29.7.11

Conosco gente


Sezione Orizzonti:
AMIEL COURTIN-WILSON - HAIL
Australia, 104'
Daniel Jones, Leanne Letch, Dario Ettia

In concorso:
GIAN ALFONSO PACINOTTI [GIPI] - L'ULTIMO TERRESTRE
Italia, 100'
Gabriele Spinelli, Anna Bellato, Roberto Herlitzka, Teco Celio

28.7.11

Un giorno a Volterra

Sburk: Pronto? Qui piove.
Volterrateatro: Non dirlo a me!
Sburk: Ma lo spettacolo lo fate lo stesso?
Volterrateatro: Certo.

Sburk pensa: Quelli sono capaci di fare comunque lo spettacolo nel cortile e fare stare gli spettatori sotto la pioggia, che dentro il carcere non te lo fanno mica portare l'ombrello!

Chiacchiere con Cici nell'ora e più di macchina che ci vuole ad arrivare a Volterra e a non trovare parcheggio: l'università-cosa voglio fare da grande-l'esame di letteratura italiana-cesar brie bono-cmt vs disco-smettere di fumare-exco a padova e non-peugeot 106 la miglior macchina del mondo-i gatti mezzi se la tirano gli zen circus no-barba antipaticissimo-in teatro se la tirano in tanti-ma che fa la gente a volterra-mio nonno passava l'estate a volterra e ci raccontava dei matti- il murales sul muro del manicomio di volterra su cui secondo me hanno fatto qualcosa anche studio azzurro-ma quanti anni ha armando punzo-la paranoia di non essere in lista-la paranoia di essersi dimenticati il documento-senti parcheggiamo in divieto di sosta vai...

Mercuzio non vuole morire è il nuovo spettacolo della Compagnia della Fortezza. Causa pioggia ne hanno fatto qualche pezzettino nelle celle e nel corridoio del carcere. E un'altra parte nella sede di Carte Blanche. Abbiamo visto molto poco perché lo spazio è troppo piccolo per accomodare tutti gl spettatori. Abbiamo visto Giulietta e la sua balia. Un signore con le corna. Mercuzio forse. Romeo? boh. Armando Punzo è ancora nella fase recito anch'io e più di tutti gli altri messi insieme e anche col microfono; che a me ricorda Pippo del Bono e non mi piace. Per il resto, per quel poco che sono riuscita a vedere prometteva bene.

Non c'era neanche il cocomero per tutti alla fine.

Dopo lo spettacolo che improvvisamente è finito tutti alla presentazione del libro nella chiesetta sotterranea sempre del carcere.

Chiesetta sotteranea. Niente di che esteticamente, ma sotteranea davvero.

E sorpresa sorpresa presentano un libro di fotografia di Pier Nello Manoni sul graffito (lo chiamano così e non murales come lo chiamo io) del manicomio di Volterra e a seguire (un po' troppo a seguire) il documentario I graffiti della mente di Erika e Pier Nello Manoni. Il libro si chiama Nannetti, come il cognome del paziente della clinica psichiatrica autore del graffito, e contiene anche un leporello. Cioè una fotografia di tutto il graffito che è lungo 70m (il graffito non il leporello). Il leporello si chiama un foglio piegato a fisarmonica e a quanto ho capito viene proprio dal personaggio Leporello del Don Giovanni, che trascriveva i nomi di tutte le donne conquistate dal suo padrone. Nannetti si chiamava Nannetti Oreste Fernando e si firmava NOF, o anche NOF4, oppure Nanof. Il film di Studio Azzurro si chiama 'L'osservatorio nucleare del Sig. Nanof' ma dal graffito e dal suo autore prende solo spunto per poi raccontare altro. Nannetti diceva di sé 'colonello astrale' e 'ingegnere astronautico minerario del sistema mentale'. Nannetti ha riempito di parole e disegni 70m di muro esterno del padiglione psichiatrico in cui era stato rinchiuso. Con grande ordine. Prima disegnava le pagine e poi ci scriveva come se fosse un qualsiasi foglio di quaderno, e quando lungo il cammino ha incontrato una panchina dove di solito mettevano seduti i catatonici, scriveva intorno a loro per non disturbarli. NOF scriveva con la fibbia della cintola della sua divisa da malato, e quando gli si consumava ne prendeva una di qualcun altro. Non parlava con nessuno, solo con un infermiere. E' stato lui a raccontare NOF agli altri, quel poco che anche lui sapeva. La scrittura di NOF è stata definita etrusca, ma sono riusciti a decifrarla e tutto il muro è trascritto nel libro fotografico Nannetti. Lo ha scritto dal 1961 al 1972, e ha scritto di viaggi nel futuro ma anche della guerra passata, dei parenti che non aveva, di se stesso, ci sono poesie, numeri, disegni, un mondo.

