Quest'anno corre il trecentenario della nascita di Benjamin Franklin, quello della dichiarazione d'indipendenza, del parafulmine, ma anche del catetere, delle pinne, delle lenti bifocali, e, notizia recentemente riportata dal Times di Londra, del quadrato magico, in pratica un precursore dell'attuale sudoku. S'è dato da fare, come dire.
Tra l'altro, scopro che lo stesso Franklin a suo tempo si era dichiarato contrario sulla scelta dell'aquila come simbolo dell'America, e lo spiega in una lettera alla figlia:
"For my own part I wish the Eagle had not been chosen the representative of our country. He is a bird of bad moral character. He does not get his Living honestly. You may have seen him perched on some dead tree near the river, where, too lazy to fish for himself, he watches the labor of the Fishing Hawk; and when that diligent Bird has at length taken a fish, and is bearing it to his nest for the support of his mate and young ones, the Eagle pursues him and takes it from him. With all this injustice, he is never in good case but like those among men who live by sharping and robbing he is generally poor and often very lousy. Besides he is a rank coward: The little King Bird not bigger than a Sparrow attacks him boldly and drives him out of the district."
La sua proposta sarebbe caduta piuttosto sul....tacchino, perchè a suo parere uccello assai più rispettabile e coraggioso, nonostante un po' stupido. Al di là degli ovvi problemi che sarebbero sorti a tavola alla prima festa del ringraziamento, leggendo cosa ne pensasse Franklin dell'aquila, forse in fondo è stata la scelta migliore.
Io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo appuntito di selci taglienti. (Robert Louis Stevenson)
30.4.06
Puli puli pu fa il tacchino
28.4.06
Primo maggio
La legge del taglione
27.4.06
I furbetti
Sono le 15.40 e ancora niente.
Inside man
- Intanto io ero rimasta che Christopher Plummer non collabora con i nazisti, ma gli canta le canzoncine accompagnandosi con una chitarrina e con Julie Andrews, e poi scappa con l'aiuto delle suorine. Spike Lee evidentemente non ha visto The Sound of Music (mi rifiuto di scrivere il titolo tradotto in italiano) altrimenti avrebbe preso qualche altro attore.
- Perchè all'inizio il tipo ci dice di prestare molta attenzione alle sue parole perché le sceglie attentamente e poi non le ripeterà? In realtà, poi le ripete. E perché le ripete?
- Ma Jodie Foster, esattamente, che lavoro fa?
- E nel buco, c'è solo il buco? Insomma, e l'igiene?
- La bella canzone che si sente durante i titoli di coda e quelli di testa è Chaiyya Chaiyya Bollywood Joint ed è un pezzo riarrangiato in versione hip hop scritto dal più importante compositore indiano di colonne sonore di film indiani, cioè Bollywood (ma Bollywood, sarà anche un posto, come Hollywood? Non so mai se mettere la maiuscola o no, perché se è un aggettivo, non ci vuole). Lui si chiama A.R. Rahman. Infatti il pezzo era già stato usato in un film, bollywoodiano, e anche quella volta era piaciuto molto.
- Il film è bello. Ma non quanto La 25a Ora, secondo me.
- Insomma è Spike Lee. Spike Lee, quello vero.
- Leggendo delle recensioni qua e là, si dice che il pregio di questo film sia nell'imprevedibilità di una situazione, la rapina in banca, vista e rivista (che a me però piace tanto, anche quando è prevedibilissima). I punti poco chiari servono a quello, e non sono poi così importanti, o lo sono?
