HKZJURQA8HwEZRRV6DWDiu7QB-9aaS4A6eM_-uMjKadVOhaGrHpVy1CCm-p2FrAA37Bi6Tk-60HA0BZP1Vbw8hudHNUl1GbW58zrQAcUTWVQCrEzvVwd6fh9J/s640/tumblr_pwv6dbOJOl1qi0t5fo8_500.jpg" width="640" /></a></div>
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Poi vai a vedere Parasite, ci vai da sola perché dopo un po' ti stufi di chiedere agli amici di venirlo a vedere, lo vedi in lingua originale perché si sa è sempre meglio anche quando la lingua originale è il coreano, che è una lingua strana assai, così strana che non riconosci neanche i nomi delle persone, ti fanno compagnia gli studenti del corso di cinema al completo, molti dei quali non hanno neanche la tessera del cinema, vergogna, ma magari sono matricole al primo anno, però sembravano più grandi, e ti rendi conto che questo è il film dell'anno.<br />
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La sera stessa quelli di Hollywood Party su Radiotre avevano detto: "grandioso", "il miglior film dell'anno", "vorrete vedere tutta la filmografia di questo regista". La cosa mi aveva preoccupato perché in passato mi avevano convinto ad andare a vedere dei film che non volevo vedere e che poi sarebbe stato meglio non avessi visto. Tipo uno 007.<br />
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Parasite è perfetto. E come profetizzato da quelli di Hollywood Party, ho già visto un altro film del regista Bong Joon-ho (Okja del 2017, che sembra un film per bambini ma se non sbaglio è vietato ai minori di 14) e mi appresto a vederne un altro (Snowpiercer, 2013, che credo sia un film di fantascienza). Bong Joon-ho spazia tra i generi. Li trovate su Netflix. Secondo il mio critico di riferimento a cui <a href="https://www.newyorker.com/magazine/2019/10/21/parasite-explores-what-lies-beneath" target="_blank">Parasite è piaciuto immensamente (</a>ma io non lo sapevo prima di andare a vedere il film, non mi faccio influenzare, io) questi due film che in ordine di tempo vengono subito prima di Parasite, non sono allo stesso livello. Parasite fa ridere, è dark, è intelligente, è leggero, c'è dentro Gianni Morandi, è splatter, è brutale, è profondo, è bello.<br />
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<br />sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-3419502653093412652019-11-06T12:42:00.000+01:002019-11-06T15:25:39.608+01:00Il segreto della miniera<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikZxSPXZ_Aa4iSzloiB30h4yg2P8CisX9NgHhdjwat_uzVt2DJjPu4DGI3XeFaeUJsEh4NwXwGxn2H15eNElSbDBvS04nmbCA7LA3-bJW0VCyrBnjCFXu2XS3W2QMdHV8L8Y99/s1600/rudar-Leon-Lu%25C4%258Dev-700x430.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="430" data-original-width="700" height="392" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikZxSPXZ_Aa4iSzloiB30h4yg2P8CisX9NgHhdjwat_uzVt2DJjPu4DGI3XeFaeUJsEh4NwXwGxn2H15eNElSbDBvS04nmbCA7LA3-bJW0VCyrBnjCFXu2XS3W2QMdHV8L8Y99/s640/rudar-Leon-Lu%25C4%258Dev-700x430.jpg" width="640" /></a></div>
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È un film di Hanna Antonina Wojcik Slak. È del 2017 ed è sloveno tedesco. Più sloveno che tedesco, visto che la storia si svolge in Slovenia. Racconta la storia vera di un minatore bosniaco - infatti in originale il film si chiama "Il minatore" - che scopre qualcosa di inaspettato in una miniera abbandonata. Non voglio raccontare niente di più perché il film riesce a farlo così bene, un pezzettino alla volta, con incredibile delicatezza, che sciuperei parte del godimento che spetterebbe allo spettatore.<br />
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Dico solo che racconta la guerra nell'ex Jugoslavia, naturalmente, ma non solo quella. Racconta della difficoltà di affrontare o anche di ammettere che ci sono state delle stragi, anche nei giorni nostri anche al di là di un piccolo mare, quello Adriatico. Racconta cose di cui non si riesce a parlare e della necessità invece di parlarne.<br />
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Tutti i personaggi - il minatore, la moglie, il figlio piccolo e la figlia adolescente un po' ribelle, il ragazzino che fa l'apprendistato nella miniera, il signore anziano che ha una casa vicino alla miniera ma che è imigrato in Australia - non sono personaggi, ma diventano persone reali, che infatti lo sono dato che questa è una storia vera, ma nei film non sempre è così anche quando è una storia vera. Qui sono esseri umani, i nostri vicini di casa, che poi infatti lo sono. Sono tutti bravi insomma questi attori, e la regista a dirigerli.<br />
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In sala c'era pochissima gente, nonostante la pioggia fuori. Peccato, perché questo film di cui non si è parlato per niente invece è tra i più belli visti ultimamente. sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-28210764385726413762019-10-29T13:02:00.000+01:002019-10-29T13:02:26.826+01:00C'era una volta a Hollywood<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1rMz3kcxU7CUK2iWepf_8N1wAuQQH3YpsohfPL5jezxQjwlBhFecRkf2b0q4_lTAoc9_31x_e_gadziPKFFer55PcVJBmvVpjqCcneqiZ3rbZjDwF9us4Y3rFy-rDQf6fouGU/s1600/2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="430" data-original-width="900" height="304" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1rMz3kcxU7CUK2iWepf_8N1wAuQQH3YpsohfPL5jezxQjwlBhFecRkf2b0q4_lTAoc9_31x_e_gadziPKFFer55PcVJBmvVpjqCcneqiZ3rbZjDwF9us4Y3rFy-rDQf6fouGU/s640/2.jpg" width="640" /></a></div>
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Once upon a time in Hollywood perché l'ho visto in lingua originale.<br />
Ricordo anche il commento di Ex-co: "Avessi visto prima Tarantino di Joker forse mi sarebbe piaciuto". Ed è così. C'era una volta a Hollywood è moooolto meglio ma non è il miglior film di Tarantino. Forse.<br />
Il racconto è molto originale (anche se non c'è molto racconto).<br />
I personaggi sono molto originali, soprattutto i due protagonisti interpretati dai bravi Leonardo DiCaprio (che è bravo eh, però sempre un po' uguale) e Brad Pitt (che secondo me infatti è più bravo ma con tutte le sue vicende sentimentali sbandierate sui giornali ha perso un po' di credibilità). Il primo interpreta Rick Dalton, un attore in decadenza che gira soprattutto serie TV in cui fa sempre il cattivo; il secondo interpreta Cliff Booth, il suo stuntman, factotum e in fondo unico amico.<br />