Del graffito purtroppo è rimasto poco, pochissimo, cade a pezzi insieme al manicomio dismesso da decenni. Volterrateatro, Manoni e altri si muovono per cercare di salvare almeno quello che è rimasto.

Il museo di Art Brut di Losanna dedica a Nannetti una retrospettiva fino al 30 ottobre.

Il documentario di Erika e Pier Nello Manoni ha già vinto numerosi premi nei festival di documentario.



Come • una • Farfalla • Libera • son • Io • Tutto • il • Mondo • è mio e • Tutti • fo • Sognare
NOF4

25.7.11

L'arte dei ritratti

Sempre di fotografia si parla.

Di primi piani.
Primissimi piani.
Tipo quelli di JR, per esempio.
Di qualsiasi persona. Anzi se sono sconosciuti meglio, perché li guardo e cerco di capire chi sono.
Dalle rughe.
Dal naso a patata o aguzzo.
Se sorride.
Se si mette in posa.
Se guarda in camera oppure è timido.
Se è ritratto a sua insaputa.
Perché un viso è sempre in movimento, e fermarsi su una sola espressione ad occhio nudo non viene bene.
Poi penso sempre al fotografo che le fa queste foto, che c'è poco da fare hanno ragione certe popolazioni che dicono che se li fotografi gli rubi l'anima.
In realtà non gliela rubi, ci guardi solo un pochino dentro.

E ti pare poco?

Ritratti, qui.

24.7.11

L'arte di fotografare il cibo

Non è proprio il mio.
Il cibo mi piace riconoscerlo, e tuttalpiù inventargli un nome, come la rapa marziana che staziona regolarmente nel mio frigorifero per lunghi periodi.
Ma le sue foto mi piacciono.
Perché in fondo fotografare è anche mostrare le cose da prospettive che non ti aspettavi.

21.7.11

Scoperte

Chi troppo vuole nullafacente...

Esiste un wikiquote di Corrado Guzzanti.

20.7.11

Dinamiche familiari

Mi aspetto che il senso di colpa di exco/coinqui abbia lavato i piatti.

PS: macché, non esiste più il senso di colpa di una volta.

Fame

Dice qui che che l'autore di questa foto Jon Chonko ha semplicemente tagliato i panini a metà e direttamente scannerizzati. Si chiamano scanwiches.

19.7.11

Arles, Les Rencontres - i luoghi

molte chiese alcune enormi gotiche scure altre più piccoline qualche museo vero e proprio qualche galleria vera e propria un cinema capannoni ferroviari più o meno dirocatti un convento palazzi antichi stanze androni scuole










Family flambé



Per un periodo razionarono l'elettricità. Di martedì e giovedì per un certo numero di ore. Finché era giorno nessun problema, semplicemente non prendevamo l'ascensore per salire al nostro appartamento; ma oggi mi chiedo come mia madre gestisse il frigorifero. Quando l'anno scorso nel mio quartiere saltò improvvisamente la centralina dell'impianto elettrico io la mattina dopo misi la roba più facilmente deperibile in una borsa e la portai a lavoro. A lavoro siamo pieni di frigoriferi, dai -80 in su.
Il martedì e il giovedì quando diventava buio si accendevano le candele.
Ricordo che dovevo fare la lezione e sudavo con tutte quelle candele intorno ai miei libri per riuscire a vederci qualcosa. Probabilmente l'avrei potuta anche fare di giorno, ma vuoi mettere lo stress dell'ultimo minuto? Certe cose non cambiano mai.
Ricordo le cene a lume di candela che finivano col rito del fuoco che consisteva nel bruciare la buccia della frutta nelle fiammele. O forse era il sistema che i nostri genitori avevano trovato per farcela mangiare.

