30.12.10

Ehi 2011!

Lo fa Internazionale e io copio. Anch'io ho chiesto a tutta la redazione di esprimere i desideri per l'anno nuovo (sburk all'occasione si fa schizzofrenica).

Imbiancare le pareti della camera dell'exco se l'exco ci stacca i poster, i disegni, i sottobottiglia, gli adesivi, i ritagli di giornale, i calendari. Prendere coraggio e cominciare a studiare per l'esame di letteratura italiana, dare l'esame, passarlo. Laurearmi. Mettere i soldi da parte per un viaggetto in Australia. Viaggiare comunque, tutte le volte che è possibile. Fare dello sport. Sì, la piscina, ma poi ho freddo e non ci vado. Danza africana? Cambiare ma non troppo il layout di questo blog. Cambiare il lavandino rotto da una vita e lo sciacquone che funziona male anche quello da una vita. Fregarsene, difficile questa. Andare alla gita del Gorgona. Fare le vacanze sulla Blues Boat succeda quel che succeda. Lavare i vetri del salotto. Che splenda un po' di più il sole, e basta con questo grigio che non aiuta manco per niente. Imparare a usare la macchina fotografica che forse mi regalo. Cambiare lavoro e aprire quel barrino sulla spiagga laggiù (sono desideri no, vamos a delirar come disse qualcuno). Fare il cacciucco. Andare a Pompei che non ci sono mai stata. Ma anche a Pienza. Darmi retta. Andare ad Arles per la mostra fotografica. Non perdermi tutte le mostre a due passi come ho fatto quest'anno. Andare di più al cinema. Lavare i piatti sempre dopo tutte le volte che mangio (certo, come no). Trovare una soluzione ai cd impilati per terra. Staccare quel cavo penzoloni del telefono che tanto non serve a nulla, credo. Riparare qualche presa elettrica. Stavo per dimenticare, la pace nel mondo.
E voi?
Buon anno a tutti, ci rivediamo lì.

L'ultimo exco dell'anno

http://todayspictures.slate.com/20110104/

Sburk osserva amorevolmente exco mentre riempie la tracolla arancione degli oggetti che gli serviranno nel pomeriggio. Libri soprattutto (magari sono quelli dell'ikea che dentro hanno le pagine bianche), tra cui un Kerouac lungo a questo punto a finire. Sburk lo osserva e pensa a tutte le nuove punizioni che negli anni si è dovuta inventare, alle ore passate al tavolo a fare matematica, a rifare matematica perché mai nella vita avrebbe voluto avere a che fare di nuovo con la matematica, tanto meno con le professoresse di matematica che dicono è tutto inutile mandare exco a ripetizione; ripensa a quel desiderio di exco per un paio di jeans neri armani per andare in discoteca e come sburk abbia cercato di mantenere la calma spiegandogli che stava pagando una firma ma non ce l'aveva fatta e aveva fatto il consueto giro a piedi dell'isolato fumando due o tre sigarette di fila; ripensa alla seconda bocciatura soprattutto, ai libretti delle giustificazioni strategicamente smarriti, all'auto da andare a riprendere una fredda mattina di gennaio al carrattrezzi.
Sburk: Ma quella nella tracolla è la scatola del tè?
Exco: Sì.
Sburk: E che ci fai?
Exco: Mi ci faccio un tè più tardi. Siamo a casa del nosa che è vuota.
Sburk: Ah.
Exco: Ma te lo riporto.
Sburk: OK.
L'exco beve tè verde e mangia il sushi.

29.12.10

Mesangeles


Per prepararmi psicologicamente alla partenza il menù del pranzo prevede pasta con i rapini, di orecchiette la mia dispensa è carente, nella speranza certezza di mangiarne di più buoni laggiù.
Ai giorni di natale sopravvivo, sono tutti quegli altri che mi creano problemi, e partire è sempre un'eccellente soluzione.