Ci sono le tipiche scene tarantiniane un po' comiche un po' splatter che tutti noi amiamo e ci aspettiamo. La migliore è forse la scazzottata tra Bruce Lee e Cliff. Rispetto ad altri suoi film, però, ce ne sono meno di queste scenette.<br />
Come c'è molta meno violenza, di quella splatter tipica dei film di Tarantino, che tutti noi amiamo e ci aspettiamo. Sono solo due.<br />
Ci sono delle scene che forse si potevano tagliare, come i viaggi in macchina dei due, o solo di Cliff, per attraversare Los Angeles. Ma anche la scena di Sharon Tate (Margot Robbie) al cinema che forse serve per introdurre la storia parallela, che poi non è che ci sia molto la storia parallela. La storia parallela è quella di Sharon Tate che è la vicina di casa di Leonardo DiCaprio. Quella casa dove avviene il massacro ordinato da Charles Manson.<br />
C'è una cura nei minimi particolari, tipica anche questa di Taranatino, che io non so cogliere, ma che <a href="https://www.newyorker.com/magazine/2019/08/05/quentin-tarantino-tweaks-history-in-once-upon-a-time-in-hollywood" target="_blank">Anthony Lane</a> sì. La musica, le auto, i vestiti, gli occhiali, Brad Pitt a torso nudo sul tetto, i poster sui muri, le scarpe, la moglie italiana, tutto è come deve essere, niente è lasciato al caso, mai. E niente è mai banale. E questo forse è sufficiente per rendere tutti i film di Tarantino una spanna superiori a molti altri. (Joker non lo vede neanche da lontano.)<br />
La mia impressione, viste le molte citazioni ai film di Sergio Leone e agli spaghetti western, a partire naturalmente dal titolo, è che volesse fare un film che anche nella sua costruzione potesse richiamare quel cinema. E anche Antonioni, che forse viene citato anche lui? Non ricordo. È così che mi spiego le scene lunghe che sembrano non avere motivo di esistere, che sembrano non essere necessarie.<br />
La mia impressione è che però nonostante tutta la sua buona volontà e tutta la sua cultura cinefila, questo tipo di cinema, mi viene da chiamarlo europeo, non sia nelle corde di Quentin Tarantino. Nel film sembrano esserci tutti gli ingredienti che servono ma alla fine c'è qualcosa che non funziona. Ci ha abituati a Le iene, Pulp fiction, Kill Bill che magari sono difficili da replicare, ma noi pazientemente aspettiamo.<br />
<br />
Once upon a time in Hollywood è un film del 2019 diretto da Quentin Tarantino con Leonardo DiCaprio, Brad Pitt e Margot Robbie. E un sacco di altri attori famosi che fanno piccole parti: Al Pacino fa un agente, Dakota Fanning una hippie, ci sono Bruce Dern e Luke Perry, Damien Lewis che fa Steve McQueen, ci sono alcuni ricorrenti attori dei film di Tarantino come Michael Madsen e Tim Roth (le scene di quest'ultimo però sono state tagliate).sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-60048252218242032672019-10-23T17:11:00.000+02:002019-10-23T17:11:00.537+02:00JokerHo visto Joker.<br />
Abbagliata. Anche se per fortuna non sono stata la sola. Incluso il mio compagno di visione: Ex-co. Lo cito: "Se avessi visto prima Joker e poi Tarantino, forse Tarantino mi sarebbe piaciuto".<br />
Non mi resta che andare a vedere Tarantino.<br />
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Di "Joker" ha scritto, stroncandolo, il mio critico cinematografico preferito, Anthony Lane, che scrive su The New Yorker. Io l'ho tradotto (alla meglio) ma leggerlo in inglese è tutta un'altra cosa. Tradurre in questo caso è davvero tradire. <a href="https://www.newyorker.com/magazine/2019/10/07/todd-phillips-joker-is-no-laughing-matter" target="_blank">Qui</a> in inglese.<br />
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<h2>
"Joker" di Todd Phillips non fa ridere.</h2>
<h4>
<i>Preceduto da nugoli di polemiche, nel ruolo di protagonista, Joaquin Phoenix ci invita ad assitere al suo malessere evolversi in incontrollabile violenza.</i></h4>
<span style="font-size: x-small;"><b>Di Anthony Lane,</b> 27 settembre 2019 </span><br />
<span style="font-size: x-small;"> </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5Fsa_IXiA4YSLnu4_M7-AfIvaePKLojEpSbRgNfxqmhVPK5UnNsCOe7ydAJgBsiNim1hezhAwA2RHLEsb3BnFDWgY_qrVNDHMjxCwyF97do2sNOWLaHpK8H2s-ZM4n2M42IOf/s1600/joker.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="798" data-original-width="1023" height="499" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5Fsa_IXiA4YSLnu4_M7-AfIvaePKLojEpSbRgNfxqmhVPK5UnNsCOe7ydAJgBsiNim1hezhAwA2RHLEsb3BnFDWgY_qrVNDHMjxCwyF97do2sNOWLaHpK8H2s-ZM4n2M42IOf/s640/joker.jpg" width="640" /></a></div>
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All'inizio di "Joker", Arthur Fleck (Joaquin Pheonix), seduto davanti a uno specchio si infila le dita ai lati della bocca tirandole verso il basso e poi verso l'alto. E di nuovo verso il basso e poi verso l'alto. Da un largo sorriso passa alla smorfia. Intende ricordarci la maschera, comica e tragica, che portavano gli attori negli antichi drammi greci. Nelle succesive due ore, queste due anime si confonderanno fino al punto che non sarà più possibile distinguere la luce dall'oscurità.<br />
<br />
Arthur è un pagliaccio e vorrebbe essere anche un comico, ma non fa per niente ridere. Il suo spettacolo di stand-up comedy fa così tanto fiasco che il filmato della scena viene mostrato in televisione. Solo così fa ridere. Abita a Gotham, che come tutti sanno è uguale a New York senza la pace e la poesia. L'anno, secondo me, è il 1981 per i film "Blow out" e "Zorro mezzo e mezzo" proiettati nei cinema. Ci vengono anche mostrate le proteste per la situazione dell'immondizia. Arthur lavora per un agenzia di clown e uno dei suoi compiti consiste nel stare in strada col naso rosso e una parrucca verde con in mano un cartello pubblicitario di un negozio. Quando alcuni ragazzi gli rubano il cartello Arthur li rincorre per i marciapiedi con le sue enormi e pesanti scarpe da pagliaccio. Un collega gli presta una pistola per la sua sicurezza, ma gli scivola a terra dal costume facendo un gran rumore mentre intrattiene dei bambini in un reparto pediatrico cantando "Se sei felice e tu lo sai batti le mani". Una canzoncina difficile per Arthur che dichiara di non essere stato felice neanche un minuto della sua fottuta vita.<br />