Polaroid onestep land camera (chissà che fine ha fatto). Foto ovviamente scattata dalla guardiana del frigorifero.

Tsaramaso dice

... che il mondo è pieno di JR.
A New Orleans per esempio.

Sburk pensa che comunque il primo amore non si scorda mai.
O meglio: certi primi amori.

17.7.11

Arles









Arles, poverina, durante la prima settimana di Les Rencontres, passa un po' in secondo piano.
La prima settimana è quella più intensa di avvenimenti, quella in cui ci sono i fotografi accanto alle loro foto per raccontartele, quella in cui ci sono i dibattiti e gli autografi sui libri, quella con i grossi portfolio da mostrare alle case editrici specializzate, quella piena di pass di giornalisti, quella in cui ci sono più visitatori; poi, come mi hanno detto gli habitué del festival, la situazione si calma, c'è meno gente.
Insomma, nonostante i soli tre giorni e i paraocchi sulla fotografia, Arles ti arriva e ti chiede di tornare con più calma.
Arles la giri a piedi o in bicicletta. Ha un colosseo bianco bianco che lo hanno appena restaurato; e un teatro romano, ma i francesi preferiscono chiamarlo teatro antico - qui è ancora aperta la ferita provocata dalle battaglie tra Asterix e Obelix e i romani.
Arles è tutta stradine e piazzette e piazze più grandi piena di tavolini. Stracolma. Di bar e ristoranti.
Arles è sul Rodano, che se prendi una barca arrivi subito in Camargue.
Ad Arles, con sei ore di macchina se non trovi traffico ci sei.
Io ci tornerei.
Ad Arles vendono il mio portapranzo.

The Get Out Clause - Paper

Forse l'unica cosa che mi è piaciuta nel padiglione From here on.
Una band inglese non avendo soldi per girare un video ha individuato varie telecamere di sorveglianza sparse per Londra, ci si è piazzata davanti e ha suonato. Poi ha richiesto le registrazioni al comune di Londra e le ha montate per farne il video.
Qui.

15.7.11

Coi post sono appost

Con Les Rencontres, questo blog ci va avanti per tutto il mese.

Arles, Les Rencontres - Organizzatevi

Istruzioni 
In blu le mostre viste.
Cliccare sul titolo del post.

Chris Marker.france - Palais de l'Archevèche  
Chris Marker è un fotografo che ha lavorato tanto per il cinema francese e per la Nouvelle Vague. Ad Arles c'erano molte cose sue, tra cui anche dei film che però non ho visto. Mi sono rimaste impresse le serie di fotografie scattate alle persone nelle metropolitane, primi piani fatti di nascosto. Curioso che le ha scattate quasi solo a donne. Per le prime che ha fatto, le serie erano due, c'era scritto che aveva usato una macchina fotografica da polso. Oh cos'è?
 
Wang Qingsong.chine - Eglise des Trinitaires
Questo è quello del particolare scattato da Mic su WC. E' un cinese che a un certo punto ho anche individuato mentre ero in fila per JR, perfettamente riconoscibile dai pochi ciuffi lunghi di capelli. Il cinese in questione ha fatto una foto lunga lunga lunga, forse 60 metri, che ritrare una specie di lungo lungo lungo bassorilievo costituito da una parete in gesso in cui ha inserito cose e persone e poi dipinte di marrone. Fango? Boh. Bah.

