30.4.14

Giacomo Balla, prima del futurismo

Fallimento, 1902
e prima del fascismo.

Giacomo Balla quando firmò il Manifesto tecnico dei pittori futuristi (1910) era già un quarantenne e molto aveva già dipinto e indagato. Sulla scia del divisionismo e delle sue tematiche sociali e probabilmente impressionato dalla visione del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, anche Balla si avvicina a quelle tematiche ma in un modo tutto suo: non c'è niente di celebrativo, non ci sono le persone e l'angolazione, il punto di vista, è del tutto originale.
E poi si vede tutta la sua passione per la fotografia. 
Bello, no?!
E' in collezione privata. Qualcuno se lo tiene in salotto e se lo ammira tutte le volte che vuole?

28.4.14

Koala


E come al solito dorme.
La cosa che mi ha impressionato di più, a parte il fatto che sono veramente bellini, è che dormono su dei rami piccoli, e ti aspetti che cadano giù da un momento all'altro. Ma non succede.

27.4.14

Grand Budapest Hotel


E' di Wes Anderson.
Dal mio punto di vista non ci sarebbe da aggiungere altro.
Se Wes Anderson ti piace, ti piace e aspetti ogni nuovo film con la certezza che ti piacerà. Difficile scegliere i preferiti: forse Le avventure acquatiche di Steve Zissou; o forse Moonrise Kingdom; ma anche I Tannebaum, che è il primo che ho visto e che è un po' un classico di Wes Anderson. Ecco, per chi è nuovo a Wes Anderson consiglio di partire da lì.

Come spiegare Wes Anderson?

Secondo me è uno che racconta favole per adulti (ma che potrebbero piacere anche ai bambini). Ma favole senza alcuna morale finale o messaggio educativo. Dove forse la storia è anche poco importante, l'importante è salire sulle montagne russe e lasciarsi trasportare. Almeno la prima volta, poi la seconda magari ti guardi anche il panorama e chiacchieri col vicino.

Per tornare a Garcia Marquez, Wes Anderson è uno che racconta delle belle storie e il modo in cui le racconta mi piace molto. E come Garcia Marquez, i personaggi delle storie di Anderson sono incredibili, fanno cose al limite del magico e sono davvero unici. E anche se lì per lì non sembra perché vieni distratto dai colori e dai racconti mirabolanti, anche Wes Anderson alla fine parla di quello di cui parlano tutti, amore, amicizia, morte, gelosia, cattiveria, guerra, pace, famiglia... E come lo scrittore colombiano sceglieva con grande cura le parole, il regista americano sceglie con la stessa cura ogni singola inquadratura.
Ma anche la colonna sonora.
E i titoli di testa e di coda.
Tutto.

Grand Budapest Hotel è un film pieno zeppo di personaggi - forse anche troppi, che fai un po' fatica a stargli dietro - e pieno zeppo di attori e attrici certe volte irriconoscibili. Mai credo che avrei riconosciuto Tilda Swinton se non avessi saputo prima che c'era; e anche per Harvey Keitel mi ci è voluto un po'; c'ho messo un pochino anche con Jude Law, ma forse perché non me lo aspettavo lì. Wes Anderson ha l'abitudine di usare gli stessi attori magari anche per parti piccolissime: Bill Murray c'è praticamente sempre, come anche Owen Wilson (qui tutti e due fanno praticamenti dei camei ma se non ci fossero non sarebbe un film di Wes Anderson); Edward Norton e Adrien Brody invece per la seconda volta hanno delle parti più corpose; come anche Jeff Goldblum e Willem Defoe che si erano già visti entrambe in Le avventure acquatiche di Steve Zissou. Certo sembrerebbe che si fissi su attori maschili più che femminili, mi viene in mente solo Anjelica Houston che è apparsa in due film. In Grand Budapest Hotel poi ci sono Ralph Fiennes, che fa il protagonista, Saoirse Ronan (la bambina in Hanna), Mathieu Amalric (quest'anno ha fatto Venere in Pelliccia), Lea Seydoux (La vita di Adele), F Murray Abraham (che ha fatto un mucchio di film magari sempre parti secondarie ma che io conosco per la serie TV Homeland) e lo sconosciuto, direi co-protagonista Tony Revolori.
Ecco, parlare di un film di Wes Anderson ti permette di fare un ripassino sugli attori.