Perdo tempo

28.12.10

L'esplosivo piano di Bazil



Che il titolo originale fosse un altro non era difficile da capire: Micmacs à Tire-larigot. Il mio francese è parecchio limitato e ho delle idee sul significato ma me le tengo per me. Comunque lo preferisco alla traduzione italiana.

Ma cosa farà Jean-Pierre Jeunet tra un film e l'altro?
Delicatessen è del 1990, La citta perduta del 1996, Alien - la clonazione del 1997 ma non l'ho visto, Il meraviglioso mondo di Ameliè del 2001, Una lunga domenica di passione del 2004. L'esplosivo piano di Bazil è del 2009 anche se è nelle sale italiane solo ora.
Secondo me Jean-Pierre Jeunet tra un film e l'altro fabbrica sculture con materiale reciclato, soprattutto di metallo. Secondo me Jean-Pierre Jeunet tra un film e l'altro si fa dei bei viaggi, a piedi come Herzog, e si ferma nelle piazze più frequentate carica i suoi robot meccanici reciclati e raccatta qualche spicciolo. E così, piano piano piano, prendendo tutto il tempo che gli ci vuole, trova le idee per il nuovo film.

24.12.10

Hark the herald angels sing


C'ho questa fissa per le ali, degli angeli in particolare.
Non sono certo la prima: Icaro, Wim Wenders...
Dalla galleria magnum di foto natalizie. Il resto qui.

23.12.10

Nel laboratorio di babbo natale/3

Il teatro del carretto - Biancaneve


Uno spettacolo a teatro all'improvviso.
Uno spettacolo a teatro inaspettato, in mezzora decido, vado, ma prima rovescio un bicchiere d'olio d'oliva extravergine splash per terra. Il gatto apprezza, non è toscano, gli dico io, è campano.
Uno spettacolo a teatro che non me l'aspettavo in pieno centro a Pisa mentre il resto del mondo là fuori corre a far regali.
Noi no.
Noi sulle panche del Teatro di Sant'Andrea al sicuro.
Uno spettacolo di teatro di pomeriggio durante la settimana quando a teatro ci vanno solo i bambini. I più grandi in età di elementari.
Lo spettacolo è Biancaneve.
Uno spettacolo a teatro fatto da un grosso armadio di legno pieno di ante, porte e porticine e arie di opere liriche. Il mio vicino a un certo punto ha mormorato La Butterfly.
Il mio vicino ha mormorato anche, accipicchia che piagnisteo.
E poi anche, ma come sono paurosi.
Dalle ante, porte e porticine escono la mamma di Biancaneve, i sette nanni su un tandem a sette posti, e la matrigna.
I sette nani, Biancaneve, il principe col suo cavallo, il cacciatore sono tutti burattini, piccolini e recitano la loro parte, grandi attori, tra le ante centrali aperte dell'armadio, tra sipari, quinte e scenografie complete.
Ma la matrigna, ah, la matrigna è in carne ed ossa. La matrigna è una tipa che non ha remore: davanti a tutti si mangia il cuore e il fegato del cinghialotto pensando invece che siano di Biancaneve. La matrigna è grande ed esce a sorpresa dalle grandi porte laterali dell'armadio con una maschera sul viso e poi due per non farsi riconoscere da Biancaneve e rifilarle nastri che strozzano, pettini e mele avvelenate.
Il mio vicino ha mormorato, certo come killer non era proprio bravissima.
Ma gli altri spettatori, quelli piccolini, che all'inizio dello spettacolo si erano sistemati nelle panche in prima fila, lasciando i genitori lontani sulle gradinate, e faccia all'insù hanno seguito la favola (è solo una favola ha mormorato il mio vicino), quando dalla porta laterale dell'armadio è uscita la matrigna, parrucca nera vestito rossa e maschera, burattino vivente a dimensione umana, non hanno mormorato. Hanno urlato. Hanno pianto. Nel buio sono corsi verso le gradinate alla ricerca della mamma o del babbo. Qualcuno si è fatto coraggio e in un primo tempo ha resistito. Ma la matrigna dalla porta laterale esce tante volte, e quando esce diventa tutto più buio e la musica più greve. Mamma andiamo via. Andiamo ora. Ho paura.
Esagerati, pensate. Guardate qui allora.
Ma poi tutto finisce bene, Biancaneve si riprende dalla mela avvelenata, non col bacio del principe ma lo sposa lo stesso; mentre la matrigna è condannata a ballare con scarpe di ferro roventi. Del resto, era solo una favola.

