31.3.11

Desk-o dining



Ormai solo design in linea col nuovo look di A/R.
Per i miei pranzetti a lavoro: fondamentali per rimanere aggiornata sui programmi alla TV.

29.3.11

Il Cigno Nero


E' di Darren Aronofsky.
Quello di The Wrestler, L'albero della vita, Requiem for a Dream.
Certo a rileggere i suoi titoli Aronofsky è veramente cupo. Non credo di volerlo conoscere.
Per il Cigno Nero c'era un certa aspettativa.
L'aspettativa è tremenda. Raramente qualcosa è all'altezza delle aspettative.
Certo, dipende anche da cosa uno si aspetta.
La locandina poi del Cigno Nero non mi piaceva, col primo piano di Natalie Portman.
Natalie Portman poi non è tra le mie attrici preferiti.
Ma ho pensato: sono solo pregiudizi.
Superare i pregiudizi, andare al cinema, vedere il Cigno Nero. Il mondo dei blogger cinefili ha gridato al capolavoro. Tutti.

Invece.

Non sono un appassionata di danza classica, ma guardarla non mi dispiace. Mi piace Tchaikovsky, lo Schiaccianoci e Il lago dei cigni. Il coreografo Vincent Cassel arriva e dice abbiamo in mente un nuovo Lago dei Cigni, diverso, strepitoso, come non si è mai visto prima. Ecco anche lui si mette a creare aspettative. La compagnia di danza è di New York, una signora compagnia di danza, con i migliori ballerini al mondo, o quasi insomma, che provano tutti i giorni, tante ore, con le dita dei piedi sfatti. Ma Il lago dei cigni che mettono in scena ha un livello di strepitosità non molto superiore a quello che potrebbe mettere su una scuola di danza classica qualsiasi se avesse i soldi per permettersi quei costumi e quei ballerini.
Ok, ma non era un film sulla danza.
Natalie Portman. L'ho già detto che non mi fa impazzire e magari il doppiaggio l'ha totalmente stravolta, ma ha questa vocina straziante tutto il tempo, non parla mai in modo normale, sta sempre a piangere, il suo viso è una continua smorfia. Sempre. Troppo. Gli altri meglio; a me è piaciuta Wynona Riyer che ha una parte piccolissima.
Ho capito che la storia riguardava il bene e il male, il cigno bianco e quello nero, il doppio e la protagonista è alla ricerca del suo lato oscuro. Secondo me non lo trova proprio, nonostante il finale.
Ho capito anche che la storia riguarda anche la ricerca della perfezione e cosa si è disposti a fare per raggiungerla. E Nina, Natalie Portman, per essere un cigno nero perfetto va alla ricerca del suo lato oscuro, che siccome poi secondo me non lo trova, anche il discorso sulla perfezione cade.
E' pieno di situazioni oniriche e sovrannaturali, cose che succedono che in realtà non succedono, sogni che sembrano reali, immagini nello specchio che si muovo per conto loro. Belle, affascinanti, ma un po' fini a se stesse; non sono riuscita a inserirle nella storia. Come anche le scene splatter, il sangue, le mutilazioni al corpo; anche quelle affascinanti, ma poi rimanevano lì. E le scene di sesso, stessa storia.

Rimango col dubbio di non aver afferrato qualcosa.

Sulla mia sinistra c'erano due signore: una ha risposto al cellulare durante il film, l'altra stava malissimo durante le scene splatter (anch'io chiudo gli'occhi, ma non sbatto la testa sulla poltrona davanti).
Sulla mia destra c'era un tizio che ha sghignazzato tutto il tempo, soprattutto durante le scene splatter, girandosi verso di me cercando di coinvolgermi. Io sono rimasta impassibile e ho fatto finta di non conoscerlo. Però ha coinvolto nello sghignazzamento le tre squinzie alla sua di destra, o forse loro hanno coinvolto lui, o forse avevano ragione a sghignazzare, o forse ero semplicemente seduta nella fila sbagliata, oppure in quella giusta.

La primavera

secondo Hokusai e Van Gogh:





28.3.11

Tsaramaso segnala

Quelli che il Mac.

L'illusionista


E' un film d'animazione.
Francese.
Di Sylvain Chomet. Che è lo stesso di Les Triplettes de Belleville.
La sceneggiatura però è di Jacques Tati.
Jacques Tati è Monsieur Hulot.
Jacques Tati è Mon Oncle, Play Time, Giorno di Festa, Trafic.
Jacques Tati scrisse L'illusionista poi morì prima di riuscire a girarlo.