From here on - Atelièr de Mécanique
Enorme padiglione con tantissime piccole mostre che vorrebbero dare un'idea su dove sta andando la fotografia, o certa fotografia. Soprattutto viene esplorata l'influenza di internet, quindi foto scaricate e rielaborate in tanti modi possibili, uso delle webcam e di streetview (big google is watching you più che mai). Ma c'è anche uno che ha messo una macchina fotografica al collo del gatto, e un altro che compra foto d'epoca su ebay e poi le rifotografa insieme agli omini della playmobil. Protagonista assoluto di questo padiglione? Il pene, lui, in tutte le sue varianti e contesti. C'era anche il video di uno che dipingeva i ritratti col pene. Il suo nome? Facile: pricasso (che se lo googolate lo trovate, c'aveva il link scritto sulla schiena).  

JR.france - Grande Halle
J'adore...  

Robert Capa, Chim, Gerda Taro, La Valise Mexicaine - Musée Départemental de L'Arles Antique Veramente bella e interessante. La foto con la storia dentro, si potrebbe dire
Si tratta della valigia che conteneva i negativi delle foto scattate dai tre fotografi durante la guerra civile spagnola e che è stata solo di recente ritrovata. Mostra molto corposa perché c'è la tremenda guerra civile spagnola, ci sono tre fotografi tra i più famosi fotoreporter mai esistiti, c'è il rapporto d'amore tra Capa e Taro, c'è la morte di Taro in guerra, ci sono le foto, i provini, i giornali su cui furono pubblicate. C'è che abbiamo capito solo alla fine che potevi chiedere una lente per guardare meglio i provini invece di accecarti.
 
Les Photographies du New York Times Magazine - Eglise Sainte-Anne
 
Les Publication du New York Times Magazine - Cloitre Saint-Trophine 1er étage
 
Mexique: photographie et révolution - Espace Van Gogh Ouest

Graciela Iturbide.mexique - Espace Van Gogh Sud
Protagonista quest'anno è il Messico. Lei in particolare c'è piaciuta. 

Gabriela Figueroa.mexique - Eglise des Frères Précheurs

Enriques Metinides.mexique - Ateliers des Forges
Questo fotografo messicano ha lavorato molto per i giornali e per la cronaca nera. Racconta che questa passione gli è nata dalla sua prima passione per i film d'azione americani. Foto di incidenti stradali, di treni, aerei, omicidi, scazzottate e chi più ne ha più ne metta. Belle davvero nonostante l'argomento, anche se dopo un po' non ne potevo più. Evidentemente Metinides stesso ogni tanto non ne può più e per alleggerire ha fatto una serie dove ha inserito nelle sue foto di incidenti pezzi della sua collezione di modellini di pompieri.

Daniela Rossell.mexique - Atélier des Forges
 
Maya Goded.mexique - Atélier des Forges
Sua una delle foto che ci è rimasta più impressa: un uomo pieno di rughe davanti a un filo spinato che faceva parte della serie Terre di streghe. Ho provato a cercarla su internet ma quella non l'ho trovata. Altre .

Dulce Pinzòn.mexique - Atelier des Forges
 
Fernando Montiel Klint.mexique - Cloitre Saint-Trophime rdc
Bah. Una roba sulla fede, forse la mostra che mi è piaciuta di meno. Diciamolo: non mi è piaciuta proprio.

Inaki Bonillas.mexique - Couvent Saint-Césarie
 
Cy Twombly, Miquel Barcelo, Douglas Gordon - Chapelle Saint-Martin du Méjan
Douglas Gordon, è anche un video artista. Ha proiettato qualche anno fa sulla parete del MOMA Psycho di Hitchcock rallentandolo tantissimo. La proiezione si poteva vedere anche ad Arles, avendone il tempo. Sue erano delle fotografie di attori e attrici strappate ad arte e montate su specchi. Bello l'effetto che suggeriva il rifotografare.
 
La Galerie vu' présente Jose Ramòn Bas - Les Cinéma Actes Sud

Christophe Agou.france - Magasin Electrique
Lo devo aver visto ma non lo ricordo proprio.

Tendence Flou - Magasin Electrique
 
Amnesty International Droits de Regards - Magasin Electrique
 
Galerie SFR jeunes Talents - Couvent Saint-Césaire
 
Trisha Donnelly.Etats-Unis - Eglise Saint Honorat des Alyscamps

FOAM What's next - Bourse du Travail 
Ah peccato non averlo visto, FOAM è un bel museo della fotografia ad Amsterdam che mi è capitato di visitare.