22.12.10

Un link tira l'altro

Quelli della Vitt che arrivano prima delle otto di mattina :
Questo video gira abbastanza online ma me l'ha dovuto dire lei: guardalo. Non è male.
Un'altro video. No comment.
E la vignetta che va col video.


E quelli del geko, cinquanta in trenta nanosecondi:
Alice nel paese delle meraviglie del 1903.
Se ikea facesse le istruzioni per qualsiasi cosa e concetto. Anche se non l'ho capito. Il che torna.
Sculture fatte con abiti dismessi.
L'immancabile gatto.

21.12.10

Nel laboratorio di babbo natale/2

Strategie

Ex-coinqui un po' lui un po' clone infila tre libri nella tracolla arancione.
Sburk: L'hai finito Kerouac?
Ex-co: Mi mancano una cinquantina di pagine e quest'estate si fa un coast to coast Pisa-Puglia.
Sorrido e penso che ora è un po' di tempo che ti mancano cinquanta pagine.
Penso che Ex-co clonato non ha proprio vita facile ad avere il sopravvento su Ex-co originale; ed io ne so qualcosa.
Ex-co schizzofrenico mi mostra The old man and the sea alzando il sopracciglio per poi infilarlo nella tracolla arancione.
Sburk: Ma ti porti dietro tre libri?
Ex-co: Faccio l'intellettuale.
Sburk: ...
Exco: Anzi no. A seconda della situazione scelgo e tiro fuori Ammaniti, Kerouac o Hemingway in lingua originale.

20.12.10

Nel laboratorio di babbo natale

Ruoli

L'excoinqui è appena tornato a casa per le vacanze e mentre preparavo il pranzo mi ha insegnato a togliere il calcare dal bollitore con l'aceto.
Impuzzando tutta la casa.

19.12.10

I'm dreaming of a white christmas

Ampiamente annunciata la neve è caduta in abbondanza sulla poco abituata Toscana mandando in tilt soprattutto i trasporti e soprattutto a Firenze. Sui lungarni sono apparsi moonboot e pellicce e paraorecchie.

Una passeggiata Caprona-Verruca-Nicosia
cielo finalmente azzurro davvero
la neve che scricchiola sotto gli scarponi
incontriamo solo impronte di cinghiale e di volpe
e si può far finta di essere in Finlandia da Babbo Natale
o in cima al Monte Bianco.





