6.12.11

Biennale d'Arte di Venezia - chiusura tradizionale

Ormai è tradizione - perché dopo due volte è tradizione, vero - che Exco alla fine delle mie scampagnate veneziane mi raggiunga a cena.
L'altra volta il ristorante scelto ero tutto prenotato e alla fine andammo quasi a caso: la nostra strategia era farci consigliare un posto dal ristoratore al completo. Il ristorante comunque ci piacque. L'altra volta era nel quartiere di Cannaregio che rimane uno dei miei quartieri preferiti ed è comodamente vicino alla stazione. L'altra volta era aprile o forse maggio, ma sembrava estate.
Questa volta avevo prenotato. Prima di arrivare agli Arsenali avevo cercato l'Osteria consigliata dall'amico Oste, e mi ero memorizzata i punti di riferimento per ritrovarla. Questa volta pioveva a dirotto. Con Exco ci siamo dati appuntamento in cima al ponte di Rialto, l'osteria era lì vicino. Cicchetti e piatti molto abbondanti, e soprattutto prezzi veramente modesti. Il fritto però si è fatto sentire per tutta la notte e Rialto non è vicinissimo alla stazione, abbiamo perso il treno.



L'uscita della mostra negli Arsenali non è through the gift shop, è all'ingresso principale (certo poi dipende da dove entri), e siccome i negozi dei musei sono spesso parecchio interessanti, a naso una volta uscita ho cercato di ritrovare l'ingresso. E l'ho trovato, è lì che c'era quel bel catalogo delle foto di Giacomelli che se fosse pesato meno... forse forse. Invece è rimasto lì, ma l'ho fotografato; e quando mi hanno messo davanti il piatto di seppie e polenta ho pensato che non era altro che il bianco che aveva raggiunto il suo nero.

Tra le cose che mi sono piaciute di più della Biennale d'Arte di Venezia, e che mi fanno venir voglia di tornarci ma meglio organizzata, sono i 2 padiglioni in cui sono per caso capitata mentre cercavo di tornare al negozio all'ingresso della mostra negli Arsenali. Il primo è stato il padiglione del Bangladesh, che già la sua esistenza era opera d'arte. Il secondo, quello iracheno, era già più grosso e complesso. Lì ho scoperto il Bill Viola iracheno: si chiama Ali Assaf e il suo video si chiama Narciso (si trova anche online qui): sono già una sua fan. I padiglioni in giro per la città , o almeno i due che ho visto, sono altra cosa rispetto agli Arsenali. Sono dentro vecchie case un po' fatiscenti, ci sono pochissimi visitatori, sono piccole mostre un po' intime, che dopo la grandiosità degli Arsenali ci stanno proprio bene, e fanno star bene.

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