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Questo è quanto. "Joker" è un manifesto dell'infelicità. La regia è di Todd Phillips che l'ha anche scritto insieme a Scott Silver, e le cui precedenti opere, da "Road trip" (2000) a "Old school" (2003) fino al trittico "Una notte da leoni" hanno divertito sul tema dell'idiozia immortale del maschio americano e dei suoi ostinati piani per evitare la maturità. Arthur Fleck, si potrebbe dire, rappresenta uno sviluppo in versione cattiva dello stessa tema. Abita ancora con la vecchia madre, Penny (Frances Conroy); il loro rapporto è stretto ma teso - lui le lava i capelli mentre lei fa il bagno - e Arthur deve cercare persone con cui confidarsi altrove. Oltre a diventare amico, o a immaginare di essere diventato amico, di una madre single (Zazie Beets) che abita nel suo stesso palazzo, si vede regolarmente con una psicologa (Sharon Washington), nominata dai servizi sociali, che verifica il suo stato mentale e gli prescrive i farmaci. Da lei veniamo a conoscenza che Arthur è stato ricoverato in passato e che porta con se un biglietto che mostra alle persone che dovessero spaventarsi per il suo comportamento. C'è scritto: "Perdonate la mia risata: ho una malattia".<br />
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Ma quale malattia? Che sia la sindrome pseudobulbare, originariamente una malattia neurologica e che causa risate e pianti incontrollabili? Quando è sotto stress, Arthur scoppia in stridule risate che smettono all'improvviso come sono iniziate; altre volte piange e c'è un primo piano con la scia delle lacrime sul viso pitturato di bianco del pagliaccio. (Non avevo visto gocce tanto artistiche dal 1971, quando la tinta dei capelli di Dirk Bogart si sciolse insieme alla sua anima alla fine di "Morte a Venezia".) Tuttavia, il film non sembra interessarsi a <i>cosa </i>non vada in Arthur. Ci invita soltanto a guardare il suo malessere crescere fino a diventare fuori controllo e degenerare in violenza e ci propone un collegamento vago tra la crescita del malessere privato e la più ampia malattia sociale. "Sono soltanto io, o là fuori stanno tutti impazzendo?" si chiede. Indovina: tutt'e due.<br />
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"Joker" non sembra tanto avere un progetto quanto invece essere zeppo di orrendi episodi. Come con gli animali, arrivano a coppie. Per una deliziosa coincidenza, per esempio, due delle scene principali si svolgono nei bagni pubblici. Ci sono anche due lunge sequenze dentro la metropolitana: una nella quale Arthur usa la pistola per la prima volta, e un'altra in cui, inseguito dalla polizia, entra ed esce da un vagone, come a omaggiare "Il braccio violento della legge" (1971). Ancora più significativo è che ci sono due figure paterne. Una è Murray Franklin (Robert De Niro), il presentatore di un talk show televesivo, sotto la cui ala Arthur sogna di trovare protezione e accettazione; l'altro è Thomas Waynwe (Brett Cullen), un riccone che vorrebbe diventar sindaco di Gotham. (Ha un giovane figlio di nome Bruce. Vi ricorda qualcosa?) Trent'anni prima, Penny Fleck aveva lavora per lui, e Arthur spera di sfruttare questo lontano collegamento anche se Wayne non prova altro che disprezzo per i Fleck di questo mondo frammentato. "Quelli di noi che hanno costruito qualcosa nella propria vita guarderanno sempre quelli che non hanno cotruito niente", dichiara, "e vedranno solo dei pagliacci".<br />
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Accompagnato dalle polemiche, "Joker" discende su di noi. Le discussionio online sono cresciute, si sono inasprite e diventate assurde probabilmente per il fatto che quasi nessuno, tranne i critici e gli spettatori dei festival, ha veramente visto il film. (Le emozioni vanno al massimo quando la conoscenza dei fatti è al minimo.) In un angolo ci sono quelli che sperano nel capolavoro: un film che metterà in luce una nuova dinamica psicologica nel regno dei fumetti, ideale per i nostri tempi dilatati. Nell'angolo opposto ci sono quelli che temono che Phillips e Phoenix possano dare il La a tutte le persone sole, e soprattutto al maschio bianco pieno di problemi che si sente disperatamente non amato e che apprezzerebbe un bel tutorial su come cedere alla violenza.<br />
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La cosa su cui tutti sono d'accordo tra quelli che il film l'hanno visto è la bravura con cui Pheonix tiene tutto insieme. Avrà forse la faccia coperta dal cerone, ma è il suo corpo nell'insieme, arrotolato su se stesso come una molla di carne dalla quale il film rilascia l'energia. È così magro che quando si leva la maglia e si piega, la sua spina dorsale e le ossa delle spalle sporgono dalla pelle; sembra un angelo caduto, cone le ali tagliate o uno scheletro in attesa di finire nella tomba. Credo che Francis Bacon avrebbe fissato Arthur con occhi fanmelici.<br />
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Il problema è che anche Phillips è alla mercè del suo eroe, incapace di distogliere lo sguardo o la macchina da presa dal lurido spettacolo. La stessa cosa valeva, potreste obiettare per i precedenti Joker, Jack Nicholson in "Batman" (1989) e Heath Ledger in "The Dark Knight" (2008) le cui sembianze si erano sfatte insieme alla sua mente. Ma quelli erano ruoli da non protagonista, mentre Arthur qui è il mattatore. Non deve più essere solo parte dello scenario, è lo scenario, e la sua performance è così intensa che diventa estenuante guardarla. Prendetemi per intero, sembra volerci dire, e tutto è quasi troppo da sopportare. Ogni tanto, altri attori meno costruiti attraversano la scena: Bill Camp è un detective, per esempio, e Brian Tyree Henry un impiegato dell'ospedale, entrambi meravigliosamente esausti, sembrano visitatori dal Pianeta Normale. Lo ammetto, sono un sollievo.<br />
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Ecco come stanno le cose. "Joker" non è quel grande salto avanti o tuffo nel nostro inconscio collettivo, e non è neanche un capolavoro. È un prodotto. Tutto il vociare prima del lancio dimostrano che si tratta di un'abile provocazione e se gli andiamo dietro non parteciperemo ad alcun dibattito; offriamo invece i nostri servizi gratis alla divisione del marketing della Warner Bros. Quando Dalì e Buñuel hanno fatto "L'Age d'Or" (1930), volevano iniziare una rivolta e ci sono riusciti, ma "Joker" aspira a poco più di un centinaio di recensioni e una raffica di tweet. Ovviamente accompagnati da vendite di biglietti.<br />