17.12.10

La tradizionale cena di natale di reparto

Inevitabile come ogni anno.
Io arrivata a dicembre cerco di far finta di niente, anche se poi tocca a me organizzarla. Credo sia scritto sul contratto: rispondere al telefono, fare gli ordini, inventare impegni immaginari quando non si sa dove il capo sia, attraversare metà ospedale anche con la neve per andare a prendere una risma di carta, sapere se il capo è di buon umore e in quale percentuale e se è il caso di disturbarlo o se sarebbe meglio scrivergli una email ma che faccio busso o entro e basta, avere a che fare con le tabelle in word fatte da altri, gestire i corrieri e i loro pacchi e un ascensore che per arrivare al primo piano ci vuole una chiave, trovare recapiti email di persone sparse per tutto il mondo, essere esperta della risoluzione delle immagini quando invece non ci si capisce una mazza, convincere le persone che il capo davvero non ha un cellulare e non sto inventando una scusa per non dartelo, tenere sotto controllo cartaigenica e funzionamento dello sciacquone, organizzare la cena di natale. Per fortuna non c'è scritto organizzare la cena di natale senza far arrabbiare nessuno.
Ecco, io arrivata a dicembre sto zitta zitta.
Poi però arriva uno, anche uno con cui ritengo avere un certo rapporto d'amicizia, che penso un po' mi conosca, e dice davanti a dei testimoni: allora quest'anno dove si fa la cena di natale?
Io c'ho provato, eravamo seduti all'ora di pranzo, ho mantenuto lo sguardo fisso nel piatto (probabilmente visti i tempi erano cavoli verza) e poi quatta quatta me ne sono andata.
Illusa.
Solita ottimista.
Tse' pensavo che la fiducia non gliela avrebbero mica data.
Quegli altri hanno continuato a parlarne e poi l'amico (continuiamo pure a chiamarlo così) mi ha scovata nella mia stanzetta e mi ha detto: allora la data potrebbe essere questa.
- Ma io non voglio.
- Dai sburk, si fa facile facile, si attacca un foglio in bacheca e chi c'è c'è.
Illuso. Pure tu.
Attacco il foglio in bacheca. Faccio le cose a modino: uso uno dei vecchi biglietti d'auguri di Bart. E aspetto che la gente si segni.
Ma la gente non si segna.
Devi andare lì di persona a dirglielo. E mica solo una volta. Cosa che io vorrei evitare perché tranne qualche rara persona normale che ti risponde con un semplice sì o un semplice no, il 75% delle persone che lavorano qui si dividono nelle seguenti categorie di risposta:
A) Non gli piace il posto.
B) Non gli piace il pesce.
C) Non gli va bene la data.
D) Conosce un altro posto quindi aspetta che si fa fare un preventivo.
E) Tizio viene?
F) Eh ma me lo dovevi dire prima. A noi di qua (reparto staccato) non ci dite mai niente.
G) Ma è lontano.
- Dai sburk, non ti preoccupare ci penso io.
L'amico invece di pensarci se ne va una settimana in montagna ma siccome a differenza del mio capo lui il cellulare ce l'ha, io lo chiamo regolarmente per insultarlo.
Comincio a venire a lavoro a testa bassa, occhiali da sole e parrucca bionda per non farmi riconoscere e arrivo miracolosamente indenne al giorno -4. Si sono segnati in 16, ma dovremmo essere 20, telefono al mio ristorantino di fiducia, prenoto, scelgo il menù, informo più o meno tutti e dico menomale che non siamo più di 20 altrimenti non c'era posto. E siccome è venerdì me ne vado a casa rilassata e tranquilla, con la coscienza a posto sicura di aver fatto del mio meglio.
Illusa.
Lunedì mattina scopro che c'è stato un colpo di stato. Da 18-20 siamo diventati 31 e quindi una persona di una categoria tutta sua (H. verrei ma per motivi che non vi sto a racconatre il ristorante deve essere al massimo a 5 minuti da casa mia altrimenti non posso venire, ma voglio venire, voglio fortissimamente voglio) venerdì ha sprenotato al mio ristorantino e ha prenotato in uno sotto casa sua.
- Sburk io ho provato a chiamarti ma non rispondevi.
- Mi hai chiamato? Io non ho visto nessuna tua chiamata.
- Ti ho chiamato a casa. Nella tua rubrica dove tieni tutti i numeri di telefono di tutto il mondo il tuo numero di cellulare non c'era.
Già, ora è colpa mia, penso.
Il mio cellulare qui a lavoro, certe volte purtroppo, ce l'hanno tutti. Secondo me anche la suddetta persona.
- Sburk, d'altra parte siamo diventati 31 e al posto che avevi scelto te a mezzora di macchina da casa mia non avevano posto. Sai sburk, viene anche la caposala che avevamo dieci anni fa e la Vitt dalla Germania. E poi quello studente laureato nell'85 ed anche un paio di pazienti della corsia. Cosa potevo fare.
- Hai fatto bene.
E lo dico sinceramente, anche se lei non mi crede e continua a elencarmi le persone che muoiono dalla voglia di venire alla cena di natale di reparto, e al prezzo stracciato che gli ha fatto quello del ristorante, e al pesce povero sì ma fresco e a quanto è facile arrivarci e come ci si parcheggia bene.
Hai fatto bene, provo a ripeterle, mi hai tolto la patata bollente di mano, non mi pare il vero.