Poi si narra che la figlia di Jacques Tati, Sophie Tatischeff, abbia portato la storia a Sylvain Chomet. In Les Triplettes de Belleville c'era un omaggio a Tati. Purtroppo anche Sophie Tatischeff muore prima ancora che Sylvain Chomet cominci a lavorare sul film, e infatti lo dedica a lei. Si narra anche però, che Tati abbia scritto questa storia per un'altra figlia che però non volle riconoscere, e che quest'altra figlia se la sia un po' presa per la dedica alla figlia ufficiale.
Quante storie dientro un cartome animato.

L'illusionista è un bel film d'animazione. Belli i disegni. Belli i personaggi, soprattutto quelli secondari.
Sono i due protagonisti che mi sono piaciuti meno. Il protagonista, cioè il mago, cioè Jacques Tati, è Jacques Tati preciso preciso, ma siccome parte del fascino del Jacques Tati in carne ed ossa è proprio che sembra un fumetto vivente, trasformato in un fumetto, davvero, secondo me rende meno. L'altro personaggio principale, una bambina che rimane colpita dalle magie del mago e che si mette a seguirlo non l'ho capito molto, alla fine mi sembra che si approfitti di lui e poco più. Purtroppo il paragone con i film di Tati (se uno li ha visti, e se uno non li ha visti li deve vedere assolutamente) è inevitabile, e a L'illusionista manca l'incredibile leggerezza che avevano i film dell'attore-mimo-regista francese.
Ma quella leggerezza lì ce l'hanno veramente in pochi.

25.3.11

Luoghi umani - passaggi d'assenza

Il video di cbp che va col nuovo look di A/R.

Sue, you're in the wrong place

Oggi in Germania si festeggia l'Equal Pay Day.
L'Equal Pay Day è il giorno fino al quale una donna deve lavorare in più oltre l'anno precedente, per avere uno stipendio pari a quello che l'uomo guadagna in un anno di 12 mesi.

I motivi citati nel sito per la disparità di guadagno tra uomini e donne sono, tra gli altri:
- il lavoro della donna è meno valorizzato
- le donne più spesso lavorano part time
- le donne interrompono la loro carriera più frequentemente
- gli stereotipi sessuali ancora predominano

Ogni nazione ha il suo personale Equal Pay Day.
La Nuova Zelanda, ad esempio lo festeggia il 18 febbraio; l'Australia a settembre; l'Italia non è stata calcolata.

(fonte: la vitt dalla Germania)

24.3.11

Bimbi



Quando exco era piccolo e ancora avevo la convinzione di poter influenzare la sua vita futura compravo o prendevo in biblioteca un mucchio di libri per bambini. Pensavo in questo modo di nutrire la sua vena artistica e quella di appassionato lettore.
Il risultato è stato che ogni tanto legge un libro. E' un fatto così raro che fa notizia e ne scrivo qui.
Per quanto riguarda l'arte, è passato molto tempo da quando me lo portavo dietro a forza per musei, barattando una visita allo stadio di Barcellona per quella al museo di Mirò. Davanti a opere d'arte contemporanea, la sua reazione tipica era questo lo saprei fare anch'io. Davanti a opere d'arte più tradizionali la sua reazione era guardarsi intorno alla ricerca della sedia del custode sperando di trovarla libera. Ascoltavo sempre con meraviglia i racconti di certe guide di certe mostre, ad esempio di Kandinsky, che raccontavano come i bambini non avevano bisogno di spiegazioni davanti ai suoi quadri, capivano tutto subito, entravano d'istinto nel senso dell'opera. A exco questo non succedeva. Mai.

Il 22 marzo hanno premiato i nuovi migliori illustratori di libri per bambini.
Qui un sito che ne raccoglie di belli.

Sopra, un classico: Quentin Blake.

La primavera araba

Sul The Guardian, un timeline interattivo che racconta le proteste del mondo arabo.

Sburk. Basta.

23.3.11

Elisabeth Taylor



"I haven't read any of the autobiographies about me."

Time
Life

Toh!

E' primavera.
Davvero.
Anche qui.

PS molte ore dopo: 
blogger comunque si fa un po' troppo i cazzi suoi.