Nicolas Guilbert.france - Abbaye de Montmajour

Ecole Nationale supérieure de la photographie d'Arles.Ellipse - Galerie Arena
 
Michel Bouvet.france - Atelier de maintenance

Cinema des Rencontres - Les Cinémas Actes Sud
Già poi ci sarebbe anche il cinema!

Ecole Nationale supérieure de la photographie d'Arles.Une attention particulière, promotion 2011 - Eglise Saint-Blaise

Augustin Rebetez.suisse - Salle Henri Comte

Des clics et des classes - Palais de Luppé
Mentre in Italia la Gelmini taglia in Francia si organizzano laboratori di fotografia con i bambini delle elementari e poi ci si fa pure la mostra ad Arles, e anche loro non è che abbiano un presidente proletario.

Stages à la Centrales Pénitentiaire d'Arles - Couvent Saint-Césaire
In questo caso, invece di entrare nella scuola, la fotografia entra nel carcere. Belle quelle in bianco e nero di Marco Ambrosi (che sì, è un pochino anche italiano) che ha un sito e un blog. Sul blog c'è la sua serie dei carcerati.

Objectif photo: Le Pari(s) des enfants - Palais Luppé


Oltre a tutte queste, nel periodo di Les Rencontres (che dura fino al 18 settembre) ci sono miriadi di altre piccole mostre fuori dal programma ufficiale. Noi siamo stati solo a Trace de L'Empire Soviétique di Eric Lusito.

Ecco volevo dare un'idea di cos'è Les Rencontres - ma è molto molto di più.

13.7.11

Arles, Les Rencontres


Nella cittadina di Arles, che si trova in Provenza, da 42 anni fanno una grande mostra di fotografia. Ma grande grande. Le varie mostre sono sparpagliate in vari edifici della cittadina: molte sono in chiese svuotate, altre in musei, palazzi antichi, conventi e una grossa parte nei capannoni abbandonati della stazione.
L'allestimento delle mostre è naturalmente parte della mostra stessa.
Le mostre sono veramente tante e per vederle tutte con un po' di calma forse bisognerebbe starci una settimana ad Arles - e ne varrebbe la pena non solo per Les Rencontres, ma per il luogo in generale (la Provenza, la Camargue, le pain au chocolat, il vino rosé, i formaggi francesi, le piazze piene di tavolini, il Rodano) e per il campeggio che costa veramente poco.
E' difficile anche decidere da dove partire a raccontare anche perché pensavo che il sito della mostra avesse la lista delle mostre e dei fotografi così da aiutarmi a riordinare le idee.
E invece no, ed io non ho proprio preso neanche un appunto.

Allora comincio da qui:
JR mi ha fatto la foto!
Non proprio, ma partecipo a un suo progetto.
Non perché sono speciale, lo poteva fare chiunque, bastava mettersi in fila.
Il mio faccione è su un manifesto.
Un giorno io e tsaramaso pensavamo anche di averlo visto JR in uno dei capannoni vicino alla stazione dove c'era la sua cabina dove chi voleva poteva entrare per farsi fotografare; e gli abbiamo sorriso.
Anche lui ci ha sorriso.
Ma tornate a casa, e con una veloce ricerca su big brother google e abbiamo scoperto che non era lui.

L'animale nell'immagine invece è uno zebù ed è sul manifesto della mostra di quest'anno. Quest'anno una delle mostre era dedicata a tutti i vecchi manifesti disegnati da Michel Bouvet, insieme agli altri disegni scartati e quelli solo abbozzati.