The cat is on the table (near the pencil)
Ho pensato di avere il nostro primo appuntamento settimanale: sarà il giovedì (i giovedì della signorina vitt), e tratterà di modi di dire in inglese. Sicuramente alcuni li conoscerete già, altri magari no, e contributi vari sono ben accetti, ovviamente. Sono frasi in cui càpito e che mi paiono carine, o strane, o semplicemente nuove. E saranno scritte in rosso, come si addice alle vere maestrine. La prima è:
“To miss the gorilla in the middle of the room”
che significa più o meno non rendersi conto della cosa realmente importante
26.4.06
John De Leo è uscito dal gruppo
Ieri, sono andata a sentire i Quintorigo a Lucca. I Quintorigo li ho scoperti a un Sanremo di qualche anno fa dove non hanno vinto, saranno arrivati ultimi, ma si aggiudicarono vari premi della critica. Sus mi registrò una cassettina che io ascoltai continuamente tutta quell'estate, soprattutto su e giù per la Corsica di notte, era il loro album 'Rospo'. Quindi era tanto che non li sentivo. Il loro miscuglio jazz-classica-pop mi piace assai e qui mi fermo perchè di musica non so proprio che dire. Però, però... la nuova cantante, che si chiama Luisa Cottifogli, e che è decisamente brava anche se certe volte forse esagera con le sperimentazioni vocali, e sicuramente non è semplicissimo trovare una che canti così, nel senso che quelli di Quintorigo usano la voce come se fosse un altro strumento musicale (gli altri che non cantano suonano il violoncello, il violino, il contrabbasso e il sax, e una voce non deve sfigurare), insomma, non riesce a sostituire il vecchio John De Leo, il loro precedente cantante. E' un po' poco carismatica, vestita come se avesse smesso da cinque minuti di lavorare dietro lo sportello di una banca, prova ad intrattenere un po' il pubblico ma senza grande successo. Anche De Leo era bassino, ma lei di più, e certe volte succede che ti sparisce, e non riesci a trovarla più sul palco. Però è brava, bravissima, una voce, giuro, davvero. Ma che fine ha fatto John De Leo? E perché se n'è andato?
Per chi non li conoscesse e per chi li voglia riascoltare, giovedì 4 maggio sono in diretta su Radio3 alle 14.00 nel programma Fahrenheit in diretta in concerto da Torino, Fiera del Libro.
Dopey, Grumpy, Squeeze, Sleepy, Bashful, Happy, Doc
25.4.06
To whom it may concern
24.4.06
Proposta
Summer in Seattle
Tutta contenta per la bella giornata di sole di ieri, oggi mi hanno smontata raccontandomi la tipica conversazione tra residenti navigati:
What are you doing on summer?
Well, if summer's on a Sunday, we might go out for a picnic.
Senza destino
Comunque.
'Senza destino' è un film unghese tratto da un romanzo ungherese (il libro si intitola 'Essere senza destino' ed è di Imre Kertesz scrittore premio Nobel) quindi il titolo inglese poteva anche non esserci e non è il caso di far partire la solita polemica sulla traduzione dei titoli di film. Ce l'avranno gli ungheresi il suffisso 'less'? Chissà.
Il regista di 'Senza destino' si chiama Lajos Koltai ed è soprattutto conosciuto come direttore della fotografia, ha lavorato anche con Tornatore; questo è il suo primo film come regista. Ed in effetti la fotografia è molto bella (anche se un po' troppo patinata per i miei gusti), tendente al seppia, alcune notevoli inquadrature, alcuni primi piani insoliti. Poi ci sono le musiche di Ennio Morricone. E il pacchetto è pronto.
Il film parla di un ragazzo ebreo ungherese di tredici anni che viene deportato in un campo di concentramento in Germania. Il film è triste, molto triste, tristissimo, e anche di più, e in certe parti sono stata proprio male, volevo uscire dal cinema, ma ho resistito, avevo bisogno di un minimo di happyending.