21.3.11

Un flauto magico di Mozart di Peter Brook


Era al Piccolo di Milano.
Era a Milano.
Ma non alla Scala.
Non alla Scala e non una prima - quasi un'ultima direi - ma le pellicce c'erano ancora.
Io avevo comprato il biglietto con largo anticipo, con surplus di prevendita quindi, ma la fila l'ho dovuta fare comunque, insieme a quelli che il biglietto non l'avevano.
La fila alle 19.00 - il botteghino apriva alle 19.30 - era una fila molto ordinata, nordica, davanti a uno dei cancelli chiusi. I cancelli al Piccolo di Milano sono otto (vado a memoria, diciamo a occhio) uno accanto all'altro intorno alla porta d'ingresso del teatro stesso. L'impiegato del Piccolo di Milano che alle 19.20 viene ad aprire i cancelli decide però di non aprire quel cancello davanti al quale si è formata una certa fila, ordinata, nordica; ma un altro. Risultato: sprint dei concorrenti a riaggiudicarsi la pole position. Risultato finale: una tipica fila-bolgia.
Una voce nella mischia, forse uno che in seconda battuta si è ritrovato retrocesso, chiede all'impiegato perché non ha aperto il cancello davanti al quale si era formata la fila. Risposta dell'impiegato: Ora non posso neanche aprire i cancelli nell'ordine che decido io!
E intanto la fila-bolgia si ingrandisce.
Apertura delle porte a vetro.
Io non sono brava con le file, anche quando sono ordinate, nordiche, scelgo sempre la più lenta, quella dove si infilano, davanti a me, altre persone, dove finisce il rotolo dello scontrino, dove c'è la lettura del salvatempo, e anche al Piccolo retrocedo inesorabilmente. Anche perché avevo supposto ci fosse una fila dedicata a chi il biglietto ce l'aveva già, e mi ero diretta sicura verso la terza impiegata dietro il banco che pensavo fosse lì apposta per me. Non faceva niente. Ma mi sbagliavo. Mi infilo di nuovo nella bolgia.
Una signora con le idee poco chiare, o forse chiarissime, salta tutta la fila-bolgia e si presenta direttamente alla biglietteria. E' la signora della biglietteria che le dice che deve fare la fila. La fila-bolgia non si era accorta di nulla. La signora smarrita si volta verso la quarantina di persone e dice Ah non l'avevo vista. Oddio, forse aveva anche ragione, non avevamo l'aspetto di una fila. Infatti si mette solo dietro la terza persona ma la fila-bolgia non si scompone, rassegnata a essere bolgia non si sente neanche in diritto di protestare, come farebbe una fila, ordinata, nordica.
La signora con le idee poco chiare me la ritrovo seduta davanti in galleria. La sua amica - girano sempre a coppie queste persone qui - ha portato una torcia da spereologi che accende, a intervalli inprevedibili, durante lo spettacolo per leggere il testo, dell'opera suppongo, su un libretto di CD. Il Piccolo ogni volta si illumina a giorno. Il testo dell'opera, tradotto, è proiettato sopra il palco. Forse lei non se ne è accorta.
E' il 17 marzo. Si festeggia l'Italia. Viene suonato l'Inno di Mameli. Qualcuno timidamente canta un po' sottovoce. Mi fa una certa tenerezza, questo inno cantato sottovoce. Tutti sono in piedi. La signora dietro di me una volta seduti sentenzia un 'alla faccia della lega'.
All'uscita vediamo scendere le scale un signore vestito da Garibaldi: mantello cappello e barba. Lo capiamo dopo però, all'inizio pensavamo fosse solo uno un po' stravagante.
Il Piccolo di Milano ha una bella acustica.

Lo spettacolo. Ne vogliamo parlare.

Voglio una maglietta con la seguente lista sulla schiena e davanti la faccia ridente di Peter Brook:
2003 Prato Metastasio, Ta main dans la mienne
2004 Prato Fabbricone, Il grande inquisitore
2007 Cascina, Sizwe Banzi è morto
2009 Milano Studio, Fragments di Becket
2011 Milano Piccolo, Un flauto magico di Mozart