Viva Wes Anderson.

24.4.14

Osama


 Il film afghano visto per paginaQ.

22.4.14

Primo amore

La letteratura è nata quel giorno che Giona è tornato a casa è ha raccontato alla moglie che aveva fatto tardi perché era stato inghiottito da una balena.(Gabriel Garcia Marquez)



Lo dico. Il mio amore per la lettura, ed i romanzi in particolare, è cominciata con Cento anni di solitudine (uno dei pochi libri che ho letto più volte) e per molto tempo riuscivo a leggere solo Gabriel Garcia Marquez o al limite altri scrittori sudamericani. In quel periodo ci provavo ogni tanto a leggere altro, ma non funzionava, la storia non mi appassionava, e inevitabilmente tornavo in Sud America.
Poi non ricordo come ho ripreso a considerare anche il resto del mondo.
Rileggendo adesso alcuni incipit dei suoi romanzi, penso che non ci sia alcuno scrittore che mi abbia così tanto coinvolto nelle storie che raccontava e nelle parole con cui le raccontava. Mi ricordo che quando cominciavo un suo nuovo romanzo, pensavo ahh perfetto. Ma magari era anche perché avevo vent'anni.
Però penso che quell'inprinting sia rimasto e nei romanzi che leggo cerco sempre una bella storia e delle belle parole.
Certi primi amori non si scordano mai.

16.4.14

Il Passato



L'ultimo film visto per paginaQ.

11.4.14

Paradise now





Ho ripreso la lettura di The Bone People, un libro di oltre 500 pagine di una scrittrice neozelandese - Keri Hulme. E' un romanzo molto neozelandese, lo leggo e torno subito in Nuova Zelanda. Che è una bella cosa. The Bone People purtroppo non mi risulta tradotto in italiano. La traduzione sarebbe anche per niente semplice perché usa spesso la lingua maori (ci sono le traduzioni in inglese in fondo al libro) ed ha in generale una scrittura molto particolare, sia nella scelta delle parole (Keri Hulme è soprattutto una poetessa) che nel modo in cui si raccontano le cose.

Le foto sono del Milford Sound, un fiordo notevole nel sud dell'Isola del Sud. Nella prima foto non si distinguono ma ci sono le foche a prendere il sole sullo scoglio.

10.4.14

Lebanon



L'ultimo film visto per paginaQ.

8.4.14

2.4.14

Nuova Zelanda questa volta / un rullino a colori

Tra Te Anau, piccola cittadina alla fine dell'Isola del Sud che ovviamente si trova su un lago e che è una buona base per visitare il Milford Sound e gli altri fiordi della zona, e Queenstown Exco senza avvertire ferma il camper al bordo della strada. E' stanco di guidare, chiede una pausa e un cambio. Scendiamo e ci troviamo accanto a delle rotaie che così in mezzo al nulla sembrerebbero abbandonate, anche se il cartello indicherebbe il contrario.

Il montatore però fresco fresco del premio ricevuto per miglior montaggio all'Asia-Pacific Film Festival di Macao ci vede subito un set cinematografico: è la storia di due giovani e belli che in una bella giornata di sole si mettono il cappello e s'incamminano lungo dei binari che attraversano un paesaggio meraviglioso e deserto. Il cielo è limpido, intorno è silenzio, tutto risplende. In principio i due giovani sono entusiasti, si riempiono gli occhi e il cuore delle bellezze di cui sono circondati, chiacchierano e fanno progetti. Ma col passare della giornata l'entusiasmo e la felicità si trasfomano in pesantezza e angoscia: la potenza di tutta quella bellezza è troppa da sopportare, e i due quasi in uno stato di trance sceglieranno una via estrema, l'unica che sentono potrà metterli in comunione con la placida natura che li circonda.

Ma arriva saltellando un canguro... ah no, siamo in Nuova Zelanda.





1.4.14

JR / NZ

L'artista francese JR, quello che appiccica i faccioni di gente comune sugli edifici, treni, baraccopoli di tutto il mondo ha contagiato anche la capitale della Nuova Zelanda, Wellington, col suo progetto Inside Out.