15.12.10

Tre

...una politica che è solo far carriera,
il perbenismo interessato,
la dignità fatta di vuoto,
l'ipocrisia di chi sta sempre con la ragione mai con il torto,
è un dio che è morto...
F.Guccini-Nomadi

Trovo queste parole alla fine di una email che mi manda cbp con la sequenza di foto con il finanziere che tira fuori la pistola e gli infiltrati con bastoni che poi diventano manganelli in mano durante la manifestazione di ieri a Roma.
Penso che le parole siano perfette.
Poi penso che la canzone è stata scritta nel 1965.
E allora non so più che pensare.

13.12.10

Il segreto dei suoi occhi


E' un film argentino del 2009 che ha vinto nel 2010 l'Oscar come miglior film straniero (battendo Il profeta). I film che di solito vincono questo premio non sono male. L'Oscar a miglior film straniero sembra una categoria tutta a sé rispetto agli altri premi Oscar. Mi sono sempre chiesta come mai. Nel 2009 vinse Departures, film giapponese di Takita. Nel 2007 Le vite degli altri, tedesco di von Donnersmark. C'è stato il sudafricano Il suo nome è Tsotsi e lo spagnolo Il mare dentro, sempre negli utlimi anni. Insomma tutti signori film.
C'era una certa aspettativa, ecco, per Il segreto dei suoi occhi.
Che, ahimè, è stata delusa.
Non so spiegare perché. Mi vien da dire che il film era lento, ma poi a me di solito i film lenti piacciono. Gli attori erano bravi, belli, i personaggi non comuni, saprattutto alcuni. C'era il mistero della storia raccontata, che avrebbe dovuto tenerti incollato allo schermo, creare suspense. C'era il finale davvero inaspettato. C'era il fascino dell'Argentina. Il fascino degli anni 70. Il fascino del continuo flashback. C'era la storia d'amore repressa. C'era il titolo al quale cerchi di dare un significato durante tutto il film. C'era un piano sequenza lunghissimo che però deve essere stato fatto in più riprese (anche se gli stacchi non si vedono) perché non capisco come una macchina da presa possa fare tutta quella strada lì in quel modo lì senza mai staccare. C'era una fotografia davvero molto bella. Inquadrature asimetriche. Primi piani tagliati. Messe a fuoco su particolari anomali. Un uso della luce spesso tendente all'ocra.
C'era tutto!
Forse troppo?
Boh.

10.12.10

Come mi va a dicembre

... nell'unico giorno dal cielo terso in tempo immemore.
Leggo Gianrico Carofiglio, l'ultimo sull'avvocato Guerrieri: Le perfezioni provvisiorie.
Ascolto Neil Young, l'album On the Beach. Neil Young non l'ho mai ascoltato un granché; non mi è mai piaciuta un granché la sua voce. Poi qualche giorno fa mi è capitato di sentire il pezzo On the beach dall'omonimo album. Ma è stato solo l'inizio perché è su See the sky about to rain che mi sono fissata, anche se oggi non c'entra un granché.

Notorious



Hitchcock.
1946.