La scena è vuota, come ormai Brook ci ha abituati. Basta srotolare per terra un tappeto, disse negli anni settanta, e così ha continuato. Non serve altro, non certo un teatro. In scena quindi soltanto un pianoforte a coda (non c'è orchestra) e dei pali in ordine sparso in piedi. Poi con i pali si fanno gli uccelli di Papageno, le stanze in cui è rinchiusa Pamina, il tempio in cui entra Tamino, le foreste che attraversano. I cantanti sono tutti giovani e tutti scalzi. La Regina della notte è molto bassa rispetto agli altri cantanti e non sembra una Regina della notte. Le parti cantate sono in tedesco e quelle parlate in francese. In scena anche due attori della compagnia di Brook, William Nadylam e Abdou Ouologuem, che fanno tutte le piccole parti secondarie non cantate.
Lo spettacolo ci convince poco, a tutti e tre, ci confessiamo due giorni dopo. Non ha l'aspetto dell'opera lirica né quello dello spettacolo teatrale. I cantanti non sono attori, e gli attori si vede subito che sono attori di Brook. Anche l'uso di due lingue mi disorienta.
Aspetto allora a farmi la maglietta - tanto l'avrei chiesta a Bart - così spero di aggiugerci il titolo di uno spettacolo di Brook che mi piace di più.

Milano-Martinengo-Lago d'Iseo-Noceto

Pizzoccheri
Salame di Monte Isola
Rose di Parma
Caponata
Finocchi tagliati fini fini
Carota grattugiata
Parmigiano
Torta di cioccolato e pera della pasticceria di Martinengo
Strüüüüdel della pasticceria di Martinengo
Crostata di marmella di more, forse
Cous cous con agnello
Cous cous con patate e zucca
Parmigiano
Peperoncini ripieni
Carciofi sott'olio
Arance condite
Pane di Ceralli (Frascati)
Parmigiano
Focaccia di Marina di Pisa
Focaccia rossa
Mesticanza
Provola
Pecorino di Pienza
Coppa
Moscardini
Tagliatelle con tartufo
Frittatina con erbette
Parmigiano
Carciofi (mammole) alla romana
Biscotti
Cantuccini, inzuppati nella Malvasia
Gelato
Caffè, dentro belle tazzine floreali
Vino di Frascati
Vino Franciacorta
Vino di Luni
Malvasia

16.3.11

Le quattro volte


Mi era sfuggito.
Completamente.
Dall'Australia, dove invece l'hanno visto, me lo ricordano.
Un promemoria.

Il petroliere libico

Chi importa il petrolio libico, in percentuale e numero di barili.
(Fonte, The Economist su Internazionale).

15.3.11

Cinema links

Quando c'è lo sguardo in camera.
Quando c'è lo specchio.
Quando c'è il cibo.
Quando sono mille.
Quando le sai tutte.

Poi siccome quest'ultimo mi era piaciuto assai sono andata a curiosare il sito del Concept and Illustrations: Ji Lee. Ci potrei passare tre giorni. Per ora ho apprezzato nella sezione Independent Projects, The Bubble Project  e Word as Image.

14.3.11

Pop

Progetto Sufjan Stevens se lo conosci lo ami

Ma la fama di Sufjan Stevens è soprattutto dovuta al suo folle progetto di fare un disco per ogni stato d'America.
Sono cinquanta.
E' giovane, ce la può fare.
Fino ad oggi ne ha fatti due.
Il primo è Michigan, lo stato dove è nato; e naturalmente è un altro concept album.
Stevens non dice così per dire. E' personcina seria lui. Ogni canzone parla davvero dello stato: sono fatti di cronaca, personaggi strani di una città, luoghi di villeggiatura, etc. In Michigan, ad esempio c'è la canzone Flint e si parla di industria automobilistica. Anche il primo documentario di Michael Moore, Roger & Me, parla di Flint e dei licenziamenti.


Mentre Holland, racconta di vacanze estive. Ma non serve ascoltare il testo per capirlo.


Il geko ancora a sorpresa


In onore del Giappone.
Le unghie finte che van tanto di moda.
Si viaggia per non fotografare sempre le stesse cose. Come anche questa.
Oppure, per non fotografare sempre la stessa cosa, si allunga tantissimo l'esposizione.
Short film su youtube, per le sere d'inverno che sono tornate.
La tracklist del geko del momento.
Cibo per gli occhi.
Un progetto interessante non ancora partito.
Per la serie piccole case.
La cappella sistina.
Il gatto.
La massima.
E quella del geko:
nonostante la maggioranza demografica e d'uso
la vita ti riserva la tavoletta del water sollevata