Quando vedo dei film che mi fanno stare male male mi chiedo sempre perché. Nel senso: è proprio necessario? Insomma, tranne che per i revisionisti che dicono che i campi di concentramento non sono neanche esistiti e i neonazisti & co (ma tanto loro non ci vanno mica a vedere questi film), tutti saranno concordi nel dire che lo sterminio degli ebrei perpetuato dalla Germania di Hitler sia stato un fatto atroce che non sarà mai condannato a sufficienza. Continuare a parlarne è necessario, vista la nostra scarsa memoria, però c'è modo e modo. Sicuramente è difficile parlarne in modo nuovo: non sono mai riuscita a decidere se La Vita è Bella di Benigni mi sia piaciuto (ma approvo la sua leggerezza), invece Il Pianista di Polanski, sì, tanto. Ma credo che la commozione, provacata da film del genere, in realtà non porta alla riflessione, ma solo ad uno star male, al dire cose tipo 'che storia tremenda', 'che tragedia', e allora ricordare serve a poco.
Questa cosa della commozione che non passa per il cervello e crea solo catarsi (wow, non credevo che un giorno avrei usato questa parola), la dice Dario Fo (e anche altri) che così giustifica le sue commedie che trattano di sociale ma facendo ridere. Lui dice che la risata (non quella del bagaglino, ma quella della satira) lascia sempre l'amaro in bocca, provoca la riflessione, non ti lascia pacificato, beato nella tua poltroncina da spettatore, ma ti tiene sulle spine. E dopo aver visto 'Senza destino' sono ancora più d'accordo.
Comunque in Ungheria ha rivinto il centrosinistra. Appena resi noti i risultati, Orban (il candidato delle destre) ha riconosciuto la vittoria del premier e si è congratulato con Gyurcsany (il candidato delle sinistre).
Matteo Bertinotti
I consider des de marchet
Qualche tempo fa la più grande compagnia telefonica del mondo fu chiamata in tribunale dal Dipartimento di Giustizia per pratiche anticoncorrenziali e posizione dominante (l’antitrust ce l’ha coi trust, non coi procioni: lo dice la parola stessa). Nel 1982 la causa arrivò a un verdetto definitivo e la AT&T dovette sbembrarsi, vendere le proprie affiliate regionali, rinunciare al 70% del proprio valore e continuare ad esistere rimpicciolita, come era stato stabilito. Chiaramente le cosiddette baby bell furono comprate in cambio di soldi, non espropriate dal governo, e i dipendenti passarono da una società alle altre. Nessuno pensò si trattasse di socialismo reale. Che il mercato debba rispondere del proprio operato davanti al paese (e quindi davanti a giudici e politica secondo le regole e i limiti delle rispettive competenze) è normale dove sventola de american fleg. Perché quella lì nos only è se fleg of e cantri, baz anche quella della libertà in un senso un po’ più spesso del solito “grazie per le sigarette liberty”. Perché il mercato non è una meraviglia della natura tipo Moby Dick. E nemmeno qualcosa di superiore e divino come Apollo. Il mercato è A) un posto dove vai a comprare frutta e verdura sulle bancarelle oppure B) un sostantivo che riassume l’insieme di chi a qualsiasi livello fa parte del sistema economico. Cioè il mercato sono delle persone. Umani. Fallibili. Non è metafisica. Quelli che dicono che il mercato non si tocca mentono sapendo di mentire. Tutti si toccano. È una legge, questa sì, indiscutibile. Ai tempi del baratto forse no, ma da quando è adolescente, il mercato si tocca eccome.E soprattutto per finire volevo chiedere una cosa ai dipendenti di Rete4: ma voi, se invece di Berlusconi vi paga Cazzulati, cosa ve ne frega?
L'inverno del nostro scontento
Ma quando dicono che questo è stato un inverno veramente lungo cosa intendono?
Che ha fatto più freddo del solito?
Che ha nevicato persino a Vada?
Che il freddo è durato più a lungo?
Che ha piovuto tanto?
Che ci siamo depressi di più?
Che le giornate erano più corte?
Che non ne volevano sapere di allungarsi?
O che la "vittoria" del centro sinistra bisogna considerarla come una primavera e che quindi ci sono stati cinque anni d'inverno e quindi, sì, è stato particolarmente lungo? Comunque sia, tutte le volte che la sento, mi dà fastidio, e c'è uno a Controradio che si è intestardito a dirla tutte le mattine e non è Alessandro Robecchi.
