27.1.14

Nuova Zelanda, questa volta: anche su paginaQ


 Un nuovo racconto neozelandese lo potete trovare anche su paginaQ.

21.1.14

Nuova Zelanda, questa volta: dal cielo




L'aeroporto di Rotorua è molto piccolo e sul lago. Sulla pista neache un aereo. È internazionale perché due volte alla settimana partono i voli per Sydney, Australia.
Quando mesi prima avevo prenotato il volo da Rotorua (Isola del Nord) a Christchurch (Isola del Sud) avevo fatto un errore digitando la mia email e quindi non mi era mai arrivata la conferma, però avevo il codice di prenotazione e i soldi dalla carta mi erano stati prelevati; quindi la logica mi diceva che io e Exco su quell'aereo dovevamo risultare.
Ma un po' di paranoia fa sempre bene.
Auntiedoris ci lascia all'ingresso e sfreccia via con la sua Nissan di 30 anni.
- Ci rivediamo a Natale.
Sfreccia via sul serio. Come la Nissan, anche auntiedoris ha un'età, 86. E la dovreste sentire se quello davanti va piano o sbaglia a mettere le frecce sulle rotonde. Auntiedoris ci ha spiegato che in Nuova Zelanda hanno da poco cambiato le regole delle frecce per le rotonde, e dice auntiedoris che se ha imparato lei alla sua età possono imparare anche tutti gli altri. Se auntiedoris fosse toscana e non fosse stata nella sua vita un ministro della chiesa presbiteriana, sono sicura che in macchina bestemmierebbe.
Entriamo e di gente ce n'è poca, intendo una decina di persone. Siamo i primi a fare il check-in. Tiro fouri i passaporti che appoggio sul banco e la stampa della schermata di internet del biglietto prenotato nel caso ci fossero dei problemi. Lei sorride e i passaporti neanche li guarda; ci chiede se abbiamo bagagli e di metterli sul nastro.
- Solo questi i vostri bagagli? Pochi.
E poi ci dà i biglietti d'imbarco. I passaporti mica li ha guardati. Avrà visto la nazionalità e capito che eravamo noi?
Il gate? Unico, lì accanto. Nessun controllo bagaglio a mano e nessun controllo passaporto.
No worries, è il mantra neozelandese. Solo 5 $ di tassa partenza.
Ci prendiamo un caffè, il primo da quando siamo in Nuova Zelanda, ristretto. Passabile.
Sulla pista sulla riva del lago non c'è neanche un aereo, neanche uno di quelli piccoli. Sulla pista non c'è proprio nessuno, solo il sole. E nell'areoporto di Rotorua il wifi funziona benissimo; io e exco ci aggiorniamo col resto del mondo.
Finché arriva il nostro aereo air newzealand: è piccolo ad elica e il paesaggio sotto tra una nuvola e l'altra ... notevole. A una delle due hostess piace attaccare bottone, prima apprezza il mio pounamu poi chiede a exco se il suo piercing aveva fatto particolarmente male, che anche lei se ne vuole fare uno, mentre i tatuaggi non le piacciono, però finché farà quel lavoro lì non se li può fare i piercing. L'altra hostess invece non sembra star bene.
Dopo un'oretta atterriamo a Christchurch, dove più tardi atterreranno gli australiani e dove ci attende il nostro camper, già affettuosamente soprannominato il bombolone. O almeno crediamo che ci attenda.

16.1.14

43 ore in aereo

...andata e ritorno naturalmente.



In realtà cerco di dormire, ma non sempre mi riesce. E dopo un po' il costante rumore, la posizione scomoda, la luce artificiale, mi rimbecilliscono a tal punto che non riesco neanche a leggere la rivista di bordo. Anche i film che scelgo di guardare, infatti, sono i più leggeri possibili.

Gli auricolari che ti forniscono in aereo sono sempre pessimi, non si sente niente: conviene sempre portarsi i propri. Le informazioni del comandante interrompono qualsiasi cosa tu stia guardando e sono a volume assordante. Se stai volando su Emirates ti urlano gli aggiornamenti di volo in arabo. Shukran.


Blue Jasmine
L'ennesimo film di Woody Allen del quale per l'ennesima volta si dice che il regista è tornato agli ennesimi splendori di un tempo. E' la storia di due sorelle, una delle quali ha appena perso tutto, era ricchissima e viveva a Manhattan, quando il marito viene arrestato per frode fiscale; l'altra, da cui la prima si rifugia, ha sempre invece vissuto alla buona a Los Angeles. Due sorelle molto diverse che non sono mai andate d'accordo ma che convivono per un breve periodo. A me non è dispiaciuto. Non è neanche un capolavoro però. Poi io non sono neanche mai stata una grande fan di Woody Allen, neanche durante gli splendori di un tempo. Blue Jasmine mi è piaciuto perché mi piace Kate Blanchett.