Luglio

Si sta
come d'estate
nel forno
il pane

7.7.11

Un perfetto gentiluomo


Le recensioni non sono per niente buone.
Ma c'è voglia di cinema all'aperto e uno ci va.
Così senza grosse pretese.
Qualcuno dice vengo anch'io, e allora si mettono le mani avanti, oh le recensioni dicono che non è un granché.
Ma c'è Kevin Kline e allora si va.
E invece no.
Proprio no.
Un commedia che proprio no.
A un certo punto la telecamera balla tipo dogma e non si capisce perché.
Qualche risata qua e là.
Le solite figurette dello sfigato.
Ma non c'è storia.
Non ci sono personaggi.
Non c'è nulla.
E insieme al nulla c'è Katie Holmes che non si sopporta mai, neanche il personaggio che fa: è vegana e canta pure. E ho detto tutto.
Paul Dano è bravo ma a me mette l'angoscia anche in fotografia - è quello di Il petroliere (ma anche di Little Miss Sunshine).
Kevin Kline non rende. Quando fa una commedia pensi sempre A un pesce di nome Wanda e non c'è gara.
Ci sarebbe John C Reilly. Ma quanti film ha fatto da non protagonista?

6.7.11

Hobbs



Un uomo fuori dal cancello dell'ospedale parla.
Parla a voce alta.
Discorsi compiuti.
Guardo meglio: non c'è nessuno con lui.
Guardo meglio: non ha un auricolare.
Parla da solo.
Ed è straniero. Balcanico, ipotizzo dall'accento.

Allora mi chiedo: se impazzisci e ti metti a parlare da solo, non parli nella tua lingua che forse ti viene meglio?
Poi mi rispondo: Ah, ma il suo amico immaginario capisce solo l'italiano.

Comunque anch'io sono sulla buona strada.

5.7.11

In un mondo migliore



E' di Susanne Bier.
E' del 2010.

Ecco, Susanne Bier mi piace.
Mi piacciono le storie che racconta.
Che sono intime e controverse. Storie di uomini e donne di fronte a scelte che non hanno LA soluzione, tanto meno quella facile. Susanne Bier è danese, e anche nei suoi film c'è la tipica angoscia danese ma niente a che fare con Von Trier e i Dogma in generale. Nei tre film che ho visto per esempio la morte è sempre lì vicino. In Noi due sconosciuti (che in inglese - è un film americano - si intitola Things we lost in the fire, e aiuta, perché il film non è per niente ai livelli di questo e di Dopo il matrimonio; anche se c'è Benicio Del Toro che vale la pena) è proprio protagonista, negli altri due influisce.
Mi piacciono i suoi personaggi.
Uomini e donne intimi e controversi. In questo ci sono anche due ragazzini intimi e controversi, che essendo ragazzini forse lo sono anche di più intimi e controversi.
Mi piace la fotografia.
E prometto che il prossimo film che fa lo vado a vedere al cinema. Anche se leggo che nel prossimo film c'è Pierce Brosnan.
Mi piacciono i suoi titoli di coda.
In un mondo migliore proprio nei titoli di coda c'è una fotografia bellissima. Per il resto è Africa e la Danimarca d'estate, che è quasi troppo facile, che in Africa e in Danimarca d'estate c'è sempre questa luce perfetta. Ma non è scontato. Come non lo sono scontate certe inquadrature dall'alto di un silos.
Mi piacciono i suoi attori.
Anche perché non sono le solite facce conosciute.
Mi piace perché è danese.
E non me l'aspettavo.

A molti questo film è piaciuto meno di Dopo il matrimonio. Io che ci metto un po' a prendere confidenza, col terzo film a Susanne mi ci sono proprio affezionata

Caos

Sul sito del fotografo di scena ci sono le foto di Jovanotti e della sua casa.
Vedo il suo disordine e penso, via su più o meno come il mio.
Poi penso anche, lui il suo disordine se lo sparpaglia chissà in quante stanze e giardino, io in due quasiquasi una - l'altra è di exco che ogni tanto gli vengono le manie dell'ordine e mi piega i vestiti e me li mette a casaccio nell'armadio.
Poi in realtà il mio problema sono i peli dei gatti.

4.7.11

2011 Mondiali Rebeldi

In finale Tazza D'Oro - Senegal 6-4.
Partita tesa, come spesso lo sono le finali
Exco poco in forma segna per la Tazza solo un gol.

2.7.11

Vacanze in costruzione




Deja vu

Exco va a Padova ma non dà l'esame.
Exco di mattina in dormiveglia mi racconta di aver istallato Ubuntu.