21.12.11

Faust


Secondo un mio amico a me piacciono in modo particolare film ungheresi con sottotitoli in polacco. O forse era l'incontrario? Lui è proprio convinto di questa cosa, ma in realtà non è vero. Bisogna vedere cosa si intende per film polacchi con i sottotitoli in ungherese.
Il Faust di Sokurov, vincitore dell'ultima Mostra del Cinema di Venezia, ad esempio per me è stato un film ungherese senza sottotitoli. Credo che la visione di questo film abbia bisogno di un po' di conoscenza faustiana, cosa che io non possiedo. Io del Faust so che è un dottore che vende la sua anima al diavolo in cambio di una maggiore conoscenza, o era infinita? Boh. Forse dovrei vendere la mia anima al diavolo?
Perché certi film ci piacciono altri no? Uno dei motivi (e sottolineo tre volte e in grassetto 'uno'), per me almeno, è che nel film ci sono dei personaggi, delle situazioni, delle emozioni, con cui mi relaziono. Come per Lars Von Trier: lo odio, e questo si sa è già un bel sentimento, ma i suoi film trattano - in modo allucinante e angosciante naturalmente - problematiche che io riconosco e che in qualche modo (in un modo moooolto diverso dal suo) sono anche mie. Con il mito di Faust, raccontato da Sokurov, io non ho trovato connessioni. Eppure ci devono essere, con i miti ci sono sempre, proprio per quello sono miti.
Darren Aronofsky, quello di Black Swan e The Wrestler, che era presidente della giuria così ha detto consegnando il premio al regista russo: "Ci sono film che fanno piangere, ci sono film che fanno ridere, ci sono alcuni film che cambiano lo spettatore per sempre; e questo ne è uno." Staremo a vedere come sarà il suo prossimo film.
Tutto questo per dire che io non mi so esprimere sul Faust di Sokurov. E non credo neanche che mi abbia cambiato per sempre. Film che ti cambiano sempre poi... per quanto sia film dipendente, esistono davvero film che ti cambiamo per sempre?
Quello che però so esprimere è che l'attore che fa il diavolo mi piace molto, l'avevo visto anche nell'unico altro film di Sokurov che ho visto, l'Arca Russa, e evidentemente mi è rimasto impresso perché l'ho riconosciuto subito. Si chiama Anton Adasinky e ho scoperto che è tutto un programma. Tutti gli attori sono bravi, molto teatrali.
Molto teatrale a me sembra tutto il film. Teatrale non nel senso di Carnage, perché i luoghi in Faust sono molteplici e diversi e enormi. Teatrale per la recitazione, per i costumi eccessivi, per i silenzi, per l'espressionismo, per il trucco pesante, per i corpi in evidenza, contorti, morti, nudi.
E mi vien da dire teatrale anche per l'uso che fa dello strumento cinema: il formato 4:3, le inquadrature oblique, gli effetti deformanti, la luce verde.
Film complesso: non mi so esprimere. L'ho fatto perché mi è stato chiesto.

1 comment:

Anonymous said...

Intanto c'hai fatto un post nel tuo non saperti esprimere. E nel mio non sapermi esprimere ho capito che lo hai visto con occhi diversi dai miei.
Già tanto.
Io lo andrei a rivedere anche domani
ma parto. Oh parto!
Ci si
con foto
e post e