Un gelido inverno



E' un film che ha vinto il Sundance Festival.
I film del Sundance Festival che mi è capitato di vedere sono film americani che fanno finta di essere europei. Europei alla Dardenne: un po' neorealisti, un po' dogma, un po' attori non professionisti, un po' storie tristissime senza via d'uscita cazzotti nello stomaco. I Dardenne non mi piacciono ma io mi ostino a vedere film che vincono il Sundance. Lo vedo sullo scaffale della videoteca con la sua coroncina Sundance e dico ecco quello. Mi passerà.
E' un film di Debra Granik.
Una donna. L'anno scorso sembrava che di registe donne esistesse solo Kathryn Bigelow. Articoli e articoli sul maschilismo del mondo del cinema, che sarà anche vero, come è vero anche in tanti altri mondi; ma sembrava ci fosse solo lei, poverina, a combattere per tutte le donne registe del mondo. Jane Campion dimenticata, e Susanne Bier, che quest'anno ha vinto l'Oscar per il miglior film straniero, pure. E non mi sembra si sia fatto questo gran parlare quest'anno della donna regista che ha vinto l'Oscar.
E' un film sull'America sconosciuta.
Quella che sta nel mezzo tra la East Coast e la West Coast, e sotto Chicago. Quella che probabilmente vota per i Bush. Quella da dove vengono la maggior parte dei soldati mandati in Iraq e in Afghanistan, ma sarà proprio un sergente che si trova nella zona per recrutare nuovi soldati a dare il consiglio più normale alla protagonista del film. Quella fuori legge e omertosa. Quella dove di scuola se ne vede proprio poca, e l'università è sconosciuta. Quella senza assistenza sociale né comunità che si ritrova e si aiuta al momento del bisogno. Quella dove si fanno tanti figli. Quella dove sono tutti parenti, e il cognome si porta con orgoglio, ma di vantaggi non se ne vede neanche uno. Insomma, l'altra America, per niente bella.
E' un film che non denuncia, però.
Forse è questo che secondo me gli è mancato. O forse, per altri, proprio questo è il suo bello.
Mi ha ricordato Il Grinta, mi dice Lafra. Anche qui una ragazzina che in qualche modo parte per vendicare il padre. Anche la Aspesi lo pensa.

Mi rendo conto che ultimamente ho visto solo film sui padri (Il Grinta, Biutiful, Dopo il matrimonio, Un gelido inverno). Mah.

11.3.11

Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo

Chi alla meraviglia chiude gli occhi
di morte sente tredici rintocchi





Parnassus è Terry Gilliam e Terry Gilliam è Monty Python, Brazil, L'esercito delle 12 scimmie, Paura e delirio a Las Vegas, il Barome Munchausen, il progetto Don Quixote.
Parnassus è Christopher Plummer e Christopher Plummer è Parnassus.
Parnassus è Tom Waits e Tom Waits è il diavolo Nick.
Parnassus è Heath Ledger che è morto a 29 anni durante la lavorazione del film.
Parnassus è Johnny Depp, Jude Law e Colin Farrel che interpretano le parti mancanti di Heath Ledger.
Parnassus è vieni che ti racconto una storia perché le storie che si raccontano fanno andare avanti l'universo.
Parnassus è un teatrino su ruote di saltinbanco un po' straccioni caduti nella Londra del 2000 e provenienti dal medioevo.
Parnassus è fiaba, effetti speciali, la bella figlia di Parnassus, il ragazzo che la ama ma non è ricambiato e il nano saggio e severo.
Parnassus è trama che c'è ma scompare dietro lo specchio, nell'Imaginarium, dove tutto quello che l'immaginazione pensa accade .
Parnassus è cinema, quello magico, fantasmagorico, sorprendente, treno dei Fratelli Lumière che sembrava finire addosso ai primi pochi spettatori.

Tony: Dove diavolo siamo?
Percy: Dal punto di vista geografico, nell'emisfero del nord; dal punto di vista sociale, ai margini; dal punto di vista narrativo, con molta strada da fare.

Solito tormentone: ma perché si traducono così i titoli? ma perché non L'Immaginarium del Dottor Parnassus (traduzione alla lettera del titolo originale)? ma perché perché perché perché perché perché perché perché?