Oggi mi sono data al giardinaggio, e prima di iniziare mi sono organizzata con guanti e cesoie (come da foto). Liberando dalle piante ed erbacce varie ho trovato un ginocchio…serve a nessuno???
PS nell’agraria dove ho fatto i miei acquisti vendono scatoline di coccinelle vive, rimedio naturale contro gli acari delle piante. Mi è sembrato stupido. Questo l’ho pensato dopo aver comprato, pagandola, della cacca per concimare. E’ proprio vero che in America hanno lo spirito del business!
23.4.06
Metodo Montessori
Oggi sono andata alla vendita annuale dei libri della libreria pubblica. E' uno spazio sterminato, le persone girano con valigie e carrelli e li caricano di libri, che costano dai 50 cents a 1$.
Lì ho assistito alla seguente scena: mamma con bambina di circa 7 anni, entrambe con la propria sacchettata di libri, diciamo una decina a testa. La bambina si gira verso la mamma, e le dice: mammina, mi sa che non ho soldi abbastanza per tutti questi libri. E la mamma: amore, vorrà dire che dovrai posarne qualcuno.
21.4.06
Cantare, oh oh
20.4.06
Volare, oh oh
Pare che negli Stati Uniti ancora non ci sia il fenomeno dei voli low cost (ma come fanno senza la Ryan Air?) come in Europa. Ma ovviamente riescono comunque a superarci. E non me lo sarei mai aspettato da un popolo bacchettone come quello. Ah, non c'è più religione. Ma Bush lo sa? Chissà se questa linea aerea riuscirà a sfondare anche nel vecchio continente.
19.4.06
Se non hai la soluzione, fai già parte del problema
I consigli che ho trovato nella posta di questa mattina:
1) Comunica ai tuoi colleghi che hai difficoltà per le troppe interruzioni
2) Usa un apposito calendario per fissare un appuntamento con chi bussa alla porta del tuo ufficio chiedendo “hai un minuto?”. Se fosse veramente urgente, fai entrare la persona, ma resta in piedi durante la conversazione per far capire che deve essere breve.
3) Le sedie comode invitano i visitatori. Sono carine, ma se sei al limite, eliminale o cambiale con altre meno comode.
4) Chiudi la porta del tuo ufficio per scoraggiare i visitatori. Appendi un cartello con scritto “non disturbare” o “ disponibile dalle…"
5) Sii onesto. Le interruzioni sono parenti del procrastinare, quindi sii onesto con te stesso, e ammetti quando le usi per evitare di lavorare.
Uff, mi hanno interrotto almeno dieci volte mentre scrivevo questo post. Mi sa che seguirò i loro consigli....
Io me lo sono segnato
Nature ha pubblicato a marzo un articolo su come Prodi avrebbe gestito la ricerca scientifica in Italia in caso di vittoria, L’articolo sostiene che la situazione fosse difficile già da prima, ma che gli anni del governo Berlusconi la abbiano peggiorata, principalmente spostando i fondi dalla ricerca di base a quella applicata, cioè quella più legata alle industrie. I problemi principali si riassumono nella troppa burocrazia, e negli scarsi fondi e scarsa meritocrazia. Il Professore in autunno ha convocato 20 illustri scienziati, ponendo la seguente domanda: se tu avessi ulteriori 400 milioni di € l’anno per cinque anni per salvare la ricerca in Italia, da assegnare nei primi 100 giorni, che ne faresti? La prima e unanime risposta è stata “raddoppierei il numero dei ricercatori”, considerato che in Italia i fondi destinati alla ricerca sono circa la metà della media europea. Il nostro sistema di assegnazione posti è giudicato incomprensibile da chi all’estero ha familiarità con gli ambienti accademici. L’unica nota positiva è che le pubblicazioni scientifiche ci collocano al settimo posto nella graduatoria mondiale comprendente 140 nazioni (l’analisi comprende però pubblicazioni vecchie fino a 5 anni). D’altra parte, non sono pochi i casi di millantato credito, e di curriculum vitae falsati, come sottolineato nell’articolo. Un’ulteriore punto affrontato è la ricerca sulle cellule staminali, che se da un lato viene promossa dal team scientifico assoldato da Prodi, dall’altra è stata pesantemente ostacolata dall’entourage cattolica e conservatrice, madre di una legge tra le più restrittive in Europa.