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La prova di questo piano ardito è ovunque si guarda nel film di Phillips e tutto quello che se ne sente. Il Joker di Nicholson forse aveva ballato al suono di "Partyman" di Prince, ma Pheonix volteggia in cima a una ripida scalinata al suono di "Rock 'n' Roll Part 2", un successo di Gary Glitter. Il pezzo era molto utilizzato dalle squadre sportive, aizzava le folle alle partite del NFL e NHL, prima che Glitter fosse condannato per possesso di pornografia minorile e sette anni più tardi di aver abusato sessualmente dei minori in Vietnam. Da allora, comprensibilmente, la canzone è uscita dalle liste delle favorite. Ci credete che la decisione di riportarla alla ribalta per "Joker" sia in realtà una scelta studiata per creare offesa? Per favore. Si dà il caso che detesti questo film più di qualsiasi altro che abbia visto negli ultimi dieci anni, ma allo stesso tempo capisco che odiarlo in modo eccessivo vorrebbe dire cadere direttamente nella trappola, perché l'indignazione prova semplicemente che la nostra attenzione è stata attirata. Chiedete al Presedente degli Stati Uniti.<br />
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"Joker" ha un suo caratteristico stile politico. Per non rischiare di essere accusato di infiammare gli animi di destra il film tiene conto di questioni più vicine al pensiero di sinistra. Veniamo informati che tagli decisi all'assistenza pubblica presto costringeranno Arthur a interrompere la terapia e l'assunzioni di farmaci e l'appello del film per permettere agli oppressi il diritto di farsi sentire rieccheggia Frank Capra e Chaplin. In una strana scena, i ricconi di Gotham, in abiti da sera, assistono addirittura a una proiezione speciale di "Tempi moderni". Per quale motivo Phillips sceglie di inserire un film del 1936 se non per dichiarare di discenderne. Anche i riferimenti a Scorsese e alle sue indagini sulla paranoia urbana non sono meno sfacciati: "Taxi driver" (1976) e di nuovo "Re per una notte" (1982), nel qual De Niro interpreta un incosciente proto-Arthur, fissato su un presentatore di talk show.<br />
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"Joker" è al suo massimo nella creazione di caos e esplosioni, innescati dai crimini di Arthur. All'inizio del film, trucida tre WASP nella sudicia metropolitana, un'azione crudele che viene interpretata dai poveri come una chiamata alle armi contro i ricchi. A questo punto la città viene invasa da una folla di arrabbiati con la maschera di Joker e un desiderio di vendetta indiscriminata. Arthur sorride loro in modo indulgente, come un lupo ai suoi cuccioli, poi si arrampica sul cofano di una macchina fracassata per gloriarsi degli applausi. (Sembra che anche il film si stia congratulando con se stesso.) Non siamo molto lontani dall'apice esplosivo di "La furia umana" (1949), un altro film sensazionale della Warner Bros. con James Cagney nella parte di... indovinate un po'? Un assassino di nome Arthur con un rapporto morboso con la madre tormentato da problemi psichiatrici e che se la ride sulla strada per la perdizione. A quei tempi, il <i>Times </i>restò sgomento: "Lasciate che vi avvertiamo pacatamente: "La furia umana" è anche un film brutalmente malvagio e il suo impatto sui sentimenti delle persone instabili e impressionabili è incalcolabile". Queste preoccupazioni non ci sono per il film di Phillips; il suo impatto è calcolato attentamente al millimetro. Mi aspettavo che qualcosa di nome "Joker" mi avrebbe divertito. E io stupido.<br />
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<br />sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-30660868972834726992019-10-16T17:40:00.000+02:002019-10-16T17:40:19.950+02:00Il pianeta in mare<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZ2-q_-sHQ3KdnuEFQfwy30n7f0bZ3prU5e48RnTiidxXhfu4ZE-afuDMmLs8DWD9fm3SzCE0NpcowyU33bOeQtxUXducOspKXy0r-v4s7Qkc039KojJHjxbbwYRSj00r-jQGJ/s1600/IlPianetaInMare_Still-49.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZ2-q_-sHQ3KdnuEFQfwy30n7f0bZ3prU5e48RnTiidxXhfu4ZE-afuDMmLs8DWD9fm3SzCE0NpcowyU33bOeQtxUXducOspKXy0r-v4s7Qkc039KojJHjxbbwYRSj00r-jQGJ/s640/IlPianetaInMare_Still-49.jpg" width="640" /></a></div>
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L'ho apprezzato, perché per niente didascalico.<br />
L'ho apprezzato un po' meno, perché proprio per niente per niente didascalico.<br />
Non spiega nulla. La telecamera si alterna tra lavoratori ed ex-lavoratori di Porto Marghera, senza introdurli in alcun modo e senza mai raccontarli. Per esempio, quei due tizi al computer che ogni tanto parlano anche in inglese e tedesco chi sono? E cosa fanno? Ma anche l'uomo e la donna che gironzolano per aree e laboratori dismessi, è chiaro che sono ex lavoratori, ma ora che fanno? Io me lo sono chiesto. <br />
Le immagini come spesso succede quando chi le pensa sa fare il suo mestiere ripagano per certi vuoti che sicuramente un abitante di quelle zone riempie automaticamente. Andrea Segre del resto è veneziano. Wikipedia dice che è nato a Dolo. La scena iniziale è bellissima: sulla linea dell'orizzonte il contorno controluce degli impianti industriali e in primo piano nella laguna la danza di una gondola. Pare che la scena sia stata casuale, che la gondola sia arrivata nell'inquadratura inaspettatamente e che inaspettatamente abbia fatto quella specie di danza. Nella scena successiva l'operaio bengalese che lavora alla costruzione delle grandi navi da crociera, una delle poche cose che ancora si producono a Marghera, e che seguiremo per tutto il film, mostra col cellulare a un suo parente il panorama industriale come se mostrasse che so un panorama toscano con un tipico filare di cipressi. Nonostante il per niente per niente didascalico, Segre riesce a far sentire allo spettatore la desolazione che regna, sia umana che materiale. Molto forti le scene con l'escavatrice che demolisce vecchi container e silos, senza che si intraveda mai l'uomo che comanda l'escavatrice; sembra una lotta tra macchine in assenza dell'elemento umano. <br />