9.3.11

Aplomb in famiglia

Mi zia neozelandese, auntiedoris, che abita e ha sempre abitato proprio là in Nuova Zelanda risponde dopo appena 20 giorni alla mia email che le chiedeva notizie sul dopo terremoto. Lei abita da tutta altra parte, nell'Isola del Nord mentre Christchurch si trova nell'Isola del Sud, ma ricordavo che aveva amici da quelle parte e la città dove è nata e cresciuta (insieme a mia madre), Timaru, è poco distante.
Dopo soli 20 giorni insomma mi risponde. Non che io fossi preoccupata - in famiglia siamo fatti così.
Mi racconta che la mattina del terremoto (la scossa c'è stata all'ora di pranzo) lei, maguardaunpo', si trovava proprio a Christchurch in partenza per una vacanza nel sud dell'isola insieme a quella sua amica che abita lì, dove c'è stato il terremoto.
C'era nell'email un qualche sentimento di sollievo di una persona che ha mancato di sei ore un terremoto dove sono morte più di centocinquanta persone?
Manco per idea.
Mi racconta che nonostante il terremoto sono comunque riuscite a farsi una bella girata e che ha fatto tante foto che metterà nel calendario che mi spedirà a natale e che ha visto un video della vita sott'acqua che poi mi manderà per invogliarmi a mettere i soldi da parte per tornare a trovarla.
La mia ziettina neozelandese ha secondo i miei calcoli 83 anni.
La mia ziettina neozelandese era un ministro della chiesa presbiteriana.
Credo che questi due fattori possano contribuire a spiegare il suo aplomb.

8.3.11

I links del geko a marzo

A Ran Hwang, coreana, piacciono i bottoni. A chi non piacciono? Io come reliquia di famiglia ho una scatola piena di bottoni.
Si va in Norvegia?
Ah, i vecchi computer.
Al MOMA c'è la mostra di Tim Burton.
Una casetta portatile.
Picasso.
Vuoi scrivere il diario ma non ne hai la costanza. Qui ti mandano un'email tutti i giorni e ti chiedono com'è andata. Ansia assicurata.
22 tracks.
Una storiella.
Un'altra, a cartoni.
I frattali. Ma che sono?

7.3.11

In caso di bisogno

Rompere il vetro, anzi no, che poi non è neanche di vetro lo schermo. Clicca qui.

Dopo il matrimonio


E' del 2006.
E' di Susanne Bier. Danese. Quest'anno con "In un mondo migliore" ha vinto l'Oscar per miglior film straniero.
E' il primo film che vedo di lei.
Non ho un grosso feeling con i film danesi, legati in qualche modo a Dogma: apprezzo la filosofia ma poche volte mi entusiasmano. Il mio preferito del genere rimane Festen, di Vinterberg.
Dopo il matrimonio comincia in India.
Dopo il matrimonio comincia sulle musiche dei Sigur Ros.
Il protagonista mi ricorda Christopher Walken.
Chi ben comincia è a metà dell'opera? Direi di sì.
Matrimoni, compleanni, funerali, primissimi piani, design danese, Copenhagen, l'estare nordica, la villa nel verde, la telecamera a mano, i rapporti in famiglia. Tutto da un punto di visto nordico. E' stato interessante vederlo dopo il messicano Biutiful.
Io mi sento più vicina al secondo.

3.3.11

Progetto Sufjan Stevens se lo conosci lo ami

Sufjan Stevens è nato nel 1975 a Detroit, Michigan. Sufjan è un nome persiano e significa "arriva con la spada". Suo fratello si chiama Marzuki e fa il maratoneta.
Sufjan Stevens suona i seguenti strumenti: chitarra, basso, banjo, sitar, pianoforte, xilofono, vibrafono, corno inglese, oboe, flauto dolce.
La sua carriera musicale inizia nella rock band Marzuki.
Il suo secondo album solista è del 2001 e si intitola Enjoy the Rabbit: è un concept album sui segni zodiacali cinesi. Non lo conosco quest'album, ho sentito solo un paio di pezzi, tutt'e due solo strumentali e parecchio elettronici.
Questo è Year of the Dog, dall'album Enjoy the Rabbit.


 

2.3.11

Biutiful


Ana: Come si scrive 'beautiful'?
Uxbal: Si scrive come si pronuncia.