Il film è famoso per due scene.
Per il bacio più lungo della storia del cinema almeno fino al 1946. A quel tempo i baci in un film non potevano durare più di 3 secondi, e l'astuto Hitchcock per ovviare al divieto fece davvero interrompere Cary Grant e Ingrid Bergman ogni tre secondi ma solo per bisbigliarsi cose all'orecchio o accarezzarsi affettuosamente, senza mai staccarsi dall'abbraccio.
L'altra scena è un'inquadratura ampia che parte dall'alto di una balconata interna e riprende tutto il salone sottostante dove Ingrid Bergman e Claude Reins stanno accogliendo gli ospiti. L'inquadratura scende fino ad inquadrare il particolare della mano che la Bergman tiene dietro la schiena e in cui nasconde una chiave.

9.12.10

LDPF


A Lucca come ogni anno c'è il Lucca Digital Photo Fest. E come ogni anno, almeno quando ci vado io, piove. Quest'anno però era prevedibile.
Sono 17 le mostre sparse tra i vari palazzi e chiese lucchesi. Il mio luogo preferito rimane sempre la ex-manifattura tabacchi.
Caratteristica di questa edizione è la larga maggioranza di donne fotografe tra cui l'invitata d'onore, Sandy Skoglund. Americana, nome a me sconosciuto ma di cui avevo già rivisto il suo Revenge of the Goldfish. Sua peculiarità è il non limitarsi al solo click ma costruire l'immagine prima di farne fotografia, costruire nel vero senso della parola, con le proprie mani e la cartapesta, il gesso, il legno, la cingomma.
Poi Donna Ferrato, anche lei americana, è a Lucca con due mostre: una sul quartiere newyorkese di Tribeca e l'altra, per la quale è soprattutto conosciuta, sulla violenza domestica sulle donne.
Le foto di Giorgia Fiorio, italiana, sono state scattate in 30 paesi diversi e riguardano l'individuo e la religione. Francesca Woodman, anche lei americana, ma che ha vissuto per un periodo anche in Italia, è presente con delle piccole foto soprattutto autoscatti.
Sara Munari ci mostra il mondo dei Rom a Lecco.
Tracey Moffat, australiana è presente con 3 video che attraverso collage di brevi scene di numerosi film ci racconta dell'amore, della rivoluzione e della dannazione.
Per concludere la panoramica femminile (qualcosa ho saltato) c'è un'ampia collezione di ritratti di Marilyn Monroe.
E citerò anche un uomo: Jan Saudek, di cui non saprei che dire, va visto.
La mostra termina domenica. Per vederla tutta a modino ci vogliono due giorni.

8.12.10

Urgente

L'ex-coinqui che in questi giorni è a casa per risolvere questioni di patente legate alla sua vita precedente mi ha comunicato di aver comprato un altro libro.
Solita pausa per superare il solito shock.
Il vecchio e il mare di Hemingway.
Pausa un pochino più lunga.
In inglese!
Pausa infinita.
Aiutatemi, vi prego.

6.12.10

Copycat

M'ispiro all'ultima ricetta del cavoletto.

Cipolla

Poi le patate

E il cavolo rosso che per smaltirlo lo metto un po' ovunque

La misteriosa verdura marziana

La aggiungo insieme al finocchio, tanto per cominciare a farla fuori, pure lei

E per un po' di colore termino con la carota. Sale, olio e masala
Secondo me è pronto.

4.12.10

Oggi è sabato domani non si va a scuola

Ieri sera Marco Baliani ha di nuovo riempito un piccolo teatro di cavalli con Kohlhaas, e se ne sono accorti tutti, non solo io.
Stamani ho finito l'ultimo libro di Niccolò Ammaniti, Io e te. Ovviamente non mi ha riempito d'allegria, ed erano solo un centinaio di pagine scritte grosse. Niccolò Ammaniti se ti piace ti piace tanto, non credo possa lasciare indifferenti. A me piace.
Un'amica da qualche tempo è tra i passeggeri, finché non cambia idea e chiude il blog. Affrettarsi.
La co-fondatrice di A/R invece mi ha accompagnato in bagno.