Difficile non pensare a Il Sacro GRA di Gianfranco Rosi che resta insuperato.<br />
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Il pianeta in mare è un film del 2019 di Andrea Segre. <br />
<br />sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-11235649326779698222019-10-04T11:35:00.000+02:002019-10-04T11:35:00.331+02:00Nel segno dell'anguilla"Gli esseri più longevi finora trovati provengono dal mare. Svensson cita
la vongola oceanica Ming pescata nel 2006 lungo le coste islandesi: 507
anni. Gli scienziati hanno stimato che fosse nata intorno al 1499, poco
dopo la scoperta dell’America e mentre regnava in Cina la dinastia
Ming. Tuttavia analizzandola gli scienziati l’hanno uccisa
accidentalmente. Quanto sarebbe vissuta ancora? E quale è la coscienza
di una vongola? Nel Mar della Cina, poi, ci sono “spugne di vetro” che
possono raggiungere gli 11.000 anni di vita."<br />
<br />
Da un articolo su Doppiozero di Marco Belpolito <a href="https://www.doppiozero.com/materiali/languilla-e-lantropocene" target="_blank">L'anguilla e l'antropocene</a> a proposito di un libro di Patrick Svensson, Nel segno dell'anguilla che mi incuriosisce parecchio.<br />
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjP3T9KmXJNrBapvpEUszPyGhSosyHYE_LtwVJRNc0YPM1XYjra_bpu8ZyorFAly2fd3gQS7FrI1jFBx_5DKreYlE_omVT-I8qluEChvFMtLZbv_B9bAQ1yZUj5QGtO_fvP2ckT/s1600/icona-di-schizzo-vettore-del-pesce-dell-anguilla-mare-98966489.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="561" data-original-width="1275" height="280" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjP3T9KmXJNrBapvpEUszPyGhSosyHYE_LtwVJRNc0YPM1XYjra_bpu8ZyorFAly2fd3gQS7FrI1jFBx_5DKreYlE_omVT-I8qluEChvFMtLZbv_B9bAQ1yZUj5QGtO_fvP2ckT/s640/icona-di-schizzo-vettore-del-pesce-dell-anguilla-mare-98966489.jpg" width="640" /></a></div>
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sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-53884661018826166642019-10-01T10:31:00.000+02:002019-10-01T10:31:19.666+02:00Maratona Les Rencontres de la photographie Arles / giorno 3<i>Con ampio ritardo ecco il terzo giorno di qualche mese fa.</i> <br />
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Con la consapevolezza che il terzo giorno è l'ultimo giorno e che avremmo visto poche mostre perché la strada per tornare a casa è lunga partiamo la mattina di buonora. Anzi partiamo in anticipo, le mostre sono ancora chiuse. Ma usiamo bene il nostro tempo e facciamo un po' di spesa di prodotti francesi nel supermercato Monoprix dove al piano superiore c'è una mostra.<br />
<br />
Di cui non rimango particolarmente colpita. L'anno precedente invece in questo spazio ci avevo vista una delle mie preferite. L'unica che voglio citare è una mostra di foto di ladri beccati nei supermercati americani (credo, il fotografo di cui sono tutti i progetti al Monoprix è algerino ma che vive in Francia), fotografati con la loro misera refurtiva ed esposti alla cassa come monito per tutti quei poveracci ai quali venga in mente di rubare una scatoletta di tonno, o molto più grave una lattina di birra. <span style="color: red;">Mohamed Bourouissa</span> ha elaborato questi scatti tipo polaroid migliorandole.<br />
<br />
Non voglio dire che la mostra al Monoprix non fosse bella o interessante. Era complessa, non di immediata lettura, tranne quella delle foto segnaletiche, e arrivata al terzo giorno ho pensato che quest'anno erano molte le mostre di reportage e dai significati poco evidenti. Troppe per me che soprattutto apprezzo la bella foto. Poi bella foto vuol dire tutto e niente. Ho avuto anche l'impressione che le didascalie e le introduzioni scritte alle mostre, almeno per quel che riguarda la versione inglese che leggevo io, non fossero fatte particolarmente bene, troppo lunghe, troppo interpretative (l'interpretazione andrebbe lasciata allo spettatore), non aiutavano.<br />
<br />
Ed eccoci comunque a un'altra mostra reportage: <span style="color: red;">WALLS OF POWER</span>. Magari però siccome conosco un po' l'argomento e siccome mi interessa, questa è una lunga mostra che apprezzo. Come dice il titolo queste foto raccontano i molti muri che dividono, da quelli eretti per tenere fuori gli immigrati a quelli per separare i popoli. Quest'anno cade il trentennale della caduta del muro di Berlino (ci sono anche quelle di foto) ma nel frattempo di muri ne sono stati eretti più di quanti ce ne immaginiamo. Particolarmente toccante in una piccola stanzetta come a proteggerla dalla violenza là fuori la mostra di un progetto di un artista tedesco che su un'isola greca ha consegnato varie macchine fotografiche usa e getta a immigrati appena approdati chiedendo loro di documentare il loro viaggio e rispedirgli la machinetta. Insieme alle foto un diario, la foto della persona e dove era riuscito a stabilirsi.<br />
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Infine il gran finale al Parc des Atelier dove per fare le cose per bene ci dovresti passare tutto il giorno. <span style="color: red;">RESTLESS BODIES. East German Photography 1980-1989</span>. Dichiaro questa la mostra che mi è piaciuta di più. Sono 16 i fotografi ognuno col suo progetto, ognuno accomunato da una necessità di vita in contrasto con la difficoltà del vivere nella Germania dell'Est negli anni appena prima il crollo del muro. Ancora una volta, la fotografia come necessità e quello che mi colpisce di tutti i lavori è che le foto sono belle. Questi fotografi non fotografano solo per necessità ma per creare qualcosa di bello. Le guardo attentamente, le studio, per capire cosa le rende ai miei occhi così belle perché la maggior parte sono foto di tutti i giorni, di facce che non conosco, di luoghi normali. Sono bellissime e coinvolgenti. C'è molto nudo e molti corpi in generale, come si può intuire dal titolo, comprensibile viste tutte le limitazioni che c'erano. In una stanza buia e piccolina (troppo piccolina) vengono proiettate le foto di Tina Bara accompagnate dal suo commento che attraverso le sue foto racconta la vita di quegli anni.<br />
<br />