Perché è Alejandro Gonzalez Inarritu.
Perché prima c'è stato Babel, 21 grammi e Amores Perros.
Perché l'unione tra Inarritu e il suo sceneggiatore storico Guillermo Arriaga si è sciolta, e la critica si divide tra non ci siamo proprio e va benissimo lo stesso. Per me va benissimo lo stesso.
Perché anche se non ci sono tutte le storie che poi si collegano il cerchio si chiude lo stesso.
Perché si piange per un paio di sassi come in un altro bel film.
Perché parla di padri e figli. E di perdite.
Perché Javier Bardem è grandissimo e anche Maricel Alvarez che fa la moglie. E sono bellissimi anche i loro nasi.
Perché non capivo se davvero era Barcellona.
Perché certe cose come al solito non le capisco comunque. Ed è per questo che non posso andare al cinema da sola, ho sempre bisogno di qualcuno che dopo, ma anche durante, mi spieghi certe cose che al resto del mondo sono chiare.
Perché chi era sul soffitto alla fine comunque non l'abbiamo capito e rimaniamo nel dubbio.
Perché anche in questo film c'è la neve.
Perché la scena delle mani è bella.
Perché c'è il sovrannaturale ma senza esigerare.
Perché c'è tanta realtà.
Perché è Alejandro Gonzalez Inarritu.

Biutiful è un film caotico, pomposo e sporco, e per questo mi sembra di capire a molti non piace. I personaggi non sono chiari, certe storie non si capisce come vanno a finire, certi pezzi non combaciano. La macchina da presa è irrequieta e invadente. A me è piaciuto proprio per tutto questo, e proprio per questo Il Grinta, dove tutto torna, mi è piaciuto di meno.

1.3.11

Il Grinta


E' dei fratelli Coen.
Si sa.
Lo dico, pubblicamente. Per ora lo avevo solo detto sotto voce a pochi intimi. I film dei fratelli Coen, ultimamente, anzi da qualche anno, mi piacciono meno. Sono fatti bene, fantastici attori (tranne Matt Damon, ma è una faccenda personale), belle storie spesso molto originali, una fotografia che ti costringe ad andare al cinema, musica ad hoc... uff, ecco. Hanno fatto dei film memorabili, che per me sono Fargo e il Grande Lebowski, e la maggior parte degli altri film sono superiori alla media però mi sono venuti a noia, mi sembra che non mi raccontino più niente di nuovo.
Jeff Bridges vale sempre la pena.

Qui poi c'è il fumetto, scaricabile in pdf o consultabile online.
E qui, sul sito di Jeff Bridges le sue foto, nel senso fatte da lui, del making of True Grit. Tra cui l'autoscatto qui sopra.

Ecco la locandina con tutto il programma a modino, e il fior fior dei partecipanti all'inaugurazione


Introducing Bret McKenzie



Bret McKenzie è la metà di un duo neozelandese comico. L'altro è Jemaine Clement. Come si vede sono anche musicisti (in questo video c'è solo Bret) e la loro comicità è soprattutto basata sulle canzone surreali che cantano.
Il duo si chiama Flight of the Concords; non ho ancora capito perché.
Qualche anno fa hanno anche sfondato negli USA con una loro serie televisiva, chiamata Flight of the Concords. La serie parlava di questo duo neozelandese, Flight of the Concords, che cercava di sfondare a New York. Pezzo forte delle puntate, le canzoni surreali.
Ho scoperto ieri, che la seconda serie è anche l'ultima. Le cose belle durano sempre poco.
In realtà Short People è di Randy Newman, ma si addice perfettamente ai Flight of the Concords.

Il testo è notevole. Lo riassumo:
Short People got no reason to live. They got little hands. Little eyes. They walk around tellin' great big lies. They got little noses and tiny little teeth. They wear platform shoes on their nasty little feet. Well, I don't want no Short People `round here.

Short People are just the same as you and I (A Fool Such As I). All men are brothers until the day they die (It's A Wonderful World).
Short People got nobody to love

They got little baby legs that stand so low you got to pick 'em up just to say hello. They got little cars that got beep, beep, beep. They got little voices goin' peep, peep, peep. They got grubby little fingers and dirty little minds. They're gonna get you every time. Well, I don't want no Short People 'round here

La segnalazione arriva dall'expata, che mi chiede anche se ho mai letto niente dello scrittore pisano Malvaldi. Un fiorentino (in Australia), le ha lasciato un suo romanzo.

Sempre per rimanere in famiglia: il coinquilino che è coinquilino da praticamente un mese mi sta facendo imbestialire come solo il coinquilino sa fare. Se qualcuno a Padova vede exco, perché ormai mi è chiaro che exco è un clone, gli chieda il favore di venire a riprendersi Mr Hyde.