3.12.10

goddamnit

Minuto 1.56.
Il numero di Internazionale che esce oggi in edicola è praticamente tutto su wikileaks. Sul sito di Internazionale praticamente tutti i post sono su wikileaks, e c'è anche un'intervista ad Assange fatta a luglio 2010.

Marco Baliani - Frollo


Marco Baliani io una volta l'ho visto che non recitava. E' stato non molto tempo fa durante una conferenza. Io ero andata proprio a sentire lui, però rimasi colpita da un altro: Salvatore Natoli, un filosofo. Sembrava lui l'attore, non Baliani, e raccontava cose incredibili, parlava di greci, di arte, di realtà, di filosofia, di etica e io capivo tutto. Natoli faceva delle pause tra una frase e l'altra perfette, e guardava il pubblico con occhi luccicanti e coinvolgenti. La sua voce inondava la sala e sembrava debordare da dietro la scrivania. Fu una scoperta. Eravamo in quattro andati lì per Baliani e uscimmo entusiasti di Natoli.
Marco Baliani io una volta l'ho visto che non recitava. E' un uomo magro, non particolarmente alto e non particolarmente particolare. Ha una voce come tante, dice cose semplici e non gesticola molto.
Ma metti Marco Baliani su una sedia in mezzo a un palco vuoto, meglio se più vicino al pubblico; vestilo con pantaloni neri maglietta nera e scarpe nere di quelle che però se batti i piedi sul legno fanno rumore; digli che non si può mai alzare, che sia chiaro, mai; e lui ti fa vedere il mondo.
Marco Baliani ha le braccia più lunghe del mondo. Io non ho mai visto braccia così lunghe. Marco Baliani ha l'apertura alare di un aquila. Giuro, l'ho visto io ieri sera.
Marco Baliani ha il corpo fragile di un bambino di pasta frolla, con le mani e le braccia che si staccano così, facilmente, e le può regalare a chi ne ha bisogno. E anche così senza mani e senza braccia e seduto su una sedia, Marco Baliani riesce comunque ad arrivare al Capo di Buona Speranza e vedere per la prima volta il mare e correre su e giù sulla riva stando attento a non bagnarsi i piedi. Che sono fatti di pasta frolla, e se te li bagni, lo dice la mamma, sono guai.
Marco Baliani ha la faccia da mostro Girmi (qui sul nome mi sa che io e Daniela non siamo d'accordo - che poi è anche il nome della mia yogurtiera), con la bocca gigante, i denti appuntiti, la lingua lunga.
Marco Baliani ha il corpo della fata turchina, che qui è vestita di rosso, cammina con i tacchi, non esce mai di casa senza il rossetto, e si muove sulla sabbia tutta ondeggiante ooh là là.
Marco Baliani è una vecchietta, anche un po' dispotica, piena di rughe e con la gobba che passa le sue giornate a raccogliere granelli di sale.
Marco Baliani fa dei bigné, delle torte a sette piani, dei biscotti che il profumo ti resta nelle narici per tutta la sera.
Marco Baliani conclude il suo racconto delle favola Frollo lì sempre seduto su una sedia al centro di un palco vuoto, con un faro solo fisso su di lui, vestito con i pantaloni neri, la maglietta nera e le scarpe nere che fanno rumore dicendo "c'è un luogo dove tutti possono andare, il tempo".
Marco Baliani io la prima volta l'ho visto al dopo lavoro ferroviario di Cecina seduto su una sedia vestito di nero con le scarpe che facevano rumore. Faceva Kohlhaas e a un certo punto il circolo del dopo lavoro ferroviario era pieno di cavalli. Stasera lo rifa Kohlhaas, dalle parti di San Miniato, qui, e io non me lo vorrei proprio perdere.

2.12.10

E basta

Mario Monicelli si è semplicemente sporto troppo.
Si era dimenticato di dire una cosa alla sua compagna che era da poco andata via, si è sporto ed è caduto di sotto.
Vabbene?