Negli spazi del Parc des Atelier c'erano moltissime altre mostre. Io vi lascio con questo video che faceva parte dell'enorme mostra <span style="color: red;">ON EARTH</span>. Il video è di <span style="color: red;">Guido Van Der Werve</span>.<br />
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<iframe allow="accelerometer; autoplay; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/5366DD9JauU" width="560"></iframe>
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<br />sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-58030702707253902412019-08-09T14:42:00.000+02:002019-08-09T14:42:46.081+02:00Maratona Les Rencontres de la photographie Arles / giorno 2Giornatona.<br />
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Foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto foto... all day long. Ce la faremo?<br />
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Si inizia da dove ci avevano chiuso la porta in faccia la sera prima, dal Cloitre Saint-Trophime, forse una tra le più belle sedi di mostre di Arles (ma questa cosa la scriverò anche per altri luoghi sede di mostre). Si tratta di un bellissimo chiostro attaccato alla cattedrale in stile romanico e gotico. Da una porticina si può uscire anche al piano superiore aperto del chiostro. Nella sala accanto alla porticina faccio forse la scoperta più interessante (anche più interessante so che lo ripeterò innumerevoli volte) dell'edizione di quest'anno di Les Rencontres.<br />
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<span style="color: red;">Germaine Krull GERMAINE KRULL ET JACQUES RÉMY, UN VOYAGE, MARSEILLE RIO 1941</span> Sono le foto, la maggior parte delle quali mai pubblicate perché ritrovate in un secondo tempo, scattate da Krull durante il lunghissimo viaggio a più tappe in nave di alcuni intellettuali che scappavano dalla Francia occupata. Oltre alla storia che non conoscevo sono rimasta particolarmente colpita da questa fotografa donna nata nel 1897 - non credo ci fosse molte donne fotografe a quei tempi - e della sua vita avventurosa. Ho scovato la sua autobiografia che si chiama La vita conduce la danza che sicuramente leggerò. Incontreremo di nuovo Germaine Krull in altre mostre di Les Rencontres.<br />
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Sempre nel Cloitre Saint-Trophime c'è <span style="color: red;">Emeric Lhuisset</span> con <span style="color: red;">WHEN THE CLOUDS SPEAK</span>, bel titolo, video girato in Libano paese al quale sono legata, ma la mostra a me non speak.<br />
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La Fondation Manuel Olivera-Ortiz è un altro bel luogo. Un edificio a più piani in pieno centro un po' abbandonato, con i muri scrostati, enormi finestre, balconi interni e nessun mobilio tranne al primo piano dove c'è un bar. Qui ci sono più mostre. Una è anche sulle scale. In realtà scopro mentre scrivo che né sul programma di Les Rencontres de la photographie da me accuratamente conservato e né sul sito ci sono riportate tutte le mostre all'interno di questo edificio. Disastro, perché sto andando a memoria, non ho preso appunti. L'unica mostra riportata sul programma è quella che occupava tutto il piano terra: <span style="color: red;">HEY! WHAT'S GOING ON?</span> Attenzione, no. In realtà scopro mentre scrivo che come dice il sottotitolo quelle che credevo fossero più mostre invece è una sola perché "Dagli Stati Uniti alla Cina, dall'Ucraina al Brasile, un giro del mondo per immagini e un appello alla pace". Ecco, non molto chiara questa cosa. Comunque, questo giro del mondo per immagini e un appello alla pace consisteva al primo piano di fotografie, racconti, musica, memorabilia della casa discografica Motown, salendo le scale ci sono le foto dei bambini dei quartieri poveri di Ahmedabad, in India. Ai piani superiori delle enormi foto scattate in Cina della serie la nuova via della seta - molto belle queste, sono tante, diverse tra loro, paesaggi industriali, natura, tradizioni, botteghe, persone; altre mostre che ricordo vagamente, tra cui una anche italiana, e l'opera che mi è piaciuta di più, quella di Isa Ho, Peony. Si tratta di un video proiettato su un parete raffigurante in una metà dello schermo una danzatrice vestita in abiti tradizionali taiwanesi e dall'altra penso la stessa persona in abiti moderni succinti. Ballano la stessa canzone, che noi non sentiamo, la danzatrice tradizionale muovendosi nel modo delle danze tradizionali, quella contemporanea ispirandosi anche lei alle movenze antiche ma con gesti del K-pop, che credo sia un modo di ballare e forse anche un tipo di musica, e proiettata a rallentatore. Ipnotico. Qui sotto c'è un piccolo assaggio e Isa Ho è forte, quindi ve la <a href="http://www.isaho.info/index.html" target="_blank">linko</a>.<br />
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<iframe allow="accelerometer; autoplay; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/HiROJKUoZyA" width="560"></iframe>
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Sul programma da me accuratamente custodito, a proposito di questa mostra, c'è anche scritto: in quest'era di dittature e regimi autoritari, in cui il populismo e il settarismo hanno trovato terreno fertile dal quale diffondere una nuova disorganizzazione mondiale, il programma di Hey! What's going on? risuona come un richiamo alla coscienza, alla dignità e alla pace, rivolgendo un'attenzione particolare alle popolazioni rimaste fuori dai media". Ecco, vorrei dire che questo intento nella mostra io non l'ho proprio percepito e lo capisco solo ora. Ma ben venga.<br />
<br />
E ora via con le pessime biciclette del campeggio che fanno un rumore infernale ogni volta che freni e neanche frenano tanto e che non userò mai più in vita mia qui lo giuro.<br />
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L'Église de Frère Precheur è un'altra chiesa di quelle enormi, dai soffitti altissimi e tutta vuota. Qui c'è un'altra bella mostra, di quelle che non mi sono dimenticata: si chiama <span style="color: red;">DATAZONE </span>ed è di <span style="color: red;">Philippe Chancel</span> che negli ultimi 15 anni ha viaggiato per lungo e largo per il mondo per fotografare i luoghi più sensibili al cambiamento - in senso negativo - dovuto alla modernizzazione: povertà, orrendi eco-mostri, inondazioni, guerre, inquinamento... La mostra è suddivisa nelle varie cappelle; in ogni cappella una nazione diversa. Foto enormi sono anche appese al soffitto.<br />