Insomma, non ho ancora chiaro chi sarà il prossimo Presidente del Consiglio, ma chiunque sia lo aspettiamo al varco.
Ritorno alla routine
Brian Jungen
Sono stata a Vancouver (la classica gita fuori porta di pasquetta) e sono andata a vedere la mostra di Brian Jungen, artista nato nel 1970 in British Columbia, Canada, in una famiglia in parte svizzera ed in parte aborigena, piuttosto conosciuto, che da un po’ lavora a Vancouver. I fili conduttori della sua opera sono l’utilizzo di materiale comune ed oggetti quotidiani, ed una denuncia contro consumismo, corruzione culturale, minoranze etniche, abuso della natura e globalizzazione. Alcuni esempi delle opere esposte: tre scheletri di balena sospesi al centro di altrettanto stanze, costruiti tagliando e riassemblando pezzi di sedie di plastica bianche. Un televisore acceso, che trasmetteva registrazioni riguardanti la violenza nelle carceri, completamente nascosto (si sentiva il suono e si intravedeva la luce avvicinandosi) all’interno di centinaia di vassoi da mensa arancioni gialli e rossi (che dovrebbero rappresentare il numero di aborigeni rinchiusi nelle prigioni canadesi). Dei pancali in pregiato legno di cedro, levigati. Un tepee alto svariati metri, ottenuto disassemblando una dozzina di divani in pelle nera, e ricucendola. La parte maggiore della mostra è occupata dai “Prototypes for New Understanding”, una collezione di forme antropomorfiche, tipo maschere tribali, ottenute partendo da scarpe da tennis, variamente aperte, tagliate e ricucite, con attaccati capelli umani. Le maschere sono molto belle, ed è interessante anche vederle da dietro, in pratica dall’interno della scarpa, e cercare di riconoscerne le varie parti. Appunto, passare dall'opera d'arte alla scarpa, e di nuovo all'opera. Ancora non ho una posizione chiara sull’utilizzo esclusivo delle Nike Air Jordan, che sicuramente sono straconosciute, e poi funzionano tantissimo per i colori (sono quelle bianche nere e rosse per capirci). Però, in fondo è sempre pubblicità per la Nike.
Comunque la mostra mi è piaciuta molto, e ve la consiglio.
13.4.06
Invece di questa sinistra (di Giulietto Chiesa)
La sinistra tutto questo non solo non lo ha capito, ma lo ha favorito con la sua assenza di analisi, con il suo provincialismo, con il suo spirito bottegaio, che le ha impedito di unificarsi.
Penso che, fatti i conti, una sinistra unita sarebbe oggi il terzo partito, dietro Forza Italia e i DS, davanti alla Margherita e a Alleanza Nazionale.
Chi non ha voluto questo dovrà farsi l'autocritica
Ma anche nei settori più moderati e arrendevoli del centro sinistra – penso ai DS - e ai settori più aperti del mondo cattolico, s'impone una riflessione. A meno che si arrendano al risucchio ormai quasi inevitabile, di un inciucio centrista (a cui molti pensavano anche prima di questo risultato, e che ora rilanceranno come una necessità “per governare”) che la farà finita con ogni ipotesi di alternativa al disastro.
Voglio aggiungere solo una notazione, a futura memoria. Nella campagna elettorale non si è parlato del mondo, della politica estera. Che saranno invece proprio gli elementi che costringeranno tutti a un brusco risveglio.
La battaglia per un'altra sinistra, “invece di questa sinistra”, si farà in un contesto internazionale di grande drammaticità, che farà impallidire le discussioni sugli schieramenti, le alchimie provinciali che tutti voi ascolterete all'infinito nei prossimi giorni.
Noi dovremo invece partire proprio da questo per tentare una ricostruzione: dicendo quelle verità che il centro-sinistra non è stato capace di dire. E per questo non è stato capace di vincere, oppure di vincere in modo convincente.
(Letto su http://www.ilcantiere.org/)
Dal blog di Beppe Grillo
C’è chi si è svegliato ogni mezz’ora per guardare i risultati.
C’è chi non voleva svegliarsi.
C’è chi non ci voleva credere.
C’è chi era giù come dopo le finali di coppa del mondo con il Brasile del 1994 e del 1970.
C’è chi ha preso il sonnifero per dormire.
C’è chi non si è più trattenuto e ha gridato forte, nella notte: “Forza Italia, quella vera!”.
C’è chi ha guardato il suo bambino e ha pianto.
C’è chi si è vergognato di essere italiano.
C’è chi si è vergognato per gli italiani.
C’è chi ha deciso di iscriversi anche lui alla mafia.
C’è chi ha pensato ai brogli e poi è andato a letto.
C’è chi voleva spaccare tutto.
C’è chi aveva rinnovato il passaporto e le valigie pronte.
C’è chi era sicuro della Campania.
C’è chi ha pregato.
C’è chi ha sperato negli italiani all’estero.
C’è chi si è stancato di sperare.
C’è chi si è sentito spaccato in due, come l’Italia.
C’è chi si è sentito già in Argentina.
C’è chi ha creduto di non pagare più l’Ici e le tasse sui rifiuti.
C’è chi ha pensato: “Adesso basta lo dico io!”.
C’è chi ha prenotato un volo low cost per un posto lontano.
C’è chi ha guardato dal suo letto il soffitto e ha deciso di non mollare, mai.
12.4.06
11.4.06
URRRDD
10.4.06
Ore 15.00
Chiudo ufficialmente il televoto.
La persona che deve uscire dalla casa
immediatamente
senza passare dal via
è...
Clima elettorale
Scena: Seggio elettorale pisano
Quando: Domenica mattina
Personaggi: Giovane elettrice
Giovane scrutatore
Presidente del seggio
Alcuni elettori in fila
Giovane Elettrice: (rivolta al Giovane Scrutatore) Lei non potrebbe portare quella spillina di Forza Italia.
Giovane Scrutatore: Io mi metto quello che mi pare.
Giovani Elettrice: Guardi che è la legge. Come viene tolto il crocifisso, per lo stesso motivo lei non può esibire quella spillina. Anzi mi sorprende che il presidente del seggio non gliel'ha fatta togliere.
Giovane Scrutatore: Io mi metto quello che voglio. Se è venuta per votare vada a votare.
Giovane Elettrice: No io non mi muovo da qui finché lei non si è tolto la spilla.
Elettori in fila: La signorina ha ragione. (borbottii vari)
Presidente del Seggio: Via su sta bloccando la fila. E' solo una spillina. Non se ne accorge nesuno.
Giovane Scrutatore: Sta facendo un mucchio di confusione senza motivo.
Giovane Elettrice: Con quella spillina si sta facendo propaganda elettorale che è vietata. Io sono sicura di cosa voglio votare e quella spillina non mi influenza, ma per qualcun'altro che è ancora indeciso potrebbe essere diverso. Io non mi muovo di qui finché non viene fatto qualcosa.
Giovane Scrutatore: Ma perché questi terroni non vanno a votare a casa loro.
Giovane Elettrice: Intanto lei mi sta insultando. E comunque io sono residente a Pisa da molti anni, e sono orgogliosa di essere calabrese e voterei volentieri in Calabria dove il mio voto probabilmente avrebbe un peso maggiore. Lei comunque mi ha insultato io voglio qui un poliziotto perché la denuncio.
Giovane Scrutatore: Lei è isterica. Sta creando una confusione tremenda. Lei non si merita di vivere in questo quartiere.
Giovane Elettrice: Io mi vergogno di vivere in questo quartiere dove vivono persone come lei. Voglio parlare con un poliziotto.
Presidente di Seggio: Via su. Siamo tutti un po' stanchi e nervosi, lei signorina ci deve capire.
Giovane Elettrice: Se siete già stanchi e nervosi alle dieci di mattina, voglio vedere come arrivate fino a domani alle 15:00.
Presidente del Seggio: Ora ci calmiamoci tutti. Credo che lei si debba effettivamente levare la spilla e lei vada a votare così cominciamo a smaltire la fila.
Il Giovane Scrutatore si leva la spilla. La Giovane Elettrice va a votare.
7.4.06
Vivo in una dimensione parallela e non lo sapevo
"Le alunne Maria C.e monica P. camminando a gattoni raggiungono gli ultimi banchi, vi si nascondono dietro e fanno pic-nic" (inviata da maria)
"L'alunno L. P. alla cosnegna delle verifiche di inglese, allega alla sua verifica dieci euro" (inviata da andrea)
"L'alunno M. dichiara di essere andato in autocombustione dopo che dal suobanco si alza una nuvola di fumo" (inviata da alessandro)
"L'alunno f viene trovato in possesso di vari estintori per ricavarne un guadagno" (inviata da jimmi)
"L'alunno A.C. durante l'ora di filosofia è ribelle, sedizioso ed anarchico" (inviata da anna)
"L’alunno C******, dopo aver divelto un banco, si autoproclama Uomo Roccia. Poi, con tono irriguardoso, minaccia di trasformarmi nella Donna Invisibile qualora lo dovessi interrogare. Urge colloquio con i genitori" (inviata da valerio)
ma ce ne sono anche di poetiche:
"La classe latita, la didattica tace" (inviata da 3d)
"Durante la lezione di musica la classe oscilla" (inviata da alessandro)
"L'alunno Farruggia si distrae di nascosto." (inviata da bellati)
Imparare le lingue fa sempre comodo
Si chiama Italiano Per Principianti.
Il regista è Lone Scherfig.
E' danese.
E' proprio un bel film.
Il film è sottotitolato e non si poteva fare diversamente, dato che racconta di alcuni abitanti di una piccola cittadina danese che si ritrovano a prendere lezioni d'italiano un po' per caso. Ed alcuni di loro già lo parlano abbastanza bene, come un tifoso della Juventus dai modi un po' bruschi. La cameriera del ristorante gestito dal tifoso juventino invece è italiana e parla solo italiano. Tra questi studenti con l'andar delle lezioni nascono simpatie e storie d'amore. Potrebbe sembrare una commediola romantica sdolcinata. Invece no. Sarebbe impossibile, visto che questo film aderisce al manifesto Dogma 95. Infatti all'inizio muoiono un paio di persone una dietro l'altra, e già mi ero preparata a soffrire come ad ogni film di Lars Von Trier che si rispetti. (Lars Von Trier, comunque, anche se è stato uno dei fondatori di Dogma 95, non è che abbia seguito molto le regole.)
Nel frattempo ho scoperto che l'esperienza danese Dogma 95 è stata chiusa, il 20 marzo 2005, firmando un altro documento che sanciva la fine del patto. I nordici fanno sempre le cose a modino. Il decalogo che invece era stato firmato per la partenza del progetto, il 13 marzo 1995, si chiamava anche Voto di Castità, ed è questo qui sotto. I film del Dogma 95 possono più o meno piacere ma penso comunque sia apprezzabile la loro volontà di un progetto di cinema comune e ragionato e lo sforzo di contrapporsi al cinema fatto di effetti speciali e budget miliardari.
"Io giuro di sottostare al seguente elenco di regole elaborate e confermate dal DOGMA 95":
- Le riprese vanno girate sulle location. Non devono essere portate scenografie ed oggetti di scena (Se esistono delle necessità specifiche per la storia, va scelta una location adeguata alle esigenze).
- Il suono non deve mai essere prodotto a parte dalle immagini e viceversa. (La musica non deve essere usata a meno che non sia presente quando il film venga girato).
- La telecamera deve essere portata a mano. Ogni movimento o immobilità ottenibile con le riprese a mano è permesso. (Il film non deve svolgersi davanti alla telecamera; le riprese devono essere girate dove il film si svolge).
- Il film deve essere a colori. Luci speciali non sono permesse. (Se c'è troppa poca luce per l'esposizione della scena, la scena va tagliata o si può fissare una sola luce alla telecamera stessa).
- Lavori ottici e filtri non sono permessi.
- Il film non deve contenere azione superficiale. (Omicidi, armi, etc. non devono accadere).
- L'alienazione temporale e geografica non è permessa. (Questo per dire che il film ha luogo qui ed ora).
- Non sono accettabili film di genere.
- L'opera finale va trasferita su pellicola Academy 35mm, con il formato 4:3, non widescreen. (Originariamente si richiedeva di girare direttamente in Academy 35mm, ma la regola è stata cambiata per facilitare le produzioni a basso costo).
- Il regista non deve essere accreditato.
Inoltre giuro come regista di astenermi dal gusto personale! Non sono più un'artista. Giuro di astenermi dal creare un "lavoro", perché considero l'istante più importante del complesso. Il mio obiettivo supremo e di trarre fuori la verità dai miei personaggi e dalle mie ambientazioni. Io giuro di fare questo in tutti con tutti i mezzi possibili ed al costo di ogni buon gusto ed ogni considerazione estetica. Così io esprimo il mio VOTO DI CASTITÀ." Copenhagen, lunedì 13 marzo 1995
A nome del DOGMA 95
Lars von Trier, Thomas Vinterberg
Ho visto cose che voi umani
Ora possiamo ritornare a parlare d'altro.
6.4.06
Elezioni#4
Forse non ne potete più, ma questa vale un ulteriore sforzo
5.4.06
Elezioni
Ora, magari fila tutto liscio... però.
3.4.06
Campagne elettorali
In America gli sport si giocano con le mani. Usare i piedi è per comunisti
Eggers prosegue prevedendo una partecipazione dell’America alle semifinali della Coppa del Mondo, e probabilmente una loro vittoria in futuro. L’America è infatti (sempre Eggers) una nazione di 300 milioni di persone sane e senza limiti, che quando dedicano le adeguate risorse ad un progetto, fanno un bel lavoro (vedi Vietnam, Libano e Iraq). Ma finchè non vinceranno la coppa il calcio riceverà solo la riluttante attenzione di pochi. Ma ancora, possiamo immaginare un’America dove il calcio ottiene popolarità e rispetto? Se tu fossi un calciatore, lo sport dei re, vorresti l’ammirazione di un popolo che ha eletto Bush e Cheney, non una ma due volte? Non vorresti, conclude Eggers, vorresti piuttosto tornare alle tue radici, comuniste o altro, e combattere il fascismo con i tuoi piedi.
Intanto ci diamo appuntamento al 17 giugno.
HIV
Dopo anni di lotte politiche e legali, la FDA (Food and Drug Administration) dovrebbe approvare a breve un test per l’HIV da comprare in farmacia e farsi a casa, un po’ tipo quello per la gravidanza, benchè utilizzi la saliva invece dell’urina. Da quanto si legge sul New England Journal of Medicine, il test avrebbe una specificità del 99.8% (ossia, c’è lo 0.2% di probabilità che il test sia falsamente positivo) ed una sensibilità del 99.3% (ossia, c’è lo 0.7% di possibilità che non rilevi una persona malata). Ovviamente nel primo caso ci sarebbero lo stress e l’angoscia di sapersi infetti fino al test di conferma, nel secondo, considerando anche il famoso periodo finestra, magari una scarsa attenzione alle precauzioni. Però, tutto sommato, ci si può anche stare, no?
(nella foto, un servizio di prelievo a domicilio per raggiungere le zone rurali, in Kenia)