Enough Said
Il titolo italiano è Non dico altro (almeno è tradotto alla lettera). E' una commedia con James Gandolfini - forse è il suo ultimo film - e Julia Louis-Dreyfus. Racconta di due divorziati con figli grandi, con tutte le paranoie tipiche di chi più tanto giovane non è, che iniziano una relazione. Divertente, semplice, piacevole ben fatto.


Burn after reading
Dei fratelli Coen, si sa. Io e i fratelli Coen da un pezzo non andiamo più d'accordo. Il film non mi ha esaltato, l'ho guardato soprattutto perché c'erano John Malkovich e Tilda Swinton. E' divertente, buffi personaggi, storia assurda, ma non è un film che rimane particolarmente impresso.
 

Arthur Newman
E' con Emily Blunt e Colin Firth. E' la storia di un uomo che decide di fingersi morto per rompere con la sua vita; senza un motivo particolare: la sua vita semplicemente non gli piace. All'inizio della sua nuova vita incontra una donna un po' ladruncola, un po' svitata e simpatica. La storia del protagonista la conosciamo poco alla volta attraverso i flashback. Credo volesse essere un film sull'identità, sull'essere se stessi e smettere di fingere. Il risultato però mi è parso abbastanza mediocre. 


R.I.P.D.
Poliziotti dall'aldilà. Un film che al cinema non andrei mai a vedere. Forse non guarderei neanche in streaming in una domenica di pigrizia mortale. In realtà è divertente. L'ho scelto per Jeff Bridges, che quando si trasfoma in bionda tutta curve e sensuale è fantastico. E' tratto da un fumetto ed è la storia di un poliziotto che viene ucciso e finisce in un dipartimento di polizia nell'aldilà che va alla caccia dei cattivi sulla terra, cattivi che infatti sono dei mostri tremendi. Insomma, un film scemo, ma sull'aereo ci stava alla grande.


The Iceman
Forse è il film che mi è piaciuto di più. E' la storia, vera, di un killer spietato, Michael Shannon, soprannominato appunto uomo di ghiaccio. Un uomo che all'apparenza fa una vita normalissima, tanto che perfino la moglie, Wynona Rider, non sospetta assolutamente nulla. La moglie non è proprio sveglissima, eh. Ricorda un po' i film alla Scorsese, come Quei bravi ragazzi per citarne uno: killer, mafia, newjersey etc. Ganzo Michael Shannon. Lo consiglio.


Bridesmaids
Pensavo fosse un altro film scemo, e lo è ma in realtà è un po' meglio. Scemo++. E' una commediola, su delle damigelle americane... t'immagini!... due delle quali, una perfettina e l'altra cialtrona che fanno a gara a organizzare il più bel matrimonio per l'amica comune. Il film, credo, è anche una critica al sistema matrimonio e damigelle d'onore americane. Un po' d'ironia c'è (non a suffcienza: la scena finale del matrimonio dove sono tutti felice e c'è un trio famoso americano che canta di cui non ricordo il nome, ma non credo di averlo neanche saputo, è vomitevole... è anche ironico, ma anche vomitevole). La protagonista però è buffa, e brava - sua è anche la sceneggiatura. Credo che aiuti guardare il film in lingua originale, soprattutto per due attrici comiche americane niente male (Kristen Wiig, la protagonista, e Melissa McCarthy, una delle damigelle - che per gli intenditori è Sookie di Una Mamma per Amica).

Ho guardato anche qualche puntata di Friends, di New Girl, e 2 Broke Girls. Ho ascoltato anche qualche disco di very easy listening per aiutarmi a dormire. Insomma le ore sono tante, soprattutto le 14 ore di fila nella tratta Dubai-Brisbane (Melbourne-Dubai al ritorno) non sembrano passare mai. L'onboard entertainment serve alla grande. Secondo Exco è l'unica situazione dove un ipad ha senso.

Finalmente in Nuova Zelanda.

15.1.14

14.1.14

13.1.14

+ Melbourne, Australia


Vittorio era arrivato alla porta del suo bar col moppo, come lo chiama lui. Noi avevamo adocchiato il suo bar, mentre cercavamo parcheggio per andare a mangiare la pizza libanese. Dopo ci passiamo - ci siamo detti - magari c'ha anche il biliardino.
Così dopo cena ci dirigiamo al bar con già le squadre decise. Ma da Vittorio il biliardino non c'è, c'è solo il biliardo.
Vittorio ha circa 65 anni ed è venuto in Australia a 19 anni da un paesino della Calabria. E' venuto in nave.
- Ma quanto tempo ci ha messo?
- Un mese.
- Si sarà annoiato.
- No, a quell'età non ci si annoia, e sulla nave si trovano tante cose per passare il tempo.
Il bar di Vittorio è grande ma con pochi mobili. Alla parete sono appese fotografie di giocatori di calcio del passato che per fortuna exco riesce ad identificare, su un lato c'è il bancone del bar e nel fondo, intorno a un tavolo, cinque uomini che giocano a carte. Il bar di Vittorio sembra un circolo di paese, dove nulla è stato cambiato né spostato dal 1960.
Vittorio la prima volta è tornato in Italia dopo 14 anni.
- 14 anni!? Ma sono tanti.
E penso che se la deve essere proprio passata male se per 14 anni non è riuscito a tornare in Italia.
- Ma come mai ci ha messo così tanto a tornare?
Vittorio prima di rispondere prende una pausa e ci guarda uno a uno. Sta decidendo se ci può confessare il motivo.
- Troppe distrazioni qua in Australia. Ci sono i cavalli, i cani... Andavo in Tasmania a lavorare nelle miniere, dove si guadagnano tanti soldi in poco tempo, e poi li giocavo. Tornavo nelle miniere, per riguadagnare i soldi sufficienti per il viaggio, ma poi li giocavo. Troppe distrazioni.
E sorride.
Poi un giorno ha messo la testa a posto. Ora ogni due anni torna in Italia. E c'ha il bar su una strada principale di un quartiere di Melbourne. In Australia chiude tutto presto, ma il bar di Vittorio a quell'ora è ancora aperto. I tizi intorno al tavolo non sembrano sul procinto di andarsene.
- Non vendiamo alcolici, quindi possiamo stare aperti. Casomai tiriamo giù la serranda e rimaniamo chiusi dentro. Certe volte stiamo aperti tutta la notte.
- Però una birra, un whisky ce li abbiamo, se li chiedono.
Vittorio sulla porta del bar col bastone del moppo in mano si intrattiene volentieri a parlare con noi. E chiede anche a noi cosa facciamo a Melbourne. Ci racconta della moglie, che ha un negozio proprio lì davanti, italiana anche lei ma conosciuta in Australia e della fidanzata che lasciò in Italia: avrei dovuto sposare lei, ci dice.
Prima di salutarci ci presentiamo e ci promettiamo di tornare a bere un caffè da lui.

10.1.14

Melatonina

Il jet lag persiste. Ancora non mi sono abituata all'orario nostro e dormo malissimo. La melatonina non sembra che funzioni. Stasera prendo anche la cedreira.
Anche exco sta soffrendo. La mattina alle 8.00 è in piedi, e non sa cosa fare. Ieri è andato da solo alla mostra di Andy Warhol a Palazzo Blu. Gli è piaciuta, ha detto.

9.1.14

Nuova Zelanda, questa volta

Beh sono tornata.
Un pochino anche a malincuore, perché non si sta per niente male dall'altra parte. Sarà stato che di là era estate, che le giornate erano lunghe, che c'era aria vacanziera rilassata, fatto sta che la disintossicazione da questa vecchia affollata Europa è stato proprio un bello stare.

Quindi comincerei con i racconti. Tre li ho già scritti, uno dei quali è già apparso sulla pagina facebook di PaginaQ. PaginaQ? Il nuovo giornale online pisano di promissima apertura - 15 gennaio per l'esattezza. Ma intanto la sua pagina facebook è visibile a tutti.

E comincio a raccontare proprio da quello, che è già pronto già fatto e prendo tempo così per riorganizzarmi le idee e le fotografie per gli altri.



Le foto della Nuova Zelanda non rendono mai. Se sono belle sembrano sempre comunque cartoline.
Questo è l'inizio del Milford Sound, il suo punto più interno. Il Milford Sound è un fiordo alla punta meridionale della Nuova Zelanda, la punta ovest, dove a giugno alle 10.00 di sera è ancora giorno. Noi non ci siamo abituati e finisce che ceniamo sempre tardissimo, a buio.
È il primo fiordo che vedo: montagne alte a picco sull'acqua, e cascate, e foche. I delfini non li incontriamo. Lo percorriamo in barca ed è una bellissima giornata, cielo senza una nuvola che lì, ci dicono, è cosa rara, piove sempre ed è per quello che ci sono tutte le cascate.
In fondo al fiordo poi il mare aperto, il Tasman Sea sempre molto arrabbiato. Un bel contrasto col pacifico fiordo.
Dove il Milford Sound incontra il Tasman Sea c'è uno scoglio che si chiama post office rock, ufficio postale. Lì venivano lasciate le lettere portate dalle navi che si fermavano appena fuori dal fiordo, dentro un barile di rum appeso a un albero. Lettere che si scambiavano i primi colonizzatori della Nuova Zelanda con i parenti rimasti nel vecchio mondo. Le lettere arrivavano a destinazione anche dopo qualche anno, ma quello era l'unico sistema di cominicazione.

Qua sotto, la prima è una foto trovata su wikipedia. Le cascate sono molto alte, molto di più di quelle del Niagara per esempio. E' molto difficile capire le grandezze per via dei monti alti a picco, il più alto è 1500 m. Nella foto però c'è una barca a due piani, così da capire le dimensioni. La seconda è una vecchia foto dei primi colonizzatori.