<br />
La stanchezza comincia a farsi sentire e delle mostre visitate prima di pranzo ricordo troppo poco. C'era quella su una rivista d'avanguardia belga degli anni trenta chiamata <span style="color: red;"><i>Variétés</i> </span>dove oltre che Man Ray e Laslo Maholy-Nagy ritrovo Germaine Krull (quella del viaggio in nave per scappare dalla Francia nazista) che già mi aveva incuriosito e ora vedendo le sue foto artistiche ancora di più. C'è anche una grossa mostra di <span style="color: red;">Evangelia Kranioti</span> dal titolo <span style="color: red;">THE LIVING THE DEAD AND THOSE AT SEA</span>. Un altro bel titolo di mostra che certe volte mi piacciono di più delle mostre stesse. La fotografa greca ha anche lei girato per lungo e largo soffermandosi sui luoghi di frontiera reali e simbolici: ci sono le cameriere africane e asiatiche che lavorano a Beirut fotografate tra le rovine della guerra in pose da concorso di bellezza, i rapporti d'amore tra i marinai di lungo corso e le prostitute delle città portuali, la scena queer di Rio de Janeiro.<br />
<br />
Pranzo finalmente. Buonissimo, me lo ricordo bene. Un ristorante mediorientale, un couscous e un tajin eccezionali e un tè alla menta. E poi via di nuovo senza pietà.<br />
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Nei sotterranei della libreria Actes Sud (lo più bella libreria del mondo, <a href="https://enezvaz.wordpress.com/2019/07/29/arles-2019-les-rencontres-del-cinquantennale/" target="_blank">cit</a>.) c'è <span style="color: red;">Camille Moirenc</span> con <span style="color: red;">RHONE</span>. Fotografie lungo il Reno dalla sua sorgente in Svizzera fino a dove sbocca nel mare in Camargue. Bella idea.<br />
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<span style="color: red;">Randa Mirza EL-ZOHRA WASN'T BORN IN A DAY</span>. Non sono foto, più delle installazioni, dei diorama, cioè un'ambientazione in scala ridotta che crea una scena. Si ispirano a storie mitologiche mediorientali. Affascinanti.<br />
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Mentre scrivo questo post mi torna addosso tutta la fatica di quella giornata che non è ancora per niente finita. E fa anche un gran caldo. Forza e coraggio. Nella palestra di un liceo dove si fa la sauna una mostra di fotografia degli studenti. Nei capannoni della stazione ferroviaria tante (tante!) piccole mostre di giovani fotografi partecipanti al Louis Roederer Discovery Award di cui mi sono rimasti impressi solo gli enormi ventilatori a terra. Nel giardino della stazione forse uno dei lavori più belli grazie anche all'ambientazione in mezzo agli alberi: <span style="color: red;">Mario del Curto</span> (che non è italiano ma svizzero) <span style="color: red;">VEGETAL HUMANITY, AS THE GARDEN UNFURLS</span>. Un altro che ha girato in lungo e in largo, lui per esplorare il rapporto tra l'uomo e la natura. Le sue foto sono appese a strutture di legno sparse nel giardino, tra siepi, panchine e fronde di alberi. Poi alla Maison des Peintre dove ci sono ben 5 mostre, ma io me ne ricordo una solo, notevole. Una piccola casetta a due piani è tutta perfettamente arredata in stile americano anni 50 per mettere in mostra una serie di fotografie - alcune appese in cornici la maggior parte proiettate sui muri tipo diapositive - di sconosciuti. Fotografie di famiglia, dei pranzi del thanksgiving, dei party nella sala da pranzo, dei barbecue sul terrazzo, persone fotografate mentre dormono nella camera da letto, gli amici fotografati accanto al nuovo televisore nella stanza della TV, una signora succinta da spiare dal buco della serratura del bagno. La mostra si chiama infatti <span style="color: red;">THE ANONYMOUS PROJECT</span>. Alla Croisière di mostre ce ne sono ben 13! E c'è anche il bar libanese con i ghiaccioli più salutari, dal packaging più chic e col prezzo più caro del mondo. E noi ce li mangiamo. Sono abbastanza sicura che qui ho di nuovo incontrato Germaine Krull anche se non ricordo dove. Qui segnalo un'installazione fantastica di cui ci sono anche le foto di altre installazioni simili. <span style="color: red;">Marjan Teeusen DESTROYED HOUSE</span>. Da una piccola porticina e dopo aver dovuto lasciare le borse entriamo in una specie di labirinto nelle fondamenta dell'edificio. Questa specie di labirinto è costruito con la tecnica del muretto a secco con tutti i pezzi dell'edificio distrutto, tutti in ordine di tipo e di colore, legni, mattoni, cemento, ferri a costruire nuovi muri dove sono stati distrutti. Fantastico. Sempre nella Croisiére c'è Weston con la mostra presente alla prima edizione di Les Rencontres de la Photographie.<br />
<br />
Per fortuna le mostre alle 19.00 chiudono (anche se non ci siamo fatti mancare un pezzo di video nella Église Saint-Blaise che poi non si capisce come mai queste chiese non sono per niente fresche, mah) perché altrimenti come degli automi noi avremmo proseguito.<br />
<br />
Aperitivo nel Balkan bar, cena tipica arlesiana vista arena - cozze gratinate col formaggio - e poi a dormire sperando di non sognare.<br />
<br />
Un post sulla fotografia senza fotografie ma con un video.sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-41247229814327012612019-08-07T11:00:00.000+02:002019-08-07T11:00:01.764+02:00Le prime foto sbagliate di ArlesForse è stato perché quel rullo 120 a colori marca Lomography era lì da qualche anno. Sicuramente qualche errore nello sviluppo c'è stato. Fatto sta che sul negativo si vedono i numerini e i pallini presenti sulla striscia di carta che protegge il rullo 120 e l'ultima foto me l'hanno tagliata e mi ci hanno appiccicato sopra un adesivo con un numero.<br />
<br />
I puristi della fotografia diranno ohibò.<br />
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Ma sono in perfetto stile Lomography e dopo il mio iniziale disappunto ho apprezzato l'imprevisto.<br />
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La macchina fotografica era la Yashica-635.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiw4hi_gmP7HcbA3E7Robr18y2-kd_OAUI3EYWcixVrRXlulO9bC0ZtQgv89FHYP1pbgckgeiiV8PjpZF526LivfN3H_D04KwElkrUMrhf4_rCF7mGGwnu6vl3vc0nbD-daB5jI/s1600/arles+120+11.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1600" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiw4hi_gmP7HcbA3E7Robr18y2-kd_OAUI3EYWcixVrRXlulO9bC0ZtQgv89FHYP1pbgckgeiiV8PjpZF526LivfN3H_D04KwElkrUMrhf4_rCF7mGGwnu6vl3vc0nbD-daB5jI/s400/arles+120+11.jpg" width="400" /></a></div>
<br />sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-21536188.post-22023957483451999682019-08-05T16:44:00.001+02:002019-08-06T15:18:30.833+02:00Maratona Les Rencontres de la photographie Arles / giorno 1Lo penso dalla prima volta che ci sono andata: l'ideale sarebbe starci almeno una settimana, e alternane visite alle mostre con giri nella piacevole Provenza e Camargue. Ma per ora sono riuscita a starci al massimo un fine settimana un po' allungato.<br />
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Ma ecco il resoconto della mia terza visita cercando di andare a memoria nell'ordine di mostre viste.<br />
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Sabato pomeriggio<br />
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<span style="color: red;">Eve Arnold, Abigail Heyman e Susan Meiselas UNRETOUCHED WOMEN</span><br />
Tre fotografe donne americane e il loro modo di vedere la figura femminile negli anni 70. Le foto fanno parte di tre libri fotografici pubblicati dalle tre autrici: Growing up female (Arnold), The unretouched women (Heyman) e Carnival strippers (Meiselas). Nella mostra ci sono i libri, i provini e altro materiale servito alla pubblicazione dei tre libri che hanno voluto rappresentare la donna lontano dagli stereotipi. Arnold la mostra nella vita di tutti i giorni, mentre fa la spessa, in casa, a lavoro e anche in situazioni molto intime come durante un parto e anche durante un aborto. Heyman fotografe anche donne famose, ci sono tra le altre Merylin Monroe e Joan Crawford, in atteggiamenti naturali, non truccate o proprio mentre se lo danno. Quello di Meseilas invece è un reportage sulle donne che si esibivano negli striptease nelle fiere di paese americane.<br />
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<span style="color: red;">Helen Levitt OBSERVING NEW YORK STREETS</span><br />
Come si intuisce dal titolo, fotografia di strada. Non mi ha particolarmente colpito, ho trovato le foto fredde. Susan Meiselas per esempio ha fatto tutta una serie di fotografie di strada nella Little Italy di New York City, Prince Street Girls, che sono molto più partecipative di queste di Levitt. Durante la mostra mi sono chiesta cos'è che rende una foto più fredda e distaccata di un'altra. Perché le foto di strada di Meseilas mi coinvolgono e quella di Levitt no. L'intento della Levitt è documentaristico, di osservazione come dice il titolo della mostra, senza sentimetalismi e cliché. Che forse è positivo. Ma il coinvogimento di Meseilas mi piace di più.<br />
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Per saperne di più su <a href="https://insideart.eu/2018/11/16/la-street-photography-di-helen-levitt/" target="_blank">Helen Levitt</a> e <a href="https://www.vogue.it/fotografia/article/susan-meiselas-unretouched-women-arles" target="_blank">Susan Meiselas</a>.<br />
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<span style="color: red;">WHAT A STORY ARLES TURNS 50</span><br />
Mostra sulla storia di Les Recontres, ci sono tutti i colorati manifesti, alcune foto rappresentative in grande formato, ci sono appese a un filo in alto le foto dell'attacco alle Torri gemelle dell'11 settembre, tutto dentro l'antica chiesa gotica des Trinitaires<br />
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<span style="color: red;">Libuše Jarcovjáková EVOKATIV</span><br />
Le sue foto le avevo già viste su Internazionale. La macchina fotografica per sopravvivere alla vita nella Cecoslovacchia dopo l'invasione russa. La sensazione di sentirsi in gabbia porta Jarcovjáková a vivere una vita scatenata fatta di feste, locali, rapporti sessuali, sbronze. C'è una foto forse scattata la mattina dopo una di queste feste dove si vede un tavolino ingombro di bicchieri, bottiglie, portaceneri e anche una tank per sviluppare il rullini. Ma ci sono anche le foto del suo lavoro in fabbrica durante il turno notturno e le foto agli immigrati cubani e vietnamiti a cui lei insegnava il ceco. Foto di quotidianità, ma una quotidianità altra da quella ufficiale e richiesta dalla società comunista cecoslovacca di quel periodo. Anche questa mostra è in una chiesa, enorme, Eglise Sainte-Anne, che contribuisce a far apprezzare la mostra<br />
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<span style="color: red;">LA MOVIDA A CHRONICAL OF TURMOIL</span><br />
Fotografie, copertine di dischi, fanzine, poster, etc tutto coloratissimo (da qui viene il manifesto di quest'anno di Les Rencontres) per raccontare la movida spagnola. Tra gli altri un Almodovar giovanissimo.<br />
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<span style="color: red;">Tom Wood MOTHERS DAUGHTERS SISTERS</span><br />
Tom Wood colleziona foto di famiglia antiche, non della sua famiglia, quelle che trova nei mercatini delle pulci. Questa mostra mette insieme queste foto di sconosciuti con foto di strada scattate da Wood, soprattutto di donne come si può dedurre dal titolo. Idea interessante, mostra non particolarmente.Gradevole aria condizionata.<br />
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Due mostre all'interno della Chapelle de la Charité che non sto neanche a nominare. <br />
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Fine prima giornata. Cena a L'èpicerie du cloitre, più un tapas bar, ma sfizioso, vini buoni e posizione molto bella.<br />
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Nello stesso vicolo del ristorante, una mostra OFF OFF, cioè una mostra che non faceva neanche parte dell'ampia offerta OFF, che è risultata una delle cose più belle e interessanti viste quest'anno ad Arles: <a href="https://marierosegilles.com/portfolio/transparences-2/" target="_blank">Marie Rose Gilles TRANSPARENCES.</a><br />
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Un post sulla fotografia senza fotografie.sburkhttp://www.blogger.com/profile/15650163958545715572noreply